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Documenti, 13/2009

Nel segno del Curato d'Ars. Indizione dell'anno sacerdotale 2009-2010

Benedetto XVI
«Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù»: è la frase di Giovanni Maria Vianney, il santo Curato d’Ars morto 150 anni fa, che Benedetto XVI ha voluto porre in epigrafe alla lettera di indizione dell’anno sacerdotale, che si è aperto il 19 giugno 2009, solennità appunto del Sacratissimo Cuore di Gesù. Al modello rappresentato dal patrono di tutti i parroci guarda l’intera lettera del papa (diffusa il 18 giugno), che ne ammira l’altissima concezione del dono e del compito del sacerdozio; l’identificazione col proprio ministero; l’educazione dei fedeli alla presenza eucaristica e alla comunione; l’inesauribile fiducia nel sacramento della penitenza; soprattutto la forte testimonianza evangelica che egli seppe dare vivendo i tre «consigli evangelici nelle modalità adatte alla sua condizione di presbitero ». E quando si verificano quelle «situazioni mai abbastanza deplorate, in cui è la Chiesa stessa a soffrire per l’infedeltà dei suoi ministri», il papa raccomanda alla Chiesa stessa non tanto «la puntigliosa rilevazione» delle loro debolezze, quanto «una rinnovata e lieta coscienza della grandezza del dono di Dio».

L'anno sacerdotale. Lettera del card. Hummes ai sacerdoti

C. card. Hummes
«Tutti vogliamo impegnarci, con determinazione, profondità e fervore affinché sia un anno ampiamente celebrato in tutto il mondo, nelle diocesi, nelle parrocchie, in ogni comunità locali, con il coinvolgimento caloroso del nostro popolo cattolico, che indubbiamente ama i propri sacerdoti e li vuol vedere felici, santi e gioiosi nel lavoro apostolico quotidiano ». Con questa breve lettera resa pubblica lo scorso 3 giugno il card. Hummes, prefetto della Congregazione per il clero, ha espresso la ferma intenzione della Santa Sede di valorizzare al massimo, in tutto il mondo, l’anno sacerdotale an nunciato e poi indetto da Benedetto XVI in coincidenza con il 150° anniversario della morte del Curato d’Ars (cf. in questo numero a p. 385). Non mancherà a questa mobilitazione l’apporto telematico: dal 19 giugno, giorno di apertura dell’anno sacerdotale, è attivo in sei lingue, sempre per opera della Santa Sede, il sito web www.annussacerdotalis.org, con la possibilità di iscriversi alla relativa newsletter.

Facoltà speciali. Lettera della congregazione per il clero

C. card. Hummes, M. Piacenza
«Nell’intento di voler promuovere l’attuazione di quella salus animarum, che è suprema legge della Chiesa, lo scorso 30 gennaio il sommo pontefice ha concesso alla Congregazione per il clero alcune facoltà speciali». Ma «nessuno pensi superficialmente a una sorta di generica semplificazione in materia così delicata. Nessun automatismo, ma vaglio e vaglio rigoroso». Con queste parole (Radio vaticana, «Radiogiornale» del 5.6.2009) mons. Piacenza ha illustrato la lettera che il dicastero di cui è segretario ha inviato ai nunzi lo scorso aprile, e che è stata recentemente resa pubblica negli Stati Uniti. Si tratta della facoltà «di trattare i casi di dimissione dallo stato clericale in poenam … di chierici che abbiano attentato al matrimonio anche solo civilmente e che ammoniti non si ravvedano e continuino nella condotta di vita ir regolare e scandalosa»; «di intervenire per infliggere una giusta pena o penitenza per una violazione esterna del la legge divina o canonica» e di «di chiarare la perdita dello stato clericale dei chierici che abbiano abbandonato il ministero per un periodo superiore ai 5 anni consecutivi, e che persistano in tale assenza volontaria e illecita dal ministero».

Il ministero non è un'idea astratta. Relazione del card. Mahony, arcivescovo di Los Angeles

R. card. Mahony
«Il ministero sacerdotale non è finalizzato solo a celebrare la messa, ascoltare le confessioni, ungere gli infermi e i morenti e officiare ai matrimoni. Il sacerdote è ordinato per essere un capo della e un padre nella comunità cattolica ... Colui che viene ordinato deve essere capace di tenere insieme una comunità, coordinare i molti doni e mediare nelle numerose tensioni che fanno parte di ogni ritrovo o gruppo di persone, sì, anche delle persone nella Chiesa!». Così lo scorso 28 aprile il card. Roger Mahony si è rivolto alla conferenza annuale della Federazione nazionale dei consigli presbiterali tenutasi a San Antonio (Texas) parlando dell’identità del sacerdote e della definizione del ministero. Osservando gli esiti della sua lettera pastorale Come ho fatto io per voi (2000) e dell’attuazione del sinodo sul ministero, l’arcivescovo di Los Angeles ha elencato le 17 sfide di cui propone all’intera comunità la «piena attuazione», soprattutto in rapporto al ruolo dei laici nell’amministrazione, nella guida e nell’evangelizzazione della parrocchia.

