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Attualità
Attualità, 16/2008, 15/09/2008, pag. 530

Santa Sede - Cina: l'attesa normalizzazione. L'incomprensione antica, l'interrogativo presente

P. Parolin
Per capire l’atteggiamento della Santa Sede bisogna fare necessario riferimento alla storia, almeno agli ultimi sessant’anni, a partire cioè dalla proclamazione della Repubblica Popolare Cinese (RPC) da parte di Mao Zedong nel 1949. La riassumono egregiamente i primi capitoli dell’opera a cui rimando per sapere che cos’è il Movimento delle tre autonomie, l’Associazione Patriottica, la Chiesa cinese indipendente, i cattolici «patriottici», i cattolici «clandestini», l’elezione e la consacrazione autonoma dei vescovi, ecc. Su questa storia tribolata vorrei fare due riflessioni. La prima: la semplice elencazione dei fatti non rende sufficientemente conto delle sofferenze fisiche e morali, dei drammi personali e collettivi, delle lacerazioni che essi hanno prodotto. La seconda riflessione: questa storia tormentata ci apre alla certezza espressa dal Salmo 125: «Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo».

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Attualità, 2014-22

Casaroli: il mediatore

Ostpolitik, gli obiettivi pastorali dell'opera della sua vita

P. Parolin
Nel settembre del 2008, predicando nella cattedrale metropolitana di Buenos Aires, l’arcivescovo Jorge Mario Bergoglio ricordava Agostino Casaroli. Lo definiva «quel grande cardinale che ha avuto la Chiesa», citava come sua strada abituale «il martirio della pazienza» e affermava che la sua «grande diplomazia che ha dato tanti frutti alla Chiesa» si era alimentata con la carità. Ad esempio di questa carità portava il suo affetto per i ragazzi del carcere minorile romano: «C’è una cosa, un aneddoto della vita del card. Casaroli che mi ha sorpreso. Ogni sabato pomeriggio il cardinale scompariva, “sta riposando” si diceva. Un giovane prete andava a un istituto correzionale per minori, un riformatorio. Era un cappellano molto buono che andava in autobus con la sua valigetta, e si fermava lì confessando i ragazzi, giocava con loro. Lo chiamavano don Agostino, nessuno sapeva molto di più». Il futuro papa Francesco vedeva in Casaroli il paradigma del «mediatore».
Documenti, 2014-11

Le parole di Francesco. Al Salone del libro di Torino

Card. P. Parolin
In poco più di un anno di pontificato papa Francesco «ha catalizzato l’attenzione dei media mondiali» e «le sue apparizioni pubbliche e le occasioni di contatto con i fedeli sprigionano una potenza comunicativa che le trasforma spesso in eventi mediatici. (…) In effetti, lo stile di comunicazione di papa Bergoglio esprime una profonda novità». Ha tematizzato il cambiamento radicale di registro comunicativo da parte di papa Francesco il segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin, in una relazione tenuta a Torino al XXVII Salone del libro – ospite d’onore la Santa Sede – in occasione dell’incontro, dedicato a «Le parole del papa», cui partecipavano anche l’arcivescovo di Torino, C. Nosiglia, il card. G. Ravasi e p. A. Spadaro, direttore de La Civiltà cattolica. Una forza comunicativa che «non è frutto di studiate tecniche di comunicazione» ma di «autenticità evangelica» e poggia su una «“sapienza del porgere”, il sermo humilis” di cui parlava Agostino, che anche oggi è il modulo espressivo più consono a una Chiesa che vuole essere amica degli uomini e delle donne del suo tempo e per questo sceglie la via della colloquialità, dell’accessibilità».
Documenti, 2014-5

Eccoci, santo padre

Card. P. Parolin
«La Chiesa ha bisogno di voi, della vostra collaborazione e prima ancora della vostra comunione con me e tra di voi». Così papa Francesco nella sua allocuzione, lo scorso 22 febbraio, in occasione del Concistoro ordinario pubblico per la creazione di 19 nuovi cardinali, i primi del suo pontificato. La «santità di un cardinale», ha detto nell’omelia del giorno seguente, consiste in un «supplemento di oblatività gratuita. Pertanto, amiamo coloro che ci sono ostili; benediciamo chi sparla di noi; (…) non aspiriamo a farci valere, ma opponiamo la mitezza alla prepotenza; dimentichiamo le umiliazioni subite». La stessa omelia si è conclusa con un’affermazione che ha trovato ampia eco sui media: «Il cardinale entra nella Chiesa di Roma, fratelli, non entra in una corte. Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda a evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze». Il Concistoro si è segnalato anche per la presenza, accanto ai cardinali, del papa emerito Benedetto XVI, che ha inoltre confermato – in una lettera a un noto quotidiano – l’indiscutibile validità della sua storica rinuncia (cf. riquadro a p. 132).