Questa vita perduta (p. Christian)
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Vedere le persone che battono le mani dai propri balconi evoca le immagini dei pubblici a teatro che danno la loro approvazione alla performance degli attori dalle loro logge. In effetti andando indietro nell’antichità, l’applauso nasce in teatro ed è stato fortemente standardizzato nel periodo europeo classico per segnare per lo più la fine di uno spettacolo. Questo genere d’applauso è come una forma d’onore resa nei confronti delle conquiste del mondo dello sport. Qui abbiamo già una chiave: l’applauso affonda le radici nello straordinario, nella fiction, nella rappresentazione, nel mondo del gioco. Come applaudiamo i nostri attori, le nostre stelle dello sport, i conduttori e gli artisti teatrali, così rendiamo onore al personale sanitario, tuttavia con una significativa differenza.
La prima parte della Gaudium et spes, la costituzione pastorale del concilio Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, ha come sottotitolo «Rispondere agli impulsi dello Spirito». L’introduzione si apre con queste parole: «Il popolo di Dio [è] mosso dalla fede, per cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore che riempie l’universo». Accingendoci a esaminare il servizio che la Chiesa ha reso al mondo in questi ultimi 50 anni faremmo bene, credo, a ricordare a noi stessi la gioiosa fiducia nello Spirito che la Chiesa sperimentò in quei giorni e per molti anni a seguire. Senza la diretta testimonianza di chi partecipò all’universale esperienza dello Spirito di quei giorni sarebbe troppo facile, come fanno certi critici, liquidare il lavoro post-conciliare sulla giustizia e sulla pace come il risultato dello Zeitgeist, il frutto di un vuoto ottimismo mondano. Ma un decennio dopo il Concilio papa Paolo VI diede testimonianza nella Evangelii nuntiandi dell’esperienza pneumatica di quel tempo per la Chiesa intera.
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