A
Attualità
Attualità, 2/2009, 15/01/2009, pag. 61

Pio Laghi (21.5.1922-10.1.2009). Ambasciatore di pace. Dalla curia romana ai poveri di madre Teresa

G. Brunelli
La morte del card. Pio Laghi, il 10 gennaio scorso, segna un ulteriore inevitabile passo nel tramonto di una generazione di ecclesiastici, formatisi prima del concilio Vaticano II e che hanno esercitato la loro responsabilità nel governo della Chiesa cattolica dopo il Concilio. Nel momento in cui si torna a ideologizzare il tema della continuità tra la Chiesa pre- e postconciliare, trasformandolo in continuismo ecclesiologico – procedimento che tradisce anche a livello biografico un sentimento di rimpianti e un’illusoria volontà di restaurazione del tempo perduto –, è d’insegnamento guardare proprio a questa generazione che ha vissuto le due fasi, o, se si preferisce, le due epoche della Chiesa. Tra questa generazione si trovano infatti i più convinti e a un tempo i più equilibrati sostenitori e protagonisti della ricezione del Vaticano II. Pio Laghi è stato un protagonista di questa generazione.

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.

Leggi anche

Attualità, 2015-2

Politica in Italia: una questione democratica

Renzi vince per solitudine. Senza oppositori il sistema politico rischia un nuovo blocco

G. Brunelli
L’elezione del XII presidente della Repubblica, il 31 gennaio scorso, nella persona di Sergio Mattarella (665 voti su 995, al 4o scrutinio), rappresenta, com’è stato osservato, il punto d’equilibrio più avanzato nel sistema attuale delle forze che interagiscono nelle istituzioni. Se il suggerimento a Renzi è venuto da Napolitano, è stato un buon suggerimento.
Attualità, 2015-2

Crisi ucraina: la sfida russa

Intervista a S. Shevchuk, arcivescovo maggiore degli ucraini

G. Brunelli
La crisi ucraina sembra giunta a un punto drammatico. Forse un punto di non ritorno. Il primate greco-cattolico: «Non è una guerra civile, ma un'aperta invasione delle forze russe in Ucraina»
Attualità, 2015-2

Santa Sede - Concistoro: non siamo una casta

G. Brunelli
La «riforma non è fine a sé stessa, ma un mezzo per dare una forte testimonianza cristiana; per favorire una più efficace evangelizzazione; per promuovere un più fecondo spirito ecumenico; per incoraggiare un dialogo più costruttivo con tutti. La riforma, auspicata vivamente dalla maggioranza dei cardinali nell’ambito delle congregazioni generali prima del conclave, dovrà perfezionare ancora di più l’identità della stessa curia romana, ossia quella di coadiuvare il successore di Pietro nell’esercizio del suo supremo ufficio pastorale per il bene e il servizio della Chiesa universale e delle Chiese particolari. Esercizio col quale si rafforzano l’unità di fede e la comunione del popolo di Dio e si promuove la missione propria della Chiesa nel mondo». Le parole con le quali papa Francesco ha aperto il Concistoro del collegio cardinalizio, il 12 e 13 febbraio scorso, indicano finalità, metodo e tempi della riforma.