Attualità, 12/2012, 15/06/2012, pag. 367
Emilia - Terremoto: l'angoscia del possibile. E l'importanza di valori collettivi non economici
Nel corso della prima metà del 2012 l’Emilia Romagna ha sperimentato prima una particolare potenza fisica del cielo poi una, ben peggiore, della terra. A febbraio Bologna e la Romagna erano sotto una coltre bianca che cresceva, inesorabile, ora dopo ora. Nell’entroterra cesenate i centimetri lasciarono il posto ai metri. Tutto si fermò, molti tetti furono danneggiati, gli ulivi abbarbicati sulle colline furono bruciati dal gelo. Danni e costi furono sensibili. Le giornate però si allungavano, si sapeva che la primavera sarebbe giunta. Un mese dopo non ci sarebbe stata più traccia di neve. Fino all’inverno prossimo non se ne parlerà; le statistiche lasciano, inoltre, sperare che, per un pezzo, la neve non cadrà più in quelle eccezionali proporzioni. La terra trema senza conoscere stagioni. Che ci sia il solstizio d’estate non le importa nulla. Può andare avanti così fino all’equinozio. Voci allarmate parlano addirittura di anni. Il terremoto viene da ciò che ci sostiene, il suolo.
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