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Documenti, 11/2009

Pellegrino in Terra santa. Viaggio in Giordania, Israele e nei Territori palestinesi

Benedetto XVI
«Sono venuto come pellegrino»: il «pellegrinaggio di fede» e «di preghiera in favore del dono prezioso dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per tutta l’umanità» è l’im magine unitaria più volte richiamata da Benedetto XVI per il viaggio che dall’8 al 15 maggio lo ha condotto sui luoghi della fede cristiana in Giordania, in Israele e nei Territori palestinesi. Le intense e sen sibili questioni legate ai Luoghi santi (il dialogo con l’islam e i suoi recenti sviluppi, il conflitto israelopalestinese e il sostegno diplomatico vaticano all’ipotesi «due popolidue stati», il rapporto con gli ebrei e la memoria della Shoah dopo il caso Williamson, la difficile situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente, lo scandalo della divisione confessionale) si sono intrecciate nelle parole del papa ai temi cari al pontificato: il pericolo del relativismo e della negazione di Dio, la declinazione del dialogo interreligioso in termini culturali, il ruolo dell’educazione, la speranza che scaturisce dalla fede e che ha dato il tono al viaggio.

Pellegrino in Terra santa. Un’alleanza di civiltà (Cerimonia di benvenuto all’aeroporto di Amman)

Benedetto XVI
«Sono venuto come pellegrino»: il «pellegrinaggio di fede» e «di preghiera in favore del dono prezioso dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per tutta l’umanità» è l’im magine unitaria più volte richiamata da Benedetto XVI per il viaggio che dall’8 al 15 maggio lo ha condotto sui luoghi della fede cristiana in Giordania, in Israele e nei Territori palestinesi. Le intense e sen sibili questioni legate ai Luoghi santi (il dialogo con l’islam e i suoi recenti sviluppi, il conflitto israelopalestinese e il sostegno diplomatico vaticano all’ipotesi «due popolidue stati», il rapporto con gli ebrei e la memoria della Shoah dopo il caso Williamson, la difficile situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente, lo scandalo della divisione confessionale) si sono intrecciate nelle parole del papa ai temi cari al pontificato: il pericolo del relativismo e della negazione di Dio, la declinazione del dialogo interreligioso in termini culturali, il ruolo dell’educazione, la speranza che scaturisce dalla fede e che ha dato il tono al viaggio.

Abdullah II: i valori condivisi

Abdullah II
Venerdì 8 maggio Benedetto XVI ha iniziato ad Amman (Giordania) il suo pellegrinaggio in Terra santa. Alla cerimonia di benvenuto all’aeroporto il re Abdullah II ha pronunciato un discorso di accoglienza in onore del papa che riportiamo integralmente, in una nostra traduzione dall’inglese.

Pellegrino in Terra santa. Siamo tutti pellegrini (Visita al centro «Regina pacis» di Amman)

Benedetto XVI
«Sono venuto come pellegrino»: il «pellegrinaggio di fede» e «di preghiera in favore del dono prezioso dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per tutta l’umanità» è l’im magine unitaria più volte richiamata da Benedetto XVI per il viaggio che dall’8 al 15 maggio lo ha condotto sui luoghi della fede cristiana in Giordania, in Israele e nei Territori palestinesi. Le intense e sen sibili questioni legate ai Luoghi santi (il dialogo con l’islam e i suoi recenti sviluppi, il conflitto israelopalestinese e il sostegno diplomatico vaticano all’ipotesi «due popolidue stati», il rapporto con gli ebrei e la memoria della Shoah dopo il caso Williamson, la difficile situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente, lo scandalo della divisione confessionale) si sono intrecciate nelle parole del papa ai temi cari al pontificato: il pericolo del relativismo e della negazione di Dio, la declinazione del dialogo interreligioso in termini culturali, il ruolo dell’educazione, la speranza che scaturisce dalla fede e che ha dato il tono al viaggio.

