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Attualità
Attualità, 10/2007, 15/05/2007, pag. 293

Italia - Immigrati: donna, via d'integrazione

F. Pittau
La letteratura sull’immigrazione, scritta per lo più da uomini, nel passato è stata alquanto reticente nel sottolineare l’importanza dell’immigrazione femminile, ridotta spesso a una mera appendice dei flussi maschili. In molti casi, invece, le donne sono state le pioniere e non rappresentano affatto una novità nel panorama migratorio internazionale, poiché erano il 46,6% dei migranti nel mondo già nel 1960, sono arrivate al 48,8% nel 2004 e sono la maggioranza nei paesi a sviluppo avanzato di antica tradizione d’immigrazione, come l’Australia, il Canada, gli Stati Uniti e diversi paesi europei.

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Il Vademecum per il dialogo tra le religioni, promosso dal Ministero dell'interno e curato da Com-NuoviTempi e dall'équipe del Dossier statistico immigrazione, ufficializza la presa d'atto del pluralismo religioso in Italia e la consapevolezza che la diversità religiosa può essere trasformata in solidarietà e in fattore d'integrazione.
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M.P. Nanni, F. Pittau
a città di Roma, che da sola conta 250.640 residenti stranieri all’inizio del 2007, con i comuni della cintura – dove gli immigrati tendono in misura crescente a trasferirsi – costituisce in Italia, insieme a Milano, il polo metropolitano di maggiore concentrazione della popolazione immigrata. Qui l’immigrazione presenta una grande vivacità, innanzitutto per il policentrismo delle presenze, ma anche per la molteplicità delle offerte culturali, dei progetti e dei programmi d’azione e per la dimensione sempre più globalizzante assunta sullo scenario internazionale. L'immigrazione, insomma, è andata intrecciandosi sempre più con lo sviluppo del territorio romano. Di questa «nuova» presenza si ha, però, un’immagine spesso distorta, e non perché non assuma una valenza problematica, cosa impensabile in un fenomeno sociale dalle dimensioni così ampie. La nota stonata consiste nell’inquadrare l’immigrazione come un «unico grande problema», dimenticando i benefici che apporta alla nostra vita quotidiana, oltre che a livello demografico e di macroeconomia. Si tratta di interpretazioni univoche, spesso fondate sulle percezioni soggettive o su visioni di stampo pregiudiziale e stereotipato che continuano a resistere.