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Documenti, 5/2009

La famiglia oggi secondo la Bibbia. Raniero Cantalamessa al VI Incontro mondiale delle famiglie

R. Cantalamessa
«Ci troviamo di fronte a una contestazione apparentemente globale del progetto biblico su sessualità, matrimonio e famiglia… Come comportarsi di fronte al fenomeno?» si chiede p. Raniero Cantalamessa ofmcap, predicatore della Casa pontificia, a conclusione della relazione con cui ha aperto, il 14 gennaio, il Congresso teologico-pastorale al VI Incontro mondiale delle famiglie a Città del Messico (14-18 gennaio; cf. riquadro alle pp. 132-133). «Il primo errore da evitare… è quello di passare tutto il tempo a controbattere le teorie contrarie, finendo per dare loro più importanza di quello che meritano… Un altro errore sarebbe quello di puntare tutto su leggi dello stato per difendere i valori cristiani… Il Concilio ha inaugurato un metodo nuovo che è di dialogo, non di scontro con il mondo; un metodo che non esclude neppure l’autocritica». Il suo intervento su «I rapporti e i valori familiari secondo la Bibbia», diviso in tre parti, offre (nelle prime due) una rilettura del progetto iniziale di Dio su matrimonio e famiglia e le realizzazioni uma ne nell’Antico e nel Nuovo Testa mento, e (nella terza) conclude con una riflessione su che cosa dice a noi oggi l’insegnamento biblico.

La famiglia, patrimonio dell'umanità

L. Truzzi
La famiglia, formatrice ai valori umani e cristiani» è stato il tema del VI Incontro mondiale delle famiglie, svoltosi a Città del Messico dal 14 al 18 gennaio 2009. Come di consueto, i primi tre giorni sono stati dedicati al Congresso teologico-pastorale, che ha approfondito tre tematiche di fondo: «I rapporti e i valori familiari», «Famiglia e sessualità» e «La vocazione educatrice della famiglia», attraverso interventi, ricerche, tavole rotonde e testimonianze di alcuni organismi e associazioni che aiutano la famiglia nella formazione ai valori. Sono stati 98 i paesi rappresentati, migliaia i partecipanti al congresso, centinaia di migliaia gli intervenuti alla celebrazione conclusiva; 200 i vescovi e 30 i cardinali; oltre 300 i giornalisti accreditati (ma ben 258 messicani). Un bilancio positivo, secondo il Comitato organizzatore.

La visita ai seminari degli Stati Uniti. Rapporto della Congregazione per l'educazione cattolica

Z. card. Grocholewski, J.-L. Brugués
La visita «è stata positiva»: nei seminari degli Stati Uniti prevale un senso di stabilità, anche grazie alla nomina di rettori saggi e fedeli alla Chiesa, e le «difficoltà in campo morale» incontrate nei decenni passati sembrano superate, anche se «qua e là continua a emergere l’uno o l’altro caso di immoralità, ancora di solito di natura omosessuale. Tuttavia in genere ora i superiori affrontano questi casi rapidamente e in modo adeguato». Tra le raccomandazioni, una maggiore attenzione alla teologia morale e un mag gior coinvolgimento del vescovo. Il progetto era nato nel corso dell’incontro interdicasteriale dell’aprile 2002 tra Giovanni Paolo II, i cardinali statunitensi, i vertici della Conferenza dei vescovi e i capi dei dicasteri romani interessati dalla crisi seguita alla rivelazione delle violenze sessuali ai danni di minori compiute nel recente passato da un certo numero di sacerdoti (cf. Regno-att. 10,2002,312). Coordinata da mons. Edwin F. O’Brien, oggi arcivescovo di Baltimora, la visita si è svolta tra il 2005 e il 2006 e ha visto coinvolti 117 vescovi e formatori di seminario, che hanno lavorato in gruppi di tre o quattro.