Pellegrino in Terra santa. Un’educazione «più ampia» (all’Università di Madaba)

Benedetto XVI
«Sono venuto come pellegrino»: il «pellegrinaggio di fede» e «di preghiera in favore del dono prezioso dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per tutta l’umanità» è l’im magine unitaria più volte richiamata da Benedetto XVI per il viaggio che dall’8 al 15 maggio lo ha condotto sui luoghi della fede cristiana in Giordania, in Israele e nei Territori palestinesi. Le intense e sen sibili questioni legate ai Luoghi santi (il dialogo con l’islam e i suoi recenti sviluppi, il conflitto israelopalestinese e il sostegno diplomatico vaticano all’ipotesi «due popolidue stati», il rapporto con gli ebrei e la memoria della Shoah dopo il caso Williamson, la difficile situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente, lo scandalo della divisione confessionale) si sono intrecciate nelle parole del papa ai temi cari al pontificato: il pericolo del relativismo e della negazione di Dio, la declinazione del dialogo interreligioso in termini culturali, il ruolo dell’educazione, la speranza che scaturisce dalla fede e che ha dato il tono al viaggio.

Pellegrino in Terra santa. Una missione culturale comune (Ai leader musulmani, diplomatici, rettori)

Benedetto XVI
«Sono venuto come pellegrino»: il «pellegrinaggio di fede» e «di preghiera in favore del dono prezioso dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per tutta l’umanità» è l’im magine unitaria più volte richiamata da Benedetto XVI per il viaggio che dall’8 al 15 maggio lo ha condotto sui luoghi della fede cristiana in Giordania, in Israele e nei Territori palestinesi. Le intense e sen sibili questioni legate ai Luoghi santi (il dialogo con l’islam e i suoi recenti sviluppi, il conflitto israelopalestinese e il sostegno diplomatico vaticano all’ipotesi «due popolidue stati», il rapporto con gli ebrei e la memoria della Shoah dopo il caso Williamson, la difficile situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente, lo scandalo della divisione confessionale) si sono intrecciate nelle parole del papa ai temi cari al pontificato: il pericolo del relativismo e della negazione di Dio, la declinazione del dialogo interreligioso in termini culturali, il ruolo dell’educazione, la speranza che scaturisce dalla fede e che ha dato il tono al viaggio.

Pellegrino in Terra santa. Giustizia, pace e sicurezza (Visita a Shimon Peres)

Benedetto XVI
«Sono venuto come pellegrino»: il «pellegrinaggio di fede» e «di preghiera in favore del dono prezioso dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per tutta l’umanità» è l’im magine unitaria più volte richiamata da Benedetto XVI per il viaggio che dall’8 al 15 maggio lo ha condotto sui luoghi della fede cristiana in Giordania, in Israele e nei Territori palestinesi. Le intense e sen sibili questioni legate ai Luoghi santi (il dialogo con l’islam e i suoi recenti sviluppi, il conflitto israelopalestinese e il sostegno diplomatico vaticano all’ipotesi «due popolidue stati», il rapporto con gli ebrei e la memoria della Shoah dopo il caso Williamson, la difficile situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente, lo scandalo della divisione confessionale) si sono intrecciate nelle parole del papa ai temi cari al pontificato: il pericolo del relativismo e della negazione di Dio, la declinazione del dialogo interreligioso in termini culturali, il ruolo dell’educazione, la speranza che scaturisce dalla fede e che ha dato il tono al viaggio.

Peres: la benedizione della pace

S. Peres
In Israele l’11 maggio Benedetto XVI è stato accolto all’aeroporto Ben Gurion dal presidente Shimon Peres, il cui discorso proponiamo qui di seguito in nostra traduzione dall’inglese.

Pellegrino in Terra santa. Un silenzio per sperare (Al memoriale di Yad Vashem)

Benedetto XVI
«Sono venuto come pellegrino»: il «pellegrinaggio di fede» e «di preghiera in favore del dono prezioso dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per tutta l’umanità» è l’im magine unitaria più volte richiamata da Benedetto XVI per il viaggio che dall’8 al 15 maggio lo ha condotto sui luoghi della fede cristiana in Giordania, in Israele e nei Territori palestinesi. Le intense e sen sibili questioni legate ai Luoghi santi (il dialogo con l’islam e i suoi recenti sviluppi, il conflitto israelopalestinese e il sostegno diplomatico vaticano all’ipotesi «due popolidue stati», il rapporto con gli ebrei e la memoria della Shoah dopo il caso Williamson, la difficile situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente, lo scandalo della divisione confessionale) si sono intrecciate nelle parole del papa ai temi cari al pontificato: il pericolo del relativismo e della negazione di Dio, la declinazione del dialogo interreligioso in termini culturali, il ruolo dell’educazione, la speranza che scaturisce dalla fede e che ha dato il tono al viaggio.