Compendio per i cattolici cinesi. A due anni di distanza dalla Lettera di Benedetto XVI

Segreteria di stato
La Lettera inviata due anni fa dal papa ai vescovi e ai fedeli della Repubblica popolare cinese (cf. Regno-doc. 13,2007,385) assume ora la forma del Compendio, cioè domande e risposte. L’opportunità di tale decisione è giustificata dalle richieste di chiarificazioni pervenute e dalle difficili comunicazioni con le comunità cristiane cinesi. Presente sul sito vaticano dal 24 maggio il Compendio conferma tutti i punti qualificanti della Lettera (cf. Regno-att. 12,2009,382): l’affermazione di una sola Chiesa cattolica in Cina, la fine della clandestinità, il riconoscimento della testimonianza e del martirio, la disponibilità al dialogo col governo, la centralità e libertà del ministero episcopale, l’invito a una nuova stagione di riconciliazione e missione. Le novità sono soprattutto in nota: la connessione fra «riconciliazione spirituale» e «fusione strutturale delle comunità», la delega al vescovo e al suo presbiterio in ordine alla decisione di uscire o meno dalla clandestinità, l’invito a evitare «giudizi e condanne reciproche». Nella speranza che il governo non faccia precipitare la situazione con nomine episcopali e associative antiromane.

Una Chiesa al servizio dell'uomo. LIX Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana

Benedetto XVI, Conferenza episcopale italiana
«Avete avuto modo, in questi giorni, di ascoltare, riflettere e discutere sulla necessità di porre mano a una sorta di progetto educativo che nasca da una coerente e completa visione dell’uomo quale può scaturire unicamente dalla perfetta immagine e realizzazione che ne abbiamo in Cristo Gesù». Le parole di Benedetto XVI ai vescovi italiani riuniti per la loro LIX Assemblea generale (Roma, 25-29 maggio) indicano l’impegno maggiore dell’appuntamento collegiale (cf. Regno-att. 12,2009,374). A esso si sono aggiunti la presentazione e la consegna della Lettera ai cercatori di Dio (cf. Regno-doc. 11,2009,336) e molti adempimenti statutari. Nella prolusione del card. Bagnasco e nelle discussioni sono emersi con particolare evidenza il richiamo al recente terremoto in Abruzzo, il lancio del «Prestito della speranza» per le famiglie che hanno perso il lavoro nell’attuale crisi, il fenomeno che va «governato e non subito» delle immigrazioni e la riaffermazione della diaconia della carità e della verità, con il conseguente rifiuto di ridurre la Chiesa ad agenzia umanitaria.

Una Chiesa al servizio dell'uomo: l'opera formativa e la solidarietà. Discorso di Benedetto XVI

Benedetto XVI
«Avete avuto modo, in questi giorni, di ascoltare, riflettere e discutere sulla necessità di porre mano a una sorta di progetto educativo che nasca da una coerente e completa visione dell’uomo quale può scaturire unicamente dalla perfetta immagine e realizzazione che ne abbiamo in Cristo Gesù». Le parole di Benedetto XVI ai vescovi italiani riuniti per la loro LIX Assemblea generale (Roma, 25-29 maggio) indicano l’impegno maggiore dell’appuntamento collegiale (cf. Regno-att. 12,2009,374). A esso si sono aggiunti la presentazione e la consegna della Lettera ai cercatori di Dio (cf. Regno-doc. 11,2009,336) e molti adempimenti statutari. Nella prolusione del card. Bagnasco e nelle discussioni sono emersi con particolare evidenza il richiamo al recente terremoto in Abruzzo, il lancio del «Prestito della speranza» per le famiglie che hanno perso il lavoro nell’attuale crisi, il fenomeno che va «governato e non subito» delle immigrazioni e la riaffermazione della diaconia della carità e della verità, con il conseguente rifiuto di ridurre la Chiesa ad agenzia umanitaria.