Chiesa nel Sud, Chiese del Sud. Convegno delle Chiese del Mezzogiorno (Napoli, 12-13.2.2009)

C. card. Sepe, G. Savagnone, A. Superbo
«Se si fossero riuniti ottanta vescovi del Nord-est, sarebbero su tutte le prime pagine...»: è l’emblematico commento che circolava tra gli addetti ai lavori del Con vegno «Chiesa nel Sud, Chiese del Sud. Nel futuro da credenti responsabili», organizzato dalla Chiesa di Na poli (12-13.2.2009) per riflettere con i vescovi di Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata sui vent’anni trascorsi dal documento della CEI Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzo giorno. L’obiettivo di offrire alla stessa CEI un contributo «per quanto vorrà realizzare in occasione di questo anniversario» (cf. le «Indicazioni di percorso» di mons. Superbo) è passato attraverso quattro relazioni assai franche, pronunciate da P. Barucci, G. Sava gnone (qui pubblicata), S. Pajno e C. Greco. La Chiesa «ha un ruolo decisivo» tra le risorse interne su cui il Mezzogiorno deve puntare se vuole uscire dalla sua difficile situazione. Ma finché prevarrà la pastorale del rito sganciato dalla vita reale, «della difesa dell’esistente, dell’individualismo, non saranno i documenti ufficiali né i convegni (...) a cambiare le nostre Chiese e non saranno, di conseguenza, le nostre Chiese a cambiare il Meridione» (Savagnone).

Chiesa nel Sud, Chiese del Sud. Nel futuro da credenti responsabili. Card. Crescenzio Sepe

C. card. Sepe
«Se si fossero riuniti ottanta vescovi del Nord-est, sarebbero su tutte le prime pagine...»: è l’emblematico commento che circolava tra gli addetti ai lavori del Con vegno «Chiesa nel Sud, Chiese del Sud. Nel futuro da credenti responsabili», organizzato dalla Chiesa di Na poli (12-13.2.2009) per riflettere con i vescovi di Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata sui vent’anni trascorsi dal documento della CEI Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzo giorno. L’obiettivo di offrire alla stessa CEI un contributo «per quanto vorrà realizzare in occasione di questo anniversario» (cf. le «Indicazioni di percorso» di mons. Superbo) è passato attraverso quattro relazioni assai franche, pronunciate da P. Barucci, G. Sava gnone (qui pubblicata), S. Pajno e C. Greco. La Chiesa «ha un ruolo decisivo» tra le risorse interne su cui il Mezzogiorno deve puntare se vuole uscire dalla sua difficile situazione. Ma finché prevarrà la pastorale del rito sganciato dalla vita reale, «della difesa dell’esistente, dell’individualismo, non saranno i documenti ufficiali né i convegni (...) a cambiare le nostre Chiese e non saranno, di conseguenza, le nostre Chiese a cambiare il Meridione» (Savagnone).

Chiesa nel Sud, Chiese del Sud. La sollecitudine e la responsabilità delle Chiese. G. Savagnone

G. Savagnone
«Se si fossero riuniti ottanta vescovi del Nord-est, sarebbero su tutte le prime pagine...»: è l’emblematico commento che circolava tra gli addetti ai lavori del Con vegno «Chiesa nel Sud, Chiese del Sud. Nel futuro da credenti responsabili», organizzato dalla Chiesa di Na poli (12-13.2.2009) per riflettere con i vescovi di Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata sui vent’anni trascorsi dal documento della CEI Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzo giorno. L’obiettivo di offrire alla stessa CEI un contributo «per quanto vorrà realizzare in occasione di questo anniversario» (cf. le «Indicazioni di percorso» di mons. Superbo) è passato attraverso quattro relazioni assai franche, pronunciate da P. Barucci, G. Sava gnone (qui pubblicata), S. Pajno e C. Greco. La Chiesa «ha un ruolo decisivo» tra le risorse interne su cui il Mezzogiorno deve puntare se vuole uscire dalla sua difficile situazione. Ma finché prevarrà la pastorale del rito sganciato dalla vita reale, «della difesa dell’esistente, dell’individualismo, non saranno i documenti ufficiali né i convegni (...) a cambiare le nostre Chiese e non saranno, di conseguenza, le nostre Chiese a cambiare il Meridione» (Savagnone).