Pellegrino in Terra santa. Responsabilità dei credenti (Al gran muftì, sulla Spianata delle moschee)

Benedetto XVI
«Sono venuto come pellegrino»: il «pellegrinaggio di fede» e «di preghiera in favore del dono prezioso dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per tutta l’umanità» è l’im magine unitaria più volte richiamata da Benedetto XVI per il viaggio che dall’8 al 15 maggio lo ha condotto sui luoghi della fede cristiana in Giordania, in Israele e nei Territori palestinesi. Le intense e sen sibili questioni legate ai Luoghi santi (il dialogo con l’islam e i suoi recenti sviluppi, il conflitto israelopalestinese e il sostegno diplomatico vaticano all’ipotesi «due popolidue stati», il rapporto con gli ebrei e la memoria della Shoah dopo il caso Williamson, la difficile situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente, lo scandalo della divisione confessionale) si sono intrecciate nelle parole del papa ai temi cari al pontificato: il pericolo del relativismo e della negazione di Dio, la declinazione del dialogo interreligioso in termini culturali, il ruolo dell’educazione, la speranza che scaturisce dalla fede e che ha dato il tono al viaggio.

Pellegrino in Terra santa. La riconciliazione con gli ebrei (Ai due rabbini capo di Gerusalemme)

Benedetto XVI
«Sono venuto come pellegrino»: il «pellegrinaggio di fede» e «di preghiera in favore del dono prezioso dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per tutta l’umanità» è l’im magine unitaria più volte richiamata da Benedetto XVI per il viaggio che dall’8 al 15 maggio lo ha condotto sui luoghi della fede cristiana in Giordania, in Israele e nei Territori palestinesi. Le intense e sen sibili questioni legate ai Luoghi santi (il dialogo con l’islam e i suoi recenti sviluppi, il conflitto israelopalestinese e il sostegno diplomatico vaticano all’ipotesi «due popolidue stati», il rapporto con gli ebrei e la memoria della Shoah dopo il caso Williamson, la difficile situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente, lo scandalo della divisione confessionale) si sono intrecciate nelle parole del papa ai temi cari al pontificato: il pericolo del relativismo e della negazione di Dio, la declinazione del dialogo interreligioso in termini culturali, il ruolo dell’educazione, la speranza che scaturisce dalla fede e che ha dato il tono al viaggio.

Il biglietto nel Muro del pianto

Benedetto XVI
Testo del biglietto posto da Benedetto XVI tra le fenditure del Muro occidentale a Gerusalemme, il 12 maggio 2009.

Pellegrino in Terra santa. Cristiani, rimanete in Terra santa! (Omelia nella valle di Giosafat)

Benedetto XVI
«Sono venuto come pellegrino»: il «pellegrinaggio di fede» e «di preghiera in favore del dono prezioso dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per tutta l’umanità» è l’im magine unitaria più volte richiamata da Benedetto XVI per il viaggio che dall’8 al 15 maggio lo ha condotto sui luoghi della fede cristiana in Giordania, in Israele e nei Territori palestinesi. Le intense e sen sibili questioni legate ai Luoghi santi (il dialogo con l’islam e i suoi recenti sviluppi, il conflitto israelopalestinese e il sostegno diplomatico vaticano all’ipotesi «due popolidue stati», il rapporto con gli ebrei e la memoria della Shoah dopo il caso Williamson, la difficile situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente, lo scandalo della divisione confessionale) si sono intrecciate nelle parole del papa ai temi cari al pontificato: il pericolo del relativismo e della negazione di Dio, la declinazione del dialogo interreligioso in termini culturali, il ruolo dell’educazione, la speranza che scaturisce dalla fede e che ha dato il tono al viaggio.