De Gasperi: un connubio fra spiritualità e politica

Benedetto XVI
Proponiamo i passaggi più significativi del discorso del 20 giugno in cui Benedetto XVI, rivolgendosi ai membri del Consiglio della Fondazione Alcide De Gasperi, ha reso omaggio al grande statista trentino, domandando «al Signore che il ricordo della sua esperienza di governo e della sua testimonianza cristiana siano incoraggiamento e stimolo per coloro che oggi reggono le sorti dell’Italia e degli altri popoli, specialmente per quanti si ispirano al Vangelo».

Una Chiesa al servizio dell'uomo: verità e carità sono inseparabili. Comunicato finale

Conferenza episcopale italiana
«Avete avuto modo, in questi giorni, di ascoltare, riflettere e discutere sulla necessità di porre mano a una sorta di progetto educativo che nasca da una coerente e completa visione dell’uomo quale può scaturire unicamente dalla perfetta immagine e realizzazione che ne abbiamo in Cristo Gesù». Le parole di Benedetto XVI ai vescovi italiani riuniti per la loro LIX Assemblea generale (Roma, 25-29 maggio) indicano l’impegno maggiore dell’appuntamento collegiale (cf. Regno-att. 12,2009,374). A esso si sono aggiunti la presentazione e la consegna della Lettera ai cercatori di Dio (cf. Regno-doc. 11,2009,336) e molti adempimenti statutari. Nella prolusione del card. Bagnasco e nelle discussioni sono emersi con particolare evidenza il richiamo al recente terremoto in Abruzzo, il lancio del «Prestito della speranza» per le famiglie che hanno perso il lavoro nell’attuale crisi, il fenomeno che va «governato e non subito» delle immigrazioni e la riaffermazione della diaconia della carità e della verità, con il conseguente rifiuto di ridurre la Chiesa ad agenzia umanitaria.

La solidarietà dopo il terremoto. Caritas italiana - Rapporto delle attività nell'Abruzzo del sisma

Caritas italiana
In seguito al sisma che il 6 aprile 2009 ha colpito un’ampia parte della provincia dell’Aquila, provocando 308 vittime e ingenti danni, la Chiesa italiana si è mobilitata a soccorso delle comunità ferite, affidando il coordinamento degli aiuti alla Caritas italiana. Il rapporto delle attività svolte nei primi due mesi dal terremoto (aprile-maggio) porta l’espressivo titolo Con la gente. «... si avvicinò e camminava con loro» (Lc 24,15), che evoca insieme il modello e le modalità dell’intervento solidale; ne proponiamo qui il capitolo 4, «L’azione sul territorio coinvolto». Attenzione pastorale, stile della compagnia e della condivisione, valorizzazione e rispetto del le comunità lo cali, metodo del la voro per progetti so no le caratteristiche che qualificano l’approccio della Caritas e che trovano forma tangibile nell’esperienza del gemellaggio: «Si vuole rendere presente non solo il sostegno morale ed economico, ma soprattutto il legame fraterno che ci interpella e ci spinge a essere là dove l’uomo è stato ferito».

Per una Chiesa della fraternità. G. Ruggieri all'incontro ecclesiale di Firenze, 16 maggio 2009

G. Ruggieri
Una «Chiesa della fraternità e della sororità», che «s’impegna in una lettura credente dei segni dei tempi, nell’ascolto della Parola viene introdotta dallo Spirito a tutta la verità e dalla presenza del Signore nelle sue celebrazioni trae forza per farsi compagna di tutti, a cominciare dai piccoli e dagli ultimi»: è il volto di Chiesa che ha ispirato la relazione del teologo don Giuseppe Ruggieri all’«incontro co mune» del 16 maggio a Firenze su «Il Vangelo che abbiamo ricevuto», promosso da don Paolo Giannoni, oblato camaldolese dell’eremo di Mosciano (Firenze), e dallo stesso Ruggieri, con l’adesione di cristiani comuni, teologi, studiosi e alcuni gruppi e comunità ecclesiali. Il riferimento al concilio Vaticano II come «la grazia maggiore donata alla Chiesa del nostro tempo» risulta decisivo sia nella scelta dello stile dell’azione (il regime della grazia, della mitezza e della parresia), sia nel richiamo dei punti di forza attraverso i quali la Chiesa deve vivere e collocarsi nella storia degli uomini: la liturgia, la povertà e la misericordia.

