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E nel Sinodo irruppe il digitale

Si celebra in queste settimane la XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi che, come è noto, rifletterà sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale.

Il tema digitale è emerso con forza dalla consultazione previa all’assise, sia dai giovani sia dalle conferenze episcopali del mondo, dunque ripreso nell’Instrumentum laboris in cui leggiamo, tra l’altro: «Gli ambienti digitali hanno un potenziale senza precedenti nella storia per unire persone geograficamente distanti. Lo scambio di informazioni, ideali, valori e interessi comuni è oggi più possibile di ieri. L’accesso a strumenti di formazione online ha aperto opportunità educative per i giovani che vivono in aree remote e ha reso l’accesso alla conoscenza a portata di click» (34).

E si aggiunge: «Per ignoranza e scarsa formazione, i pastori e in generale gli adulti stentano a comprendere questo nuovo linguaggio e hanno tendenzialmente paura (35)».

Questi i rischi: «Da un punto di vista antropologico, l’irruzione delle tecnologie digitali sta cominciando ad avere impatti profondissimi sulla nozione di tempo e di spazio, sulla percezione di sé, degli altri e del mondo, sul modo di comunicare, di apprendere, d’informarsi» (57). «Le relazioni on-line possono diventare disumane. Gli spazi digitali ci rendono ciechi alla fragilità dell’altro e ci impediscono l’introspezione» (58).

Intelligenza e discernimento

Sarà dunque molto interessante studiare sia il documento finale, che in base alla nuova costituzione apostolica Episcopalis communio potrà avere valore di magistero ordinario pontificio, sia l’esortazione apostolica post sinodale attesa, salvo soprese, per la primavera del 2019.

L’interesse non è semplicemente dovuto al tema dei giovani, cruciale per una Chiesa che voglia rispondere al mandato di essere sempre giovane, ma anche rispetto agli argomenti che curiamo in questo spazio perché per la prima volta un’assise così rappresentativa e significativa rispetto al sensum fidelium si confronterà con il tema digitale.

I padri sinodali, gli uditori e i periti saranno per questioni anagrafiche tutti di formazione pre-digitale, e dunque dovranno avere uno sguardo empatico e rivolto ad extra rispetto a un sistema esistenziale che non è il loro: un esercizio d’intelligenza e di discernimento non indifferente e per molti versi inedito nella storia della Chiesa.

È pur vero che si tratta di un Sinodo ordinario e non di un Concilio ecumenico, tuttavia ci sarà la possibilità di ascoltare l’avvertimento che fece McLuhan laddove scrisse, non senza ragione, che: «Nessuno al Concilio di Trento seppe riconoscere gli effetti psichici e sociali di Gutenberg» [in La luce e il mezzo. Riflessioni sulla religione, Armando 2002, 25].

Rivoluzionari, creativi e profetici

Diventa quindi importante la dimensione pneumatica dell’assise, non per rispondere a uno stilema ecclesiale, ma perché su questo tema in particolare si dovrà – più che ribadire una tradizione consolidata o ancorarle qualche nuovo paradigma interpretativo – proporre concrete linee pastorali, epistemologiche e antropologiche.

In occasione del Sinodo e sui temi digitali la Chiesa non si deve sentire in affanno e di rincorsa rispetto alla modernità, ma al contrario, e dopo diversi secoli, può giocare il ruolo di minoranza rivoluzionaria, creativa e profetica a cui il mondo – in difficoltà e in attesa su questi argomenti – guarderebbe come discepolo attento e curioso.

Vieni dunque Santo Spirito, e manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.

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