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Verso le elezioni: etica nella Rete

L’appuntamento elettorale del 4 marzo dà l’occasione a questo blog per affrontare alcune questioni di etica pubblica. L’idea è non solo di richiamare l’attenzione su temi importanti, che non potranno mancare nei programmi politici presentati dalle forze in campo, ma anche di individuare dei criteri di discernimento etico che aiutino a fare una scelta, nell’urna, orientata al bene comune. Il primo post della serie riguarda il tema dell’uso del web e dei social media nella campagna elettorale (Moralia).

 

Mentre ci si avvicina alla data delle elezioni politiche del 4 marzo si fa sempre più presente e acceso il dibattito elettorale. La campagna elettorale sta dispiegando i suoi temi, le analisi sulle problematiche del paese e le diverse proposte che caratterizzano le diverse coalizioni e i partiti.

Tuttavia le elezioni recenti in altri grandi paesi occidentali mostra come, oltre alle tradizionali forze politiche, oggi le reti sociali rappresentino una novità che cambia molto questo momento così importante del vivere democratico di una nazione. I dibattiti social non sono solo uno dei luoghi, una nuova agorà digitale, in cui avviene il confronto, ma anche delle casse di risonanza del pensiero, dei luoghi alternativi alla formazione di un’opinione pubblica e anche degli attori politici veri e propri che possono produrre temi e cambiare l’agenda della comunicazione politica. Cerchiamo di capire come con un esempio.

Rete e social nuove agorà digitali: il caso Italia

L’inizio del 2018 è stato tumultuoso, con uno scambio di minacce tra la Nord Corea, nuova potenza nucleare con ambizioni belliche, e gli Stati Uniti. Con tanto di gara tra Kim Jong-un e Donald Trump a chi abbia il pulsante nucleare più grosso, il 3 gennaio scorso. La questione ha prodotto un clima mediatico globale da guerra fredda. Eppure mentre tutti i media del mondo erano focalizzati su questa escalation, l’Italia ha affrontato una polemica di tutt’altra natura: quella sui sacchetti biodegradabili e compostabili per pesare i prodotti sfusi nei supermercati.

Questa diatriba è un saggio di come i social media e le tecnologie della rete potrebbero trasformare il percorso che ci porterà alle elezioni. La notizia diventata virale era una pseudo-verità: è vero del costo nuovo per i consumatori che ora è «visibile» nello scontrino, ma è anche vero che sostituisce un costo occulto precedente che era presente nel prezzo dei prodotti freschi aumentati all’uopo per coprire le spese di imballaggio. Più che la questione in sé, quello che stupisce e che si rivela eticamente significativo è la dinamica di propagazione del tema e come questo sia assunto a elemento principale del dibattito mediatico.

La questione sembra essere caratterizzata da tutti gli elementi tipici delle fake news che hanno influenzato le vicende elettorali in USA e in altri paesi europei (si pensi alla Brexit e alla Francia). La cosa è ancora più interessante se si pensa alla tempesta mediatica che questa vicenda ha generato. I leader, Renzi in testa, si sono dovuti esprimere sui social e migliaia di cittadini (elettori) hanno dato via a discussioni senza fine. Insomma un’inezia (2 cent) ha generato una valanga in grado di oscurare lo spettro di un conflitto atomico che si avvicina...

Che cosa vuol dire questa vicenda? Che elementi mostra questa dinamica a chi s’interroga su come si formano le coscienze dei cittadini nello scegliere i valori e i temi importanti per il futuro politico della nostra nazione? Quanto questa discussione è frutto di coscienza politica o di una post-coscienza, cioè di un qualcosa che non sia altro che un riflesso illusorio di discernimento etico essendo solo un eco di post-verità e post-fattualità?

Nuovi compiti per l’etica

Quello che emerge come urgente e importante nel percorso che porterà alle elezioni è rimettere al centro del discutere e del confronto il bene comune e non reazioni di pancia su presunte o reali piccole ingiustizie che eclissano i veri problemi.

Bisogna offrire strumenti per guidare questo potente e utilissimo mezzo, la Rete e i social network, a creare un dibattito sano e costruttivo e non a servire come strumenti di smantellamento sociale. Se questi fenomeni dovessero essere il motore della campagna elettorale, allora avremmo dei focolai di odio e di sospetto che invece di costruire il domani rischierebbero di essere alimentatori per un odio e una conflittualità sociale molto pericolosi.

L’etica ha una funzione precisa: deve agitare le coscienze di fronte al dovere e volere fare il bene, e non agitare gli animi solo per creare tensione sociale dove populismi e poteri altri trovano la meglio. È urgente mettere a fuoco la natura del problema e abitare questo tempo e la sua complessità.

Commenti

  • 19/01/2018 mepafra@alice.it

    Condivido in pieno l'analisi dell'autore.

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