Rapporto Ryan. Conclusioni e Raccomandazioni della Commissione sulle violenze sui bambini in Irlanda

Commissione d'inchiesta sulle violenze sui bambini
«Violenze corporali e psicologiche e incuria erano tratti consueti degli istituti» nelle quali hanno vissuto la maggior parte dei bambini irlandesi più poveri o svantaggiati. Si tratta delle cosiddette scuole industriali, che, gestite da religiosi, sono state caratterizzate da una vera e propria «violenza sistemica»: è questo l’incipit del Rapporto Ryan, frutto del lavoro di 9 anni della Commissione d’inchiesta sulle violenze sui bambini e dell’audizione di più di 1.000 testimoni, reso noto il 20 maggio. In questo panorama le violenze sessuali erano un corollario di percosse, umiliazioni, privazione del cibo. Sono tre le questioni principali sollevate dal Rapporto, di cui pubblichiamo le Con clusioni e le Raccomandazioni: la tenuta di un sistema – l’istituzionalizzazione dei ragazzi – che in Irlanda «ha continuato a prosperare» mentre altrove si stava progressivamente smantellando; un controllo statale «incapace di qualsiasi efficacia»; il fatto che le congregazioni religiose abbiano «potuto tollerare violazioni così gravi delle loro stesse regole». Sull’ampio dibattito nella Chiesa cattolica cf. riquadro a p. 441.

Rapporto Ryan: Conclusioni

Commissione d'inchiesta sulle violenze sui bambini
«Violenze corporali e psicologiche e incuria erano tratti consueti degli istituti» nelle quali hanno vissuto la maggior parte dei bambini irlandesi più poveri o svantaggiati. Si tratta delle cosiddette scuole industriali, che, gestite da religiosi, sono state caratterizzate da una vera e propria «violenza sistemica»: è questo l’incipit del Rapporto Ryan, frutto del lavoro di 9 anni della Commissione d’inchiesta sulle violenze sui bambini e dell’audizione di più di 1.000 testimoni, reso noto il 20 maggio. In questo panorama le violenze sessuali erano un corollario di percosse, umiliazioni, privazione del cibo. Sono tre le questioni principali sollevate dal Rapporto, di cui pubblichiamo le Con clusioni e le Raccomandazioni: la tenuta di un sistema – l’istituzionalizzazione dei ragazzi – che in Irlanda «ha continuato a prosperare» mentre altrove si stava progressivamente smantellando; un controllo statale «incapace di qualsiasi efficacia»; il fatto che le congregazioni religiose abbiano «potuto tollerare violazioni così gravi delle loro stesse regole». Sull’ampio dibattito nella Chiesa cattolica cf. riquadro a p. 441.

Rapporto Ryan. Verità dolorose

M.E. Gandolfi
È ufficiale: le violenze sui minori nelle scuole irlandesi rette dai religiosi erano una prassi diffusa e consolidata. La realtà messa in luce dal Rapporto Ryan (cf. qui a p. 436) reso noto il 20 maggio, va ben oltre le previsioni. La prima crepa nel muro d’omertà sul clima che 800 circa tra preti, suore, fratelli e laici avevano creato e mantenuto nelle scuole industriali che in 60 anni hanno visto passare 25.000 bambini tra i più disagiati, era stata aperta nel 1998 da due serie di documentari televisivi – anche negli USA furono i media a sollevare i primi casi –: Dear Daughter e States of Fear.

Rapporto Ryan: Raccomandazioni

Commissione d'inchiesta sulle violenze sui bambini
«Violenze corporali e psicologiche e incuria erano tratti consueti degli istituti» nelle quali hanno vissuto la maggior parte dei bambini irlandesi più poveri o svantaggiati. Si tratta delle cosiddette scuole industriali, che, gestite da religiosi, sono state caratterizzate da una vera e propria «violenza sistemica»: è questo l’incipit del Rapporto Ryan, frutto del lavoro di 9 anni della Commissione d’inchiesta sulle violenze sui bambini e dell’audizione di più di 1.000 testimoni, reso noto il 20 maggio. In questo panorama le violenze sessuali erano un corollario di percosse, umiliazioni, privazione del cibo. Sono tre le questioni principali sollevate dal Rapporto, di cui pubblichiamo le Con clusioni e le Raccomandazioni: la tenuta di un sistema – l’istituzionalizzazione dei ragazzi – che in Irlanda «ha continuato a prosperare» mentre altrove si stava progressivamente smantellando; un controllo statale «incapace di qualsiasi efficacia»; il fatto che le congregazioni religiose abbiano «potuto tollerare violazioni così gravi delle loro stesse regole». Sull’ampio dibattito nella Chiesa cattolica cf. riquadro a p. 441.

