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Dalla morale dei professori a quella dei pastori / 1

Moralia | Una collaborazione dell'Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM) con Il Regno.

 

Proponiamo in due post l’intervento del prof. don Franco Gismano durante il X seminario nazionale dell’ATISM, svoltosi ad Alghero dal 3 al 7 luglio 2017, dal titolo: “La Teologia Morale dopo Amoris laetitia”.

      

Circa la richiesta di Amoris laetitia (311-312) di un insegnamento della teologia morale a servizio della formazione di pastori misericordiosi è opportuno ricordare l’insistenza di papa Francesco nel richiamare che è da una Chiesa testimone e missionaria della misericordia che nascono e si sviluppano ministri testimoni della misericordia.[1] Parlando ai vescovi brasiliani papa Francesco afferma che tali ministri devono essere:

«Capaci di riscaldare il cuore alla gente, di camminare nella notte con loro, di dialogare con le loro illusioni e delusioni, di ricomporre le loro disintegrazioni… [devono essere capaci di] inserirsi in un mondo di “feriti”, che hanno bisogno di comprensione, di perdono, di amore […] capaci di scendere nella notte senza essere invasi dal buio e perdersi; di ascoltare l’illusione di tanti, senza lasciarsi sedurre; di accogliere le delusioni, senza disperarsi e precipitare nell’amarezza; di toccare la disintegrazione altrui, senza lasciarsi sciogliere e scomporsi nella propria identità».[2]

Il presbitero non è un eroe

Un così alto profilo etico e cristiano sembra dover richiedere persone al di fuori del comune, del tutto eccezionali, una sorta di uomini perfetti o di eroi, dalle idee chiare e sicuri di sé e tuttavia sappiamo bene che questa non è l’etica cristiana e ovviamente nemmeno quella di Francesco: la virtù della fortezza richiesta alla persona del presbitero (e in genere al cristiano) per essere capace di tale empatica misericordia ha bisogno di quell’umiltà e libertà interiore che non si dà da sé ma è frutto del vissuto relazionale con il Signore Gesù.

Lo ricorda infatti lo stesso papa Francesco quando in un’altra occasione afferma - con riferimento alla Sacra Scrittura - che il pastore non deve essere troppo prescrittivo o sicuro di sé: «Le guide del popolo di Dio sono state uomini che hanno lasciato spazio al dubbio». Mosè, ad esempio, è figura compiuta di leader umile, che al cospetto di Dio non fa altro che «raccogliersi in sé stesso con i suoi dubbi, con l’intima esperienza delle tenebre, del non sapere come agire. E poi lentamente si purifica da tutto questo».

Anzi, dice papa Francesco, quando qualcuno «ha tutte le risposte a tutte le domande, questa è la prova che Dio non è con lui»[3]. La formazione umana e cristiana comporta la progressiva presa di coscienza dei propri limiti (che «non vanno maltrattati») nonché delle proprie contraddizioni e incoerenze che invece vanno riconosciute senza paura[4]. Dunque nessuna caratteristica eroica e sublime, nessuna sicurezza idealistica e nessuna teoria etica coerentemente astratta e conseguentemente rigida può connotare e rappresentare la personalità morale del misericordioso.

Francesco e la teologia di un "mondo aperto"

Mi verrebbe da dire che se «la realtà è sempre superiore all’idea» (cf. Evangelii gaudium 231-233) allora per la teologia morale il giudizio di coscienza lo è in riferimento all’indicazione normativa universale… E se «il tempo è superiore allo spazio» (cf. EG 222-225) la categoria antropologica della storia va assunta in tutta la sua complessità sia in riferimento alla crescita nella comprensione del bene (o normatività del valore) sia in riferimento alla crescita della sua realizzazione possibile (l’agire morale).

Non solo dall’insegnamento ma anche dalla prassi pastorale di papa Francesco si ricava l’indicazione che se la teologia, e quella morale in specie, vuole rispettare la sua natura scientifica deve restare “un sistema aperto” in dialogo critico con tutte le discipline umane.

 

 

[1] Il tema è stato svolto in D. FARES, «La figura del vescovo in Papa Francesco», in La Civiltà Cattolica 2014/11, 433-449 e, più ampiamente, in Id., Il profumo del pastore, Àncora, Milano 2015.

[2] Francesco, Incontro con l’episcopato brasiliano, Arcivescovado di Rio de Janeiro/RJ (Brasile), 27 luglio 2013 cit. tratta da A. SPADARO, La riforma della chiesa secondo Francesco, in A. SPADARO, C.M. GALLI (edd.), La riforma e le riforme nella Chiesa, Biblioteca di teologia contemporanea 177, Queriniana, Brescia 2016, 32.

[3] J. BERGOGLIO, A. SKORKA, Il cielo e la terra. Il pensiero di papa Francesco sulla famiglia, la fede e la missione della Chiesa nel XXI secolo, a cura di Diego F. Rosemberg, Mondadori, Milano 2013, 39s.

[4] Cf. J.M. BERGOGLIO, Nel cuore di ogni padre. Alle radici della mia spiritualità, Rizzoli, Milano 2014.

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