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Attualità
Attualità, 11/2015, 15/12/2015, pag. 723

Santa Sede - Ebraismo: una chiamata irrevocabile

Commissione per i rapporti religiosi con l'ebraismo

La Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo (del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani) in occasione del 50o anniversario della dichiarazione conciliare Nostra aetate, dedicata al n. 4 ai rapporti con l’ebraismo, propone un documento teologico che ripercorre il cammino sin qui compiuto dalla Chiesa cattolica nella comprensione del suo rapporto con l’ebraismo. Intitolato Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (Rm 11,29). Riflessioni su questioni teologiche attinenti alle reazioni cattolico-ebraiche in occasione del 50° anniversario di Nostra aetate (n. 4), è stato presentato a Roma lo scorso 10 dicembre. Ne riportiamo il testo con un commento di Piero Stefani che sottolinea, tra l’altro, come l’aspetto più innovativo del documento sia il riferimento alla duplice origine della Chiesa sia dagli ebrei sia dalle genti. Nella presentazione ufficiale fatta presso la Sala stampa della Santa Sede, si è particolarmente insistito sul punto che «non vi è alcuna missione istituzionale rivolta specificamente agli ebrei» da parte della Chiesa cattolica.

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La ricorrenza del 50° anniversario della promulgazione del decreto conciliare sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane (28 ottobre) è stata «una buona occasione per presentare un nuovo documento, che riprende i principi teologici del quarto punto di Nostra aetate, li amplia e li approfondisce, laddove essi interessano le relazioni tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo». Sono le parole del card. Kurt Koch, presidente della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, alla presentazione – lo scorso 10 dicembre presso la Sala stampa vaticana – del documento pubblicato dalla stessa Commissione con il titolo: «“Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili” (Rm 11,29). Riflessioni su questioni teologiche attinenti alle relazioni cattolico-ebraiche in occasione del 50º anniversario di Nostra aetate (n. 4)». Si tratta di un documento di carattere «esplicitamente teologico, che intende riprendere e chiarire le questioni che sono affiorate negli ultimi decenni nel dialogo ebraico-cattolico». Il testo non si qualifica come documento ufficiale del magistero, ma come «documento di studio» della Commissione; esso «non vuole dunque presentare affermazioni dottrinali definitive, ma fornire uno spunto ed un impulso per ulteriori discussioni teologiche».
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