La stagione del dialogo. Il presidente USA Barack Obama al Cairo e all'Università Notre Dame

B. Obama
«Abbiamo la responsabilità di unirci in nome di quel mondo che desideriamo, un mondo nel quale gli estremisti non minaccino più i nostri popoli e le truppe americane siano di nuovo a casa, un mondo nel quale israeliani e palestinesi vivano sicuri ciascuno in un proprio stato e l’energia nucleare sia usata a scopi pacifici, un mondo nel quale i governi siano al servizio dei loro cittadini e siano rispettati i diritti di tutti i figli di Dio. Questi so no interessi comuni. Questo è il mon do che desideriamo. Ma possiamo ottenerlo so lo insieme». L’atteso discorso del pre sidente degli Stati Uniti Barack Oba ma all’Università Al Azhar del Cairo (4.6.2009) rappresenta un cambiamento storico nelle relazioni internazionali americane dopo l’era Bush, in particolare rispetto al mondo islamico. Lo stile del dialogo («Cuori aperti. Menti aperte. Parole equilibrate») e la percezione di una sfida epocale posta di fronte all’umanità sono anche gli accenti principali del discorso tenuto il 17 maggio alla cerimonia di laurea della cattolica Università di Notre Dame (Indiana, USA). Sulle polemiche intorno alla laurea honoris causa conferita al presidente cf. Regno-att. 8,2009,239.

La stagione del dialogo: un nuovo inizio. All'Università islamica Al Azhar del Cairo, Egitto

B. Obama
«Abbiamo la responsabilità di unirci in nome di quel mondo che desideriamo, un mondo nel quale gli estremisti non minaccino più i nostri popoli e le truppe americane siano di nuovo a casa, un mondo nel quale israeliani e palestinesi vivano sicuri ciascuno in un proprio stato e l’energia nucleare sia usata a scopi pacifici, un mondo nel quale i governi siano al servizio dei loro cittadini e siano rispettati i diritti di tutti i figli di Dio. Questi so no interessi comuni. Questo è il mon do che desideriamo. Ma possiamo ottenerlo so lo insieme». L’atteso discorso del pre sidente degli Stati Uniti Barack Oba ma all’Università Al Azhar del Cairo (4.6.2009) rappresenta un cambiamento storico nelle relazioni internazionali americane dopo l’era Bush, in particolare rispetto al mondo islamico. Lo stile del dialogo («Cuori aperti. Menti aperte. Parole equilibrate») e la percezione di una sfida epocale posta di fronte all’umanità sono anche gli accenti principali del discorso tenuto il 17 maggio alla cerimonia di laurea della cattolica Università di Notre Dame (Indiana, USA). Sulle polemiche intorno alla laurea honoris causa conferita al presidente cf. Regno-att. 8,2009,239.

La stagione del dialogo: cuori aperti, parole responsabili. All'Università di Notre Dame

B. Obama
«Abbiamo la responsabilità di unirci in nome di quel mondo che desideriamo, un mondo nel quale gli estremisti non minaccino più i nostri popoli e le truppe americane siano di nuovo a casa, un mondo nel quale israeliani e palestinesi vivano sicuri ciascuno in un proprio stato e l’energia nucleare sia usata a scopi pacifici, un mondo nel quale i governi siano al servizio dei loro cittadini e siano rispettati i diritti di tutti i figli di Dio. Questi so no interessi comuni. Questo è il mon do che desideriamo. Ma possiamo ottenerlo so lo insieme». L’atteso discorso del pre sidente degli Stati Uniti Barack Oba ma all’Università Al Azhar del Cairo (4.6.2009) rappresenta un cambiamento storico nelle relazioni internazionali americane dopo l’era Bush, in particolare rispetto al mondo islamico. Lo stile del dialogo («Cuori aperti. Menti aperte. Parole equilibrate») e la percezione di una sfida epocale posta di fronte all’umanità sono anche gli accenti principali del discorso tenuto il 17 maggio alla cerimonia di laurea della cattolica Università di Notre Dame (Indiana, USA). Sulle polemiche intorno alla laurea honoris causa conferita al presidente cf. Regno-att. 8,2009,239.

Il Regno Documenti 13 2009. La rivista completa

Redazione
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Populorum progressio. Lo sviluppo dei popoli

Paolo VI
In un contesto mondiale dominato da scissioni, contrapposizioni e sproporzioni, la Populorum progressio richiama l’attenzione su ciò che è l’autentico metro per lo sviluppo: la persona reale, in quanto singolo, gruppo umano o universalità. Lo ha affermato il 17 ottobre 2007 a New York mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino e primate d’Irlanda, nel discorso tenuto alle Nazioni Unite in occasione del XL anniversario dell’enciclica di papa Paolo VI sullo sviluppo dei popoli (Pasqua 1967; cf. il fascicolo monografico Regno-doc 8,1967,123ss e Regno-att. 9,1967,194ss).