F. Lombardi
Da tempo correva sulla rete l’invito a prendere parte a una manifestazione in San Pietro a Roma il 31 ottobre, per dare voce alle vittime di violenze sessuali in ambito ecclesiastico di tutto il mondo. Animato dal gruppo statunitense Survivors’ voice, l’appello, che proclamava il 31 ottobre «giornata della riforma», ha raccolto alcuni rappresentanti dagli USA, dall’Europa e soprattutto dall’Italia, che aveva tenuto il suo primo incontro «nazionale» a Verona a fine settembre (Regno-att. 18,2010,596). L’amministrazione romana non aveva concesso alla manifestazione – un gruppo, secondo i giornalisti, tra le 60 e le 100 persone – d’arrivare fin sotto le finestre del papa e così è stata fermata a Ponte Sant’Angelo, a pochi metri in linea d’aria da piazza Pia, sede di Radio vaticana, dove ha l’ufficio il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Egli ha deciso di scendere e d’incontrare i manifestanti, preparando un comunicato in inglese da leggere, previo consenso degli organizzatori, i quali in quel momento erano assenti. Nell’attesa, tuttavia, si sono avvicinate le telecamere e qualcuno ha lanciato un «Vergogna!» nei suoi confronti. Il direttore è così tornato nel proprio ufficio nel quale più tardi ha incontrato privatamente una piccola delegazione a cui ha consegnato il testo. Il gruppo intanto aveva raggiunto piazza San Pietro e affidato alcune lettere per il papa alle guardie svizzere di stanza davanti al Portone di bronzo. L’incontro – ci ha riferito lo stesso p. Lombardi – è stato «utile e istruttivo», ma ha messo in risalto le «posizioni distanti quanto a valutazione di ciò che fa la Chiesa», come emerge anche dalla breve risposta che il gruppo statunitense gli ha rivolto il giorno successivo. È stato apprezzato comunque il gesto di volerli incontrare, di voler parlare con loro, nel tentativo di mostrar loro che la Chiesa è «un’alleata», come scrive padre Lombardi nel comunicato che qui presentiamo in una nostra traduzione dall’inglese (M.E. G.).
Articolo, 15/11/2010, pag. 671