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Documenti, 11/2001, 01/06/2001, pag. 377

Lettera sulla corruzione

Vescovi del Camerun
"La corruzione sta distruggendo il nostro paese. Distrugge la nostra economia, distrugge la nostra vita sociale, distrugge soprattutto le nostre coscienze". Non è la prima volta che i vescovi del Camerun alzano un accorato grido di allarme contro la corruzione, "una malattia grave che colpisce tutti, direttamente o indirettamente". Il cattivo esempio dato da chi occupa posti di prestigio e di responsabilità nella società camerunese (soprattutto politici, amministratori, medici e giudici) influenza anche i più giovani, deformandone la coscienza morale e falsandone giudizi e comportamenti. Tre, secondo la lettera pastorale dei vescovi del Camerun "ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà" Sulla corruzione (3.9.2000), sono i mali all'origine di questo cancro sociale: la cupidigia, la miseria e il tribalismo (contro cui essi si erano già scagliati in passato). "Non parlare forte e chiaro della corruzione sarebbe avvallare un silenzio colpevole. Non combatterla energicamente sarebbe un'inaccettabile vigliaccheria. Non fare nulla di serio per sradicare questo flagello sarebbe tradire il nostro popolo (...) La corruzione non è una fatalità che cade dal cielo e contro la quale non si può fare nulla". I vescovi, propongono, pertanto, una serie di antidoti concreti al veleno che corrode le coscienze, chiedendo a Dio di toccare i cuori e le menti dei camerunesi, perché la consapevolezza attivi energie di reazione al male. Sur la corruption, opuscolo, Bamenda 2000.

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I danni del tribalismo

Vescovi del Camerun

Il tribalismo, problema che affligge da decenni il Camerun e che si è ulteriormente inasprito «durante e dopo le ultime elezioni presidenziali» (tenutesi l’11 ottobre 2018; cf. Regno-att. 16,2018,493; 22,2018,654), è la degenerazione di una pluralità culturale «che dovrebbe essere una ricchezza da sviluppare e condividere per il benessere di tutti». I vescovi cattolici del Camerun, in una lettera pastorale sulla fraternità nazionale dal titolo Voi siete tutti fratelli! pubblicata il 9 dicembre 2019, individuano responsabilità precise dietro al peggioramento del clima sociale nel paese. La prima è indicata nel malgoverno, che strumentalizza questo flagello anziché favorire la coesione nazionale e – non dando risposte alle legittime esigenze dei cittadini – li spinge a cercare sicurezza nella tribù. Dall’altro l’odio e il rancore alimentati irresponsabilmente nei media e nei social network.

I vescovi invitano quindi ciascuno, e soprattutto i cristiani, a «fare il proprio esame di coscienza» e chiedersi se sia «complice della crescita dell’odio tribale» nel paese.