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Attualità
Attualità, 16/2020, 15/09/2020, pag. 491

Medio Oriente - Libano: Pity the Nation

Ugo Tramballi

Quando finì di scrivere il suo monumentale racconto sulla guerra civile libanese finita nel 1990, Robert Fisk decise d’intitolarlo Pity the Nation. Il più bravo fra i tanti giornalisti occidentali passati per il Libano, Robert si era ispirato alla famosa poesia che Khalil Gibran aveva inserito ne Il giardino del profeta, pubblicato postumo nel 1932.

 

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Si chiamava Aryeh Shechopek, aveva 16 anni, un bel viso pulito. I genitori lo avevano portato a Gerusalemme dal Canada, dove era nato. La gente racconta che Aryeh era sempre pronto ad aiutare gli altri. L’altra mattina attendeva l’autobus per andare a scuola, quando a pochi metri da lui è esplosa una bomba piazzata da un palestinese non ancora individuato. Fra i quasi 200 palestinesi uccisi dall’inizio dell’anno nei Territori occupati dall’esercito o dai coloni israeliani, è piuttosto lunga la lista dei minorenni e di chi è stato assassinato a caso: innocente come Aryeh.