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Documenti, 21/2002, 01/11/2002, pag. 651

Discorso di Giovanni Paolo II

La profondità del legame tra la Santa Sede e l'Italia e l'importanza del cristianesimo per la comprensione dell'identità sociale e culturale dell'Italia. La sensibilità per il bene comune come decisiva davanti alle sfide che si presentano oggi alla «diletta nazione italiana», i rischi del relativismo etico. E poi l'elenco delle questioni che più stanno a cuore alla Chiesa italiana: le politiche familiari, la scuola, i media, la disoccupazione, la situazione delle carceri. Infine, le grandi questioni internazionali: il processo di costruzione dell'Unione Europea e il ruolo delle religioni davanti alla guerra e alla pace. È questo il tragitto su cui si snoda il discorso che Giovanni Paolo II ha pronunciato il 14 novembre, nel corso della visita al Parlamento italiano (la prima nella storia dei rapporti tra Italia e Santa Sede), dopo aver ascoltato il saluto del presidente della Camera P. Casini e di quello del Senato M. Pera. Ma «l'avvenimento supera le parole degne, calcolate, alte con le quali i protagonisti (i presidenti della Camera, del Senato e il papa) lo hanno espresso e indicato. La visita di Giovanni Paolo II al Parlamento italiano... è un evento che ha valore simbolico. Essa chiude definitivamente il passato, sia nella sua dimensione ottocentesca contrassegnata della "questione romana", sia in quella novecentesca identificabile nella "questione politica", e apre a un confronto inedito tra il papato, la Chiesa cattolica e l'Italia» (cf. «Il papa e la nuova Italia», in Regno-att. 20,2002,649ss). Originali: stampe (26.11.2002) da sito Internet: www.camera.it.

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