Chiesa nel Sud, Chiese del Sud. Indicazioni di percorso. Mons. Agostino Superbo

A. Superbo
«Se si fossero riuniti ottanta vescovi del Nord-est, sarebbero su tutte le prime pagine...»: è l’emblematico commento che circolava tra gli addetti ai lavori del Con vegno «Chiesa nel Sud, Chiese del Sud. Nel futuro da credenti responsabili», organizzato dalla Chiesa di Na poli (12-13.2.2009) per riflettere con i vescovi di Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata sui vent’anni trascorsi dal documento della CEI Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzo giorno. L’obiettivo di offrire alla stessa CEI un contributo «per quanto vorrà realizzare in occasione di questo anniversario» (cf. le «Indicazioni di percorso» di mons. Superbo) è passato attraverso quattro relazioni assai franche, pronunciate da P. Barucci, G. Sava gnone (qui pubblicata), S. Pajno e C. Greco. La Chiesa «ha un ruolo decisivo» tra le risorse interne su cui il Mezzogiorno deve puntare se vuole uscire dalla sua difficile situazione. Ma finché prevarrà la pastorale del rito sganciato dalla vita reale, «della difesa dell’esistente, dell’individualismo, non saranno i documenti ufficiali né i convegni (...) a cambiare le nostre Chiese e non saranno, di conseguenza, le nostre Chiese a cambiare il Meridione» (Savagnone).

In preghiera per Eluana Englaro. Card. D. Tettamanzi e mons. P. Brollo

P. Brollo
«La tragedia che scuote il Friuli in queste ore ... deve promuovere in ciascuno di noi un profondo senso della sacralità della vita ... dalla nascita fino alla morte» (mons. Brollo, Udine). «Preghiamo perché le nostre comunità cristiane sappiano offrire ... la testimonianza del valore di ogni vita umana e del servizio a essa, specialmente nelle condizioni di fragilità, di malattia, di povertà, di pericolo» (card. Tet tamanzi, Milano). Sono le ultime parole pronunciate dai vescovi su Eluana Englaro, la donna di 38 anni in stato vegetativo permanente morta a Udine il 9 febbraio dopo che la magistratura, al termine di un lungo e controverso iter giudiziario, aveva autorizzato l’interruzione dell’alimentazione e idratazione artificiali (cf. Regno-att. 14,2008,484; 4,2009,75 e 138-139 e in questo numero alle pp. 169-172). Il card. Tettamanzi si rivolge dapprima alle suore misericordine, che hanno assistito per lunghi anni Eluana Englaro in una clinica di Lecco, e poi ai fedeli riuniti sempre a Lecco dopo aver appreso la notizia della morte. Mons. Brollo pronuncia l’omelia durante una veglia di preghiera celebrata a Udine la sera prima della morte.

In preghiera per Eluana Englaro. La sofferenza del distacco. Lettere del card. Tettamanzi

D. card. Tettamanzi
«La tragedia che scuote il Friuli in queste ore ... deve promuovere in ciascuno di noi un profondo senso della sacralità della vita ... dalla nascita fino alla morte» (mons. Brollo, Udine). «Preghiamo perché le nostre comunità cristiane sappiano offrire ... la testimonianza del valore di ogni vita umana e del servizio a essa, specialmente nelle condizioni di fragilità, di malattia, di povertà, di pericolo» (card. Tet tamanzi, Milano). Sono le ultime parole pronunciate dai vescovi su Eluana Englaro, la donna di 38 anni in stato vegetativo permanente morta a Udine il 9 febbraio dopo che la magistratura, al termine di un lungo e controverso iter giudiziario, aveva autorizzato l’interruzione dell’alimentazione e idratazione artificiali (cf. Regno-att. 14,2008,484; 4,2009,75 e 138-139 e in questo numero alle pp. 169-172). Il card. Tettamanzi si rivolge dapprima alle suore misericordine, che hanno assistito per lunghi anni Eluana Englaro in una clinica di Lecco, e poi ai fedeli riuniti sempre a Lecco dopo aver appreso la notizia della morte. Mons. Brollo pronuncia l’omelia durante una veglia di preghiera celebrata a Udine la sera prima della morte.

