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Documenti, 5/2007, 01/03/2007, pag. 180

Due appelli di cattolici e laici

Giuseppe Alberigo; Sergio Ricossa
A qualche giorno dalla presentazione da parte del Consiglio dei ministri del disegno di legge sui «Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi» (8.2.2007), il dibattito di valutazione complessiva di quel testo ha trovato il suo fuoco in particolar modo su una questione: se l’eventuale sua approvazione avrebbe comportato la legittimazione di forme giuridiche alternative all’istituto matrimoniale e dunque, secondo la prospettiva evocata in ripetuti interventi di Benedetto XVI e dei vertici della Conferenza episcopale italiana (CEI), la destabilizzazione della famiglia. In questo contesto il card. Ruini, presidente della CEI, in margine a un convegno a Roma (12 febbraio) ha preannunciato ai giornalisti, da parte dell’Episcopato italiano, «una parola meditata, ufficiale e accreditata, che sia impegnativa per coloro che seguono il magistero della Chiesa e chiarificatrice per tutti» (Avvenire 13.2.2007) sulla materia oggetto del disegno di legge varato dal governo. A partire da questa dichiarazione, riletta alla luce del «non possumus» preconizzato da Avvenire quando ancora il disegno di legge era in bozza (6.2.2007; cf. Regno-doc. 3,2007,78), all’interno del cattolicesimo italiano si sono attivati il 13 e 14 febbraio due gruppi – l’uno in reazione all’altro – per una raccolta di firme. Il primo appello, guidato dal prof. G. Alberigo (www.febbraio2007.it), ha avuto come finalità quella di persuadere la CEI a soprassedere sull’annunciata «nota vincolante» (questa la formula con cui le parole del card. Ruini sono state riassunte, nei giorni successivi, da tutta la stampa), in quanto essa rischierebbe di riaprire in Italia quella «deprecata condizione di conflitto tra la condizione di credente e quella di cittadino» che sembrava ormai definitivamente tramontata; per i secondi invece, radunati attorno al quotidiano Il Foglio (www.ilfoglio.it) e il cui primo firmatario è il laico prof. S. Ricossa, è necessario ribadire l’importanza di «uno spazio pubblico nella vita della comunità» dato alla religione contro ogni «ingiusta forma d’intimidazione intellettuale».

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