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Il bacio di Dio

Nei primi decenni della Chiesa antica, i "santi" – cioè i credenti – si salutavano con il "bacio santo", un bacio sulla bocca che significava la condivisione dello spirito. Come possiamo oggi scambiarci il "bacio santo", per esprimere una spiritualità trinitaria?

«Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13,12-13). L’inserimento di questo brano come seconda lettura di oggi, solennità dedicata alla santissima Trinità, è motivato dal fatto di rappresentare la fonte dell’attuale formula liturgica che riporta, alla lettera, il testo citato, eccezion fatta per l’introduzione di un termine volto a qualificare in modo esplicitamente trinitario l’intera sequenza: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi». Si tratta di un’integrazione, derivata da una comprensione del mistero trinitario, che non trova, alla lettera, riscontro nelle pagine neotestamentarie.

Per un fondamentalista la modifica suonerebbe come un tradimento; per chi aderisce alle Chiese cristiane storiche è invece un approfondimento dei contenuti della fede dovuto al maturarsi della comprensione ecclesiale. Credere nel dogma trinitario non esclude però l’opportunità di domandarsi quale rapporto intercorra tra l’espressione che augura la presenza della grazia, dell’amore e della comunione e l’invito a salutarsi a vicenda con il bacio santo che immediatamente la precede (cf. Rm 16,16; 1Cor 16,20; 1Ts 5,26; 1Pt 5,14).

Alla nostra percezione sembrano due orizzonti profondamente diversi; tuttavia per Paolo non lo erano. Che cosa ha di particolare il bacio sulla bocca con cui si salutavano tra loro santamente i fedeli? La risposta immediata sta nell’evidenziarne la perfetta reciprocità. Se ci riferiamo alla fronte o alle guance, per non parlare della mano c’è chi bacia e chi è baciato; quando entra in gioco la bocca, il baciare e l’essere baciato formano un tutt’uno. Per questo Paolo invita i credenti a salutarsi «gli uni gli altri (allelous) con un bacio santo». Oggi il gesto susciterebbe sconcerto – del resto questa fu già la reazione di Tertulliano –, tuttavia non ci sono dubbi che nella liturgia cristiana del I secolo la con-spiratio, vale a dire il bacio sulla bocca, divenne un atto solenne con il quale i partecipanti al culto condividevano lo spirito gli uni degli altri. Il gesto venne a designare la reciproca unione nello Spirito Santo, espressione di una comunità che prende forma e vive nella pace in virtù del soffio di Dio. Come ben si espresse Ivan Illich: la pace è il «risultato della conspiratio, richiede un’intimità esigente».

A partire dal III secolo l’osculum pacis fu evocato sotto il semplice nome di pax. Oggi la «pace» prima della comunione fa parte integrante della messa nel rituale romano, slavo, greco e siriaco. Non ci sono certo più le condizioni culturali per ripristinare l’uso dell’antico bacio. Ora c’è la stretta di mano o al più l’abbraccio. Pur non essendoci più la con-spiratio, rimane qualche forma di reciprocità degli uni rispetto agli altri: entrambi abbracciano, entrambi si stringono la mano. Vivere questo gesto, sostituto indebolito del bacio, come un segno autentico di comunione sarebbe un modo consono per esprimere una «spiritualità trinitaria». Secondo la formula latina, lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio; liberamente si potrebbe perciò affermare che lo Spirito è la conspiratio del Padre e del Figlio, vale dire il «bacio di Dio».

Commenti

  • 12/06/2017 alfonsomodica@Yahoo.it

    Sono chiarimenti utilissimi che permettono al cristiano di capire come era vissuta la fede nei primi secoli

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