Attualità, 4/2016, 15/02/2016, pag. 123
Genitori e figli. Le colpe degli uni e degli altri
Secondo il racconto biblico, Mosè, riparatosi nella fenditura di una roccia, vede passare il Signore che, in prima persona, proclama le sue qualità più peculiari. Tra esse, accanto a quella di conservare il suo amore per mille generazioni, vi è la volontà di punire la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli, fino alla terza e quarta generazione (cf. Es 34,7). C’è un’eccedenza dell’amore, ma vi è pure una punizione che ricade su chi di persona non è colpevole. A noi oggi la procedura risulta inaccettabile. Tuttavia, per ritrovare testimonianze di un profondo disagio in tal senso, è dato risalire ben più indietro. In questa direzione si muovono, infatti, già le parole antiche di Geremia e di Ezechiele. Entrambi i profeti prospettarono un tempo in cui sarebbe stato consegnato all’assurdo il proverbio stando al quale i padri hanno mangiato uva acerba mentre a rimanere allegati sono stati i denti dei figli: dovrà giungere la stagione in cui a prevalere sarà la responsabilità personale (cf. Ger 31,29; Ez 18,2).
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