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Ripensiamo l’etica? Un invito dai giovani

La pubblicazione dell’Instrumentum laboris per il prossimo sinodo su I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, frutto delle ampie consultazioni svolte nelle conferenze episcopali mondiali e tra gli stessi giovani, si propone come un utile indicatore di percorso non solo per la pastorale rivolta alle nuove generazioni, ma anche per proseguire o riavviare una distesa riflessione che può chiamare in causa il lavoro dei teologi morali.

Senza entrare nell’architettura del documento, né individuare i suoi punti di forza o esaurire i temi introdotti nell’ampio documento (ben 214 paragrafi), queste note vogliono essere un indice di auspicabili capitoli da affrontare per un miglior servizio all’intelligenza dei processi culturali e introdurre opportune chiavi etiche per affrontare il futuro.

Il nodo etico della coscienza

Un primo aspetto va individuato nella questione della coscienza e del discernimento (cf. nn. 2, 106-119). Nel testo emerge limpidamente la riscrittura di alcune dimensioni che abitualmente la teologia assegna alla coscienza morale: il riconoscimento del mondo interiore della persona e della qualità delle sue esperienze di vita, l’interpretazione del senso da imprimere al proprio agire e l’arte della scelta a confronto con la realtà.

Il testo non nasconde, a riguardo, il rischio dell’errore connesso a ogni «atto della libertà umana» (n. 114), ma anche invita ad approfondire il tema del processo decisionale in stretta aderenza con la centralità della coscienza individuando altrettanti snodi per la teologia morale fondamentale.

Il mondo degli affetti

Ampiamente affrontato è il capitolo della vita affettiva e sessuale, senza misconoscere le difficoltà avvertite dai giovani (ma non solo) nel riferirsi ai linguaggi e alle normative che codificano l’etica ecclesiale in questo delicato capitolo della vita personale e relazionale (nn. 52-53).

L’imminente congresso dell’Associazione teologica per lo studio della morale (ATISM) su «Sessualità, differenza sessuale, generazione. A cinquant’anni da Humanae vitae» (Torino, 3-6 luglio), a riguardo, non mancherà di offrire una riflessione su questi temi, per rispondere alle attese giovanili di affrontare «la questione della sessualità […] più apertamente e senza pregiudizi», anche nei suoi aspetti controversi quali il tema del gender e le problematiche legate alla condizione omosessuale.

L’etica sociale nel mondo digitale

Con interesse va riscontrato nell’Instrumentum laboris l’attenzione a molteplici questioni legate all’etica sociale. Insistito è il richiamo al lavoro (cf. nn. 22-23, 43-44, 154), che polarizza le attese dei giovani, ma anche risulta una fonte di preoccupazione là dove emerge «la fatica di coltivare la speranza e i sogni in condizioni socioeconomiche di estrema durezza che generano paura» e che, in talune situazioni, costringe ad accettare un lavoro irrispettoso della dignità delle persone.

Non manca poi uno stimolo alla partecipazione alla società civile, anche attraverso la formazione all’impegno politico, usufruendo delle «potenzialità della comunicazione digitale in termini di mobilitazione e pressione politica» (n. 27, cfr. nn. 156-159).

L’attenzione all’ambiente mediatico e agli sviluppi del «continente digitale» (nn. 34-35) rappresenta l’aspetto più originale e innovativo del documento.

Più volte ritorna sul problema, intercetta la nuova forma dell’esperienza del sé e delle relazioni favorita dalle tecnologie digitali (cf. nn. 57-58), da gestire con consapevolezza e senso etico del limite, ma anche come opportunità di un mondo di vita da «abitare» e da «evangelizzare» (nn. 160-161).

Su questo aspetto l’essere cittadini dell’«infosfera», secondo la bella categoria utilizzata da Luciano Floridi, comporta una presa di coscienza che, a tutt’oggi, domanda un sostanzioso approfondimento da parte non solo delle scienze umane e della filosofia, ma anche della teologia, sul quale impegnarsi maggiormente in un prossimo futuro.

Imparare a leggere il mondo, anche attraverso gli occhi dei giovani, non è un tempo di divagazione. Per il teologo morale rappresenta un imprescindibile impegno professionale e un atto d’amore per il tempo che vive.

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