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Solennità dell'Immacolata

Gen 3,9-15.20; Sal 98 (97); Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38

Mai senza Figlio

La più popolare immagine dell’Immacolata è costituita dalle statue di gesso o dai ritratti, spesso oleografici, di Maria vestita di bianco e azzurro, senza il figlio né in braccio, né nel ventre, con una corona di dodici stelle sul capo e il serpente e una falce di luna sotto i suoi piedi. L’immagine costituisce, a suo modo, una rilettura di tutta la Bibbia in cui la Genesi si ricongiunge con l’Apocalisse. Il serpente deriva da quello che si era soliti chiamare protovangelo; sono parole rivolte da Dio al serpente: «Io porrò inimicizia fra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe, questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15). La luna e le stelle derivano da una rilettura mariana della donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle di cui parla l’Apocalisse (cf. Ap 12,1).

Se però ci si spingesse a leggere anche solo il verso successivo, subito svanirebbe ogni corrispondenza tra l’immagine mariana e l’Apocalisse, in cui la donna è descritta incinta e nell’atto di gridare per le doglie e il travaglio del parto (cf. Ap 12,2). La simbologia della donna vestita di sole, in qualunque modo sia letta, non può prescindere dalla sua maternità.

Presi nel loro significato originario, i due riferimenti biblici sono privi di qualunque allusione mariana; lo si sa e ciò non costituisce neppure il problema più acuto; la questione più vera è il ruolo riassuntivo che l’iconografia induce, in modo implicito, ad attribuire a Maria senza figlio come se fosse lei in prima persona a essere protagonista della vittoria sul male e a costituire la ricapitolazione di tutta la storia estesa dalla Genesi all’Apocalisse. Non è certo questa la visione teologica cattolica. Ad affermarlo in modo esplicito è del resto la stessa colletta odierna:

«O Padre, che nell’immacolata concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui, l’hai preservata da ogni macchia di peccato, concedi anche a noi, per sua intercessione, di venire incontro a te in santità e purezza di spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio...».

Il centro è la volontà del Padre che si realizza nel Figlio; la grandezza dell’umile serva Maria sta nella sua maternità. Senza il Figlio Maria non vince alcun male e tanto meno ricapitola la storia dalla Genesi all’Apocalisse.

Come celebrare allora oggi la solennità dell’Immacolata? Per farlo non bisogna lasciarsi guidare dalle statue di gesso, anche se occorre essere convinti che la misericordia di Dio abbia accolto e accolga le preghiere sincere elevate davanti a esse. La maniera più autentica è di restare più prossimi al kerygma evangelico, vale a dire credere e sperare che l’azione redentrice di Dio vinca per sempre il peccato e il male. Non è poco, anzi è tutto. Maria immacolata non va vista né con il serpente sotto i suoi piedi, né con la corona di stelle sul capo, va venerata come primizia della Gerusalemme nuova che scende dal cielo, pronta come una sposa adorna per il suo sposo:

«Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno perché le cose di prima sono passate» (Ap 21,3-4).

 

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