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Documenti, 7/2002, 01/04/2002, pag. 211

Editoriale del card. George

Card. Francis George
La celebrazione del processo contro un ex sacerdote della diocesi di Boston, accusato di pedofilia nello scorso gennaio, ha riacceso i riflettori sul tema della violenza sessuale sui minori all'interno della Chiesa cattolica negli Stati Uniti (cf. Regno-att. 4,2002,92; e in questo numero a p. 212ss). In particolare la decisione della diocesi di Boston di mettere a disposizione dell'autorità giudiziaria i dati inerenti i sacerdoti accusati di violenze contro minori ha innescato una reazione a catena in tutto il New England: infatti le diocesi di Worcester, Springfield, Fall River, Manchester, Portland hanno espresso una conferma della prassi di massima collaborazione con la giustizia e di trasparenza rispetto all'opinione pubblica. È quindi intervenuto con un comunicato ufficiale il presidente della Conferenza episcopale, mons. W. Gregory e in seguito molti altri presuli e una nutrita serie di cardinali come A. Bevilacqua (Philadelphia), E. Egan (New York), F. George, (Chicago), W. Keeler (Baltimora), A. Maida (Detroit), R. Mahony (Los Angeles), T. McCarrick (Washington) hanno ribadito la linea comune basata sulle direttive che la Conferenza episcopale stessa si era data - e per le quali ha ricevuto l'approvazione della Santa Sede - a partire dal 1994. Riportiamo i testi del card. Law del 26.1, di mons. Gregory del 19.2 (cf. riquadro a p. 206 che annuncia che l'Assemblea generale dei vescovi del giugno prossimo si terrà su questo problema), e dei cardd. Mahony, Bevilacqua e George. A p. 208 un riquadro riporta il passaggio della Lettera ai sacerdoti per il giovedì santo a firma del papa in cui si parla del tema e la risposta del prefetto della Congregazione per il clero, card. Castrillón Hoyos, alla conferenza stampa di presentazione della lettera stessa il 21 marzo scorso. Originali: stampe (22.3.2002) da siti Internet: www.rcab.org; www.nccbuscc.org; www.la-archdiocese.org; archdiocese-phl.org; www.catholicnewworld.com; nostra traduzione dall'inglese.

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Card. Francis George, arcivescovo di Chicago
Il razzismo negli Stati Uniti è un problema, o, per dir meglio, un peccato, persistente e di continua attualità, alimentato da sempre nuove correnti immigratorie che costringono i residenti bianchi a confrontarsi con persone di diverse origini razziali e culturali. In occasione del 33° anniversario della morte di Martin Luther King, celebrato lo scorso 4 aprile, l’arcivescovo di Chicago, card. Francis George omi, ha indirizzato ai cittadini della sua diocesi «una lettera pastorale sul razzismo» che non ha nulla di rievocativo né di celebrativo rispetto alle grandi battaglie degli anni sessanta per il riconoscimento dei diritti civili ai neri statunitensi. Il card. George, attenendosi alla stretta attualità, stigmatizza con chiarezza e senza sconti il persistere a Chicago di un clima di rifiuto e di apartheid strisciante anche all'interno del mondo cattolico. In conseguenza di ciò, le parrocchie, rispecchiando la separazione territoriale dei diversi gruppi razziali, invece che essere comunità aperte e accoglienti, «divengono esempi di esclusione razziale e culturale». L'approccio pragmatico, tipicamente anglosassone, del documento induce il card. George a stilare una lista di orientamenti pastorali concreti per l'arcidiocesi, per le parrocchie, per la liturgia, per gli istituti educativi cattolici, ma anche una serie di indicazioni concrete per una «azione comunitaria» che prevede la collaborazione di tutti i cittadini con le istituzioni e le organizzazioni civili impegnate sul fronte della lotta al razzismo e della giustizia sociale. Dwell in my Love. A Pastoral Letter on Racism, stampa da sito Internet www.archdiocese-chgo.org. Nostra traduzione dall'inglese.