A
Attualità
Attualità, 16/2001, 15/08/2001, pag. 560

La parrocchia del futuro: istantanee di una transizione

F.G. Brambilla
La parrocchia è ancora una possibilità data a tutti di accedere alla fede non astrattamente, ma in quella possibile saldatura tra fede cristiana e condizione della vita civile quotidiana. La vocazione cristiana non comporta l’abbandono della condizione di vita, dal lavoro alla famiglia alla vita civile, ma richiede che tali condizioni siano vissute nella sequela evangelica. Gli elementi essenziali che definiscono l’essere Chiesa della parrocchia – la predicazione evangelica, la celebrazione eucaristica, i doni dello Spirito, la comunione fraterna – debbono poter plasmare la libertà dei credenti, configurandola come possibilità storica per la fede cristiana. La parrocchia ha ancora una possibilità. E questa possibilità è data dalle nuove tipologie di credenti, da quanti bussano nuovamente alla porta della Chiesa: i catecumeni (non ancora molti in Italia, ma in prospettiva in numero crescente); i convertiti, la cui fede si era addormentata e ora riprende a vivere; i ricomincianti, quei battezzati che si sono allontanati dalla Chiesa e che necessitano di una rifondazione della loro fede. Quali sono i passi di rinnovamento da fare? Come deve cambiare la sua struttura organizzativa? Il dibattito di questi anni porta più al proliferare del numero di parrocchie che a una riarticolazione della presenza della Chiesa sul territorio. La domanda da porsi è quali siano oggi le dimensioni e le condizioni giuste per la comunità cristiana, perché si possa riprendere la misura alta della vita cristiana ordinaria.

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.

Leggi anche

Documenti, 2014-9

Come sogni la Chiesa di domani? Lettera pastorale

Mons. F.G. Brambilla, vescovo di Novara
«Anche per questa seconda lettera pastorale la nostra domanda di partenza è semplice e immediata: come sogni la Chiesa di domani?». A un anno dalla sua prima lettera, in occasione dell’Anno della fede (cf. Regno-doc. 3,2013,92ss), mons. Brambilla si rivolge ancora alla Chiesa di Novara per «delineare le linee di forza» di un nuovo slancio missionario, «che diventa ogni giorno più urgente». L’icona biblica fondativa (1Ts 1,1-10) suggerisce uno «stile ecclesiale di marca fortemente comunionale» e un’evangelizzazione capace di «assumere l’alfabeto della vita umana» per far risuonare «in essa la Parola cristiana». Attenzione antropologica che vede nei laici i «portatori di una competenza singolare» e, quindi, di una responsabilità specifica con cui la Chiesa deve «confrontarsi coraggiosamente». Nella terza e ultima parte, Brambilla indica le direttrici per la Chiesa di domani: il «volto missionario» della parrocchia – che deve «mutare forma storica», mantenendo gli «elementi fondamentali» –; il cambiamento, graduale ma deciso, del panorama dei «ministeri», che deve «accelerare l’ora dei laici»; la cura per le «nuove famiglie» (primi anni di matrimonio) e l’impegno rinnovato nella «pastorale giovanile».
Documenti, 2013-3

Come stai con la tua fede? Lettera pastorale per l’Anno della fede

F.G. Brambilla
«Il nostro punto di partenza è semplice e personale. Pone una domanda disarmante: Come stai con la tua fede?». Nella sua prima lettera astorale, presentata lo scorso 26 settembre e intitolata Come stai con la tua fede? Io credo in Te per noi, mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, intende offrire uno sguardo d’insieme sulla nostra fede e sulla nostra speranza. «In un tempo di crisi, (...), lasciati soli nel nostro raggelante individualismo a salvare il mondo, abbiamo bisogno di un’iniezione di fiducia e di un nuovo slancio che renda la nostra vita “tonica” e vivificante». L’invito, rivolto ai credenti e alle comunità cristiane in occasione dell’Anno della fede, è di trovare il tempo e lo spazio per compiere un «esercizio di cristianesimo», una sorta di «check-up» della propria fede e della «qualità del proprio amare e del proprio sperare». La domanda sulla fede, infatti, è la domanda sulla qualità della nostra umanità, sulla forza della nostra speranza, «sull’entusiasmo con cui non dobbiamo rassegnarci alle “passioni tristi” del tempo presente».
Attualità, 2010-2

Da Tommaso al postconcilio: le due stagioni di Schillebeeckx. Come interpretare il Novecento

F.G. Brambilla
Conosciuto come il teologo olandese del Concilio e del postconcilio, Edward Schillebeeckx, cci ha lasciato dopo oltre 95 anni d’esistenza laboriosa. È stata una delle icone della teologia del Novecento. Chi si sofferma a considerare le date della biografia umana e intellettuale di Schillebeeckx resta colpito da una circostanza probabilmente fortuita, ma significativa. Il teologo domenicano nasce alla vigilia del primo conflitto mondiale (1914) e scrive la sua ultima opera nel 1989: Umanità, la storia di Dio (Queriniana, Brescia 1992). Dopo quell’anno la sua fatica conosce un lungo periodo di silenzio. Fino alla sua dipartita dal mondo prima di quest’ultimo Natale.