In preghiera per Eluana Englaro. Il senso di ogni vita. Omelia di mons. Brollo

P. Brollo
«La tragedia che scuote il Friuli in queste ore ... deve promuovere in ciascuno di noi un profondo senso della sacralità della vita ... dalla nascita fino alla morte» (mons. Brollo, Udine). «Preghiamo perché le nostre comunità cristiane sappiano offrire ... la testimonianza del valore di ogni vita umana e del servizio a essa, specialmente nelle condizioni di fragilità, di malattia, di povertà, di pericolo» (card. Tet tamanzi, Milano). Sono le ultime parole pronunciate dai vescovi su Eluana Englaro, la donna di 38 anni in stato vegetativo permanente morta a Udine il 9 febbraio dopo che la magistratura, al termine di un lungo e controverso iter giudiziario, aveva autorizzato l’interruzione dell’alimentazione e idratazione artificiali (cf. Regno-att. 14,2008,484; 4,2009,75 e 138-139 e in questo numero alle pp. 169-172). Il card. Tettamanzi si rivolge dapprima alle suore misericordine, che hanno assistito per lunghi anni Eluana Englaro in una clinica di Lecco, e poi ai fedeli riuniti sempre a Lecco dopo aver appreso la notizia della morte. Mons. Brollo pronuncia l’omelia durante una veglia di preghiera celebrata a Udine la sera prima della morte.

Scongiurando l'eutanasia. Le disposizioni di fine vita. Gruppo di riflessione bioetica della COMECE

Gruppo di riflessione bioetica della COMECE
Di fronte alla morte di Eluana Englaro si è un poco acquietato l’aspro dibattito pubblico scatenatosi in Italia intorno alla sua vicenda (cf. Regno-att. 14,2008,484; 4,2009,75 e 138-139 e in questo numero alle pp. 166-168) e avente in definitiva per oggetto l’approvazione di una legge sulle «disposizioni di fine vita» e il peso che, in tale legge, avranno le posizioni della Chiesa cattolica tese a scongiurare la legalizzazione di qualsiasi forma, anche passiva, di eutanasia, quale in particolare la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali nei malati in stato vegetativo permanente. Proponiamo il contributo di due riflessioni «non italiane»: l’una, risalente al 2005, sulle disposizioni di fine vita e l’altra, appena resa pubblica, sull’alimentazione e l’idratazione artificiali. Sono state elaborate, alla luce del magistero ecclesiale, rispettivamente dal Gruppo di riflessione bioetica costituito dal 1996 presso la Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE) e dal Coordinamento dei comitati di bioetica dei gesuiti degli Stati Uniti, costituitosi nel 2007 anche a seguito del «caso» Terri Schiavo.

Scongiurando l'eutanasia. Gruppo di riflessione bioetica della COMECE e Comitati dei gesuiti USA

Gruppo riflessione bioetica COMECE, Coordinamento programmi bioetica gesuiti
Di fronte alla morte di Eluana Englaro si è un poco acquietato l’aspro dibattito pubblico scatenatosi in Italia intorno alla sua vicenda (cf. Regno-att. 14,2008,484; 4,2009,75 e 138-139 e in questo numero alle pp. 166-168) e avente in definitiva per oggetto l’approvazione di una legge sulle «disposizioni di fine vita» