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Attualità
Attualità, 6/2011, 15/03/2011, pag. 156

Austria - Ecclesiologia: la Chiesa ufficio. Uscire da un'immagine e dai suoi effetti

K. Appel
Voglio iniziare la mia riflessione con un bel ricordo della mia infanzia negli anni Settanta: abitavo in un piccolo paese di 2.000 abitanti, dove una volta si fermò il vescovo ausiliare della diocesi – era la diocesi di Sankt Pölten, terra molto tradizionale, durante la visita apostolica. Tutto, proprio tutto il paese lo venne a salutare, nella scuola elementare i bambini impararono a memoria (anche nelle lezioni «normali» con la maestra, non solo nelle ore di religione) poesie in onore di questo grande evento e naturalmente presenziarono tutti i politici, le diverse associazioni fino alla Cappella del paese. Trent’anni dopo, quando papa Benedetto è venuto in una grande città come Vienna, non molta più gente è andata ad accoglierlo…

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Papa Francesco e i pontificati precedenti: un nuovo ordine simbolico nella Chiesa

K. Appel
I segni e le parole messi in atto da papa Francesco dall'inizio del pontificato stanno modificando profondamente l’ordine simbolico, cioè il mondo affettivo, culturale, linguistico, intellettuale e narrativo su cui si fonda la Chiesa cattolica, con possibili effetti di riassestamento anche per il cristianesimo nel suo complesso e per l’umanità intera. La portata di questo cambiamento può essere meglio percepita se questo avvio di pontificato viene esaminato sullo sfondo dei pontificati postconciliari, evidenziando in uno sguardo sintetico il cammino percorso dalla Chiesa cattolica in questo mezzo secolo e le peculiarità che già si profilano nel ministero di Francesco come caratterizzanti e fondative, sia a livello di riorientamento simbolico (Kurt Appel), sia a livello di linee teologiche (Walter Kasper). Proiettando al tempo stesso questa nuova declinazione dell’identità cristiana sulle grandi sfide che essa ha di fronte: una rinnovata capacità di celebrare la gioia del Vangelo, un nuovo approccio alla Scrittura, un nuovo rapporto con le altre culture e un nuovo ruolo delle donne nella Chiesa.
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Vaticano II - Chiesa e poveri: ritorno alle origini. Monumento di Paolo VI e patto delle catacombe

K. Appel, S. Pittl
Nel 1978, con la morte di uno dei più grandi e forse più fraintesi papi della storia della Chiesa, ossia Paolo VI, si è conclusa un’epoca: un’epoca svoltasi all’insegna di un concilio ecumenico che ha insegnato alla Chiesa – riportandola non solo alle sue radici, ma anche a quelle tradizioni genuine che l’hanno sempre influenzata – a percepire se stessa e il mondo in modo nuovo. Due chiavi simboliche nascoste? Questo cambiamento di paradigma è percepibile anche senza un diretto riferimento ai documenti conciliari, ma esaminando due avvenimenti poco considerati, che in maniera diversa si collegano al Concilio e che possono illuminarlo con una luce particolare: la sepoltura di Paolo VI, avvenuta secondo la volontà espressa nel suo testamento nel 1978, e una riunione di vescovi «ai margini» del Concilio nel 1965, che ha trovato una propria concretizzazione nella firma del cosiddetto Patto delle catacombe.
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Il dono dell'ospite. L'altro noi

K. Appel
Chi è l’ospite? La persona che ci viene incontro, prima ancora che ne conosciamo il nome; chi ci accoglie nella sua casa, nel suo paese, chi ci fa spazio nella parola e nel messaggio che ci viene rivolto. L’ospite è colui che ospita e contemporaneamente colui che è ospitato, in una pura e universale condivisione dell’essere uomini che precede ogni norma sociale, e nella quale l’unico dono possibile è quello della presenza. L’ospite, com’è rivelato in molti luoghi della letteratura di tutti i tempi, nella riflessione sapienziale e nella Scrittura, è Dio stesso. Nei giorni in cui l’Italia rischia la propria immagine di civiltà, riflettere sull’ospitalità – e sui concetti collegati di estraneità, ostilità, dominio, apertura, reciprocità – in termini filosofici e teologici significa fare luce su ciò che è originario nell’essere uomini. Ma insieme significa anche mettere in questione la nostra cultura europea dell’«ospite dimenticato»: la ricerca messa in atto dalla razionalità occidentale di un’identità basata sull’esclusione dell’altro e sulla definizione dello spazio ai fini del dominio.