Pellegrino in Terra santa. Preparare il futuro (Al campo profughi di Aida, Betlemme)

Benedetto XVI
«Sono venuto come pellegrino»: il «pellegrinaggio di fede» e «di preghiera in favore del dono prezioso dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per tutta l’umanità» è l’im magine unitaria più volte richiamata da Benedetto XVI per il viaggio che dall’8 al 15 maggio lo ha condotto sui luoghi della fede cristiana in Giordania, in Israele e nei Territori palestinesi. Le intense e sen sibili questioni legate ai Luoghi santi (il dialogo con l’islam e i suoi recenti sviluppi, il conflitto israelopalestinese e il sostegno diplomatico vaticano all’ipotesi «due popolidue stati», il rapporto con gli ebrei e la memoria della Shoah dopo il caso Williamson, la difficile situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente, lo scandalo della divisione confessionale) si sono intrecciate nelle parole del papa ai temi cari al pontificato: il pericolo del relativismo e della negazione di Dio, la declinazione del dialogo interreligioso in termini culturali, il ruolo dell’educazione, la speranza che scaturisce dalla fede e che ha dato il tono al viaggio.

Pellegrino in Terra santa. Due popoli, due stati (Congedo da Israele all’aeroporto di Tel Aviv)

Benedetto XVI
«Sono venuto come pellegrino»: il «pellegrinaggio di fede» e «di preghiera in favore del dono prezioso dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per tutta l’umanità» è l’im magine unitaria più volte richiamata da Benedetto XVI per il viaggio che dall’8 al 15 maggio lo ha condotto sui luoghi della fede cristiana in Giordania, in Israele e nei Territori palestinesi. Le intense e sen sibili questioni legate ai Luoghi santi (il dialogo con l’islam e i suoi recenti sviluppi, il conflitto israelopalestinese e il sostegno diplomatico vaticano all’ipotesi «due popolidue stati», il rapporto con gli ebrei e la memoria della Shoah dopo il caso Williamson, la difficile situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente, lo scandalo della divisione confessionale) si sono intrecciate nelle parole del papa ai temi cari al pontificato: il pericolo del relativismo e della negazione di Dio, la declinazione del dialogo interreligioso in termini culturali, il ruolo dell’educazione, la speranza che scaturisce dalla fede e che ha dato il tono al viaggio.

Tornare al primo annuncio. Il card. Walter Kasper al Congresso del CCEE sulla catechesi in Europa

W. card. Kasper
«Il compito fondamentale della nuova evangelizzazione è quello di condurre sia i cristiani praticanti sia coloro che pongono domande su Dio e lo cercano a percepire la sua chiamata personale nella loro coscienza, a rispondersi, a dire a Dio “Abbà, Padre”». È tutta centrata sulla priorità, per la Chiesa, dell’urgenza missionaria, cioè di un rinnovato annuncio del Vangelo, questa relazione con cui il card. Kasper ha aperto il Congresso europeo dei vescovi e responsabili delle conferenze episcopali per la catechesi in Europa, organizzato dal Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE) a Roma dal 4 al 7 maggio sul tema: «La comunità cristiana e il primo annuncio». Il testo sottolinea dapprima come tale urgenza, indicata già da Paolo VI (Evangelii nuntiandi, 1975), abbia attraversato tutto il pontificato di Giovanni Paolo II, fino al «testamento pastorale» della Novo millennio ineunte (2001); poi descrive cosa significa «nuova» evangelizzazione in rapporto al processo di secolarizzazione dell’Europa moderna; infine suggerisce alcune concretizzazioni pastorali, che il card. Kasper dice di offrire in veste di «parroco nel grande mondo», più che di «diplomatico ecumenico».

Lettera ai cercatori di Dio. CEI - Commissione episcopale dottrina della fede, annuncio e catechesi

CEI - Commissione episcopale dottrina della fede, annuncio e catechesi
«Come credenti in Gesù Cristo, animati dal desiderio di far conoscere colui che ha dato senso e speranza alla nostra vita, ci rivolgiamo con rispetto e amicizia a tutti i cercatori di Dio. Li riconosciamo in tanti uomini e donne del nostro tempo, guardando alla situazione di inquietudine diffusa, che non ci sembra possibile ignorare. È un’inquietudine che abbiamo riconosciuta anche in noi stessi e che si esprime nella domanda, presente nel cuore di molti: Dio, chi sei per me? E io chi sono per te?». È questa l’idea di fondo che anima la Lettera ai cercatori di Dio della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi della CEI, approvata dal Con siglio episcopale permanente nel la sessione del 22-25 settembre 2008 e resa pubblica il 13 maggio scorso. La lettera si apre con una riflessione su «Le domande che ci uniscono» (I parte), prosegue con una testimonianza, tesa a rendere ragione de «La Speranza che è in noi» (II parte) e conclude con una proposta: «Come incontrare il Dio di Gesù Cristo» (III parte). Riecheggiano nel testo i riferimenti agli «ambiti della vita» del IV Convegno ecclesiale nazionale (Verona 2006) e all’iniziativa della «Cattedra dei non credenti» del card. C.M. Martini.

Come ad Antiochia così a Milano. Il card. Tettamanzi all'Assemblea sinodale del clero milanese

D. card. Tettamanzi
Indetta l’8 settembre 2008, l’Assemblea sinodale del clero milanese si è conclusa dopo varie tappe il 20 maggio in duomo con l’intervento che qui riportiamo dell’arcivescovo card. Tettamanzi, intitolato La Chie sa di Antiochia, «regola pastorale» della Chiesa di Milano. Antiochia, ha detto il cardinale, è modello per Milano sotto due aspetti: da un lato per la «passione missionaria verso i lontani», che la diocesi deve rinnovare; e dall’altro per «il ruolo dei fedeli laici nella Chiesa», che ad Antiochia sono i fautori del primo annuncio e che a Milano devono ul te riormente essere valorizzati «in un’ottica di convinta e reale comunione-collaborazione-corresponsabilità». In questo senso l’anno sa cerdotale indetto da Benedetto XVI (cf. riquadro a p. 379) è da «intendere in un duplice senso: in riferimento cioè al sacerdozio ministeriale e al sacerdozio comune dei fedeli. Non come realtà contrapposte o solo accostate», ma come unico «sacrificio perenne gradito a Dio, come corpo di Cristo, come tempio dello Spirito».

Un anno sacerdotale

G. Mocellin
Con queste parole, rivolte alla plenaria della Congregazione per il clero lo scorso 16 marzo, Benedetto XVI ha proclamato il 2009-2010 «anno sacerdotale», scegliendo come tema «Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote». Con un comunicato diffuso lo stesso giorno, la Sala stampa della Santa Sede ha spiegato che «il santo padre lo aprirà presiedendo la celebrazione dei Vespri, il 19 giugno p.v., solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e giornata di santificazione sacerdotale, alla presenza della reliquia del Curato d’Ars portata dal vescovo di Belley-Ars; lo chiuderà, il 19 giugno del 2010, prendendo parte a un “Incontro mondiale sacerdotale” in Piazza San Pietro», che vedrà sacerdoti provenienti da tutto il mondo rinnovare la fedeltà a Cristo e il vincolo di fraternità.

L'economia globale sulla via di Damasco. Discorso del card. Maradiaga agli ambasciatori europei

O. card. Rodriguez Maradiaga
«I leader mondiali devono resistere alle pressioni interne» perché «la scelta di sostenere i poveri non vale solo per i periodi di “vacche grasse”, ma rappresenta una responsabilità morale». Il presidente della Caritas internationalis, il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, si è così rivolto a un gruppo di ambasciatori europei accreditati presso la Santa Sede il 6 maggio scorso in un discorso sulle «sciagure» economiche, sociali e ambientali che l’umanità si trova e si troverà ad affrontare. Maradiaga ha incoraggiato i «grandi» del mondo, che «si sono riuniti a Londra in aprile ... e si incontreranno in Italia a luglio», a non trascurare gli obiettivi di sviluppo per i paesi poveri per ripiegarsi sulle economie domestiche e ha ricordato agli stati e alle organizzazioni che ricevono gli aiuti la responsabilità di un’accorta amministrazione. Ha inoltre chiesto alla Chiesa di approfittare delle opportunità che il 2009 le sta offrendo – il viaggio papale in Camerun e Angola, il Sinodo africano e l’anno paolino – per incoraggiare i politici a fare i passi giusti: «Possiamo accogliere il 2009 con una paralisi o come un’opportunità per cambiare».

Regno Documenti 11 2009. La rivista completa

Redazione
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