D
Documenti
Documenti, 13/2003, 01/07/2003, pag. 399

Discorso di mons. Tauran

J.-L- Tauran
«La Santa Sede confida nel fatto che l’Organizzazione delle Nazioni Unite riuscirà a sviluppare forme più efficaci e concertate di cooperazione, che consentiranno ai responsabili di tutto il mondo di unirsi per combattere situazioni di ingiustizia e oppressione». È quanto scrive il segretario di stato vaticano, card. Angelo Sodano, al segretario generale dell’ONU in una lettera del 5 giugno scorso, resa pubblica il 20.06.2003, in cui esprime «il sostegno della Santa Sede per il ruolo fondamentale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite», all’indomani dell’approvazione della Risoluzione 1483 del Consiglio di sicurezza, sul «ripristino delle istituzioni e dell’economia dell’Iraq». Più ampiamente su questi temi si è espresso di recente mons. Jean Louis Tauran, segretario per i rapporti con gli stati, intervenendo a conclusione del convegno su «La Chiesa e l’ordine internazionale», tenutosi presso la Pontificia università gregoriana il 24 maggio 2003. Tauran fa riferimento al ruolo di «potenza morale» della Santa Sede, la cui «“ragion d’essere (...) in seno alla comunità delle nazioni” è di “essere la voce che la coscienza umana attende”» e sottolinea come la Chiesa cattolica romana sia «l’unica confessione religiosa che ha accesso alle relazioni diplomatiche».

La lettura dell'articolo è riservata agli abbonati a Il Regno - attualità e documenti o a Il Regno digitale.
Gli abbonati possono autenticarsi con il proprio codice abbonato. Accedi.

Leggi anche

Documenti, 2003-13

Santa Sede: Chiesa e ordine internazionale

A. Sodano, J.-L- Tauran
«La Santa Sede confida nel fatto che l’Organizzazione delle Nazioni Unite riuscirà a sviluppare forme più efficaci e concertate di cooperazione, che consentiranno ai responsabili di tutto il mondo di unirsi per combattere situazioni di ingiustizia e oppressione». È quanto scrive il segretario di stato vaticano, card. Angelo Sodano, al segretario generale dell’ONU in una lettera del 5 giugno scorso, resa pubblica il 20.06.2003, in cui esprime «il sostegno della Santa Sede per il ruolo fondamentale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite», all’indomani dell’approvazione della Risoluzione 1483 del Consiglio di sicurezza, sul «ripristino delle istituzioni e dell’economia dell’Iraq». Più ampiamente su questi temi si è espresso di recente mons. Jean Louis Tauran, segretario per i rapporti con gli stati, intervenendo a conclusione del convegno su «La Chiesa e l’ordine internazionale», tenutosi presso la Pontificia università gregoriana il 24 maggio 2003. Tauran fa riferimento al ruolo di «potenza morale» della Santa Sede, la cui «“ragion d’essere (...) in seno alla comunità delle nazioni” è di “essere la voce che la coscienza umana attende”» e sottolinea come la Chiesa cattolica romana sia «l’unica confessione religiosa che ha accesso alle relazioni diplomatiche».
Documenti, 2003-5

Tutto è perduto con la guerra

Mons. J.-L- Tauran
La crisi irachena ha messo in luce come nella Chiesa cattolica stia emergendo in maniera consapevole una posizione sempre più critica nei confronti della guerra e della violenza, variamente giustificata. In questo senso il papa si pone quasi come un leader di un pacifismo non ideologico e radicale (Regno-att. 4,2003,76), invitando i cristiani a una responsabilità specifica, quella di essere «sentinelle della pace» (cf. qui a p. 130). Accanto all’appello del papa, cui si sono uniti numerosi episcopati (cf. a p. 132 la nota congiunta dei capi delle Chiese di Sarajevo, Gerusalemme e Baghdad) ed esponenti di altre confessioni cristiane e di organismi ecumenici (cf. la dichiarazione degli arcivescovi di Canterbury e Westminster a p. 131), non ha cessato di agire la diplomazia vaticana. L’intervento dell’osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, mons. C. Migliore, nel corso dell’incontro al Consiglio di sicurezza sulla situazione tra Iraq e Kuwait, ha affermato che ogni decisione va presa all’interno dell’ONU. Nella conferenza tenuta all’Istituto dermopatico dell’Immacolata a Roma il 24 febbraio, intitolata «Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra», mons. J.-L. Tauran, segretario per i rapporti con gli stati, ha poi ribadito: «Nessuna regola del diritto internazionale autorizza uno o più stati a ricorrere unilateralmente all’uso della forza per cambiare un regime o la forma di governo di un altro stato... Solo il Consiglio di sicurezza potrebbe, a motivo di circostanze particolari, decidere» di ricorrere alla forza.