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Attualità
Attualità, 4/2013, 15/02/2013, pag. 19

Le questioni urgenti: una coraggiosa riforma

S. Dianich
Come si presenta la Chiesa cattolica romana nel momento di eleggere il nuovo successore di Pietro, il suo 266° pontefice? È una Chiesa che percepisce acutamente la difficoltà di proporre un volto evangelico al mondo contemporaneo, senza prima mettere mano a una coraggiosa riforma secondo le linee dettate dal concilio Vaticano II. È una Chiesa troppo appesantita dai «fardelli e dai privilegi materiali e politici», secondo l'espressione di Benedetto XVI, per mostrare il volto dell'umiltà e della povertà di Cristo; un'istituzione le cui strutture non corrispondono più alle esigenze dell'annuncio; una comunità verticistica che non ha ancora iniziato a vivere la sinodalità e la collegialità; una confessione che potrebbe osare di più nella ricerca di forme vissute di unità visibile con i fratelli separati; una famiglia che deve urgentemente trovare il modo per integrare pienamente quei fedeli che vivono in situazioni di vita irregolari. Raccogliendo il testimone lasciato da Benedetto XVI ed entrando con libertà e fiducia in una stagione nuova.

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Evangelizzazione in Europa: la Chiesa dopo la Chiesa

S. Dianich
Débacle o reinvenzione? In Europa un ciclo storico si è definitivamente concluso, quello della diffusione della fede cristiana attraverso un contesto socialmente omogeneo che riservava alle Chiese cristiane un ruolo privilegiato, garantito anche dal potere politico. L’idea di poter contrastare questo sviluppo è stata abbandonata dalla Chiesa cattolica solo con il concilio Vaticano II, che ha «riprogrammato» la presenza ecclesiale nel mondo non più in termini di dualismo e contrapposizione, ma in quelli nuovi di servizio, fraternità, stima, amore. Ma per dare attuazione pratica a questo cambio di paradigma – che non è una débacle ma l’opportunità per la Chiesa di ritrovarsi più somigliante a Cristo e più degna di annunciare il Vangelo – e ricreare le condizioni per un’evangelizzazione nuova, alcune scelte significative sono necessarie: empowerment dei laici, auto-riforma in senso sinodale, adesione rinnovata all’imperativo evangelico della povertà.
Attualità, 2012-14

Sinodo - XIII Assemblea generale: le attese della Chiesa. Rileggendo l’Instrumentum laboris

S. Dianich
Leggendo l’Instrumentum laboris della XIII assemblea generale del Sinodo dei vescovi,1 che si radunerà il prossimo ottobre, si ha, netta, la sensazione della posta in gioco che il tema dell’evangelizzazione rappresenta per la Chiesa e il cristianesimo del futuro. La Evangelii nuntiandi di Paolo VI aveva affrontato con lucidità e coraggio, nel pieno dei turbolenti anni Settanta del secolo scorso, il vasto e profondo dibattito di allora sulla collocazione che deve avere nella missione della Chiesa la diffusione della fede, da un lato, e l’esercizio delle sue responsabilità culturali, sociali e politiche al servizio della giustizia e del bene comune, dall’altro.
Attualità, 2010-20

Il Vangelo nella società occidentale scristianizzata: Chiesa, che fare?

S. Dianich
Guardare la Chiesa con fedeltà significa anche interrogarsi su come essa possa riprendere il cammino nelle difficoltà attuali. Questo saggio che abbiamo chiesto al teologo Severino Dianich vuole aprire un confronto e un dibattito sul futuro della nostra Chiesa. «Cadranno molte cose, perderanno smalto o forse spariranno molte istituzioni, ma sono convinto che allora, nella semplicità e nella povertà, si ritroverà più fresco lo slancio del Vangelo. Già ne stiamo scorgendo i segni, per esempio, nella invenzione di nuove forme per l’evangelizzazione adatte alla nostra gente, nella incipiente cura dei catecumeni nelle Chiese locali, nella crescita del numero di adulti che chiedono il battesimo. La spogliazione a cui la Chiesa in futuro sarà esposta dovrebbe portare con sé un solo rammarico, quello per gli uomini che perdono la fede, perché li amiamo». Il dossier chiude indicando la sfida di ritrovare uno stile cristiano per questo tempo. Del recente viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito, il Daily Mail ha scritto: «Le sue parole hanno emanato una grande autorevolezza», perché pronunciate «nel modo più calmo, più mite e meno altisonante possibile». In maggiore povertà e con più sincera umiltà recupereremo una più ampia libertà e, quindi, l’entusiasmo e l’audacia per andare incontro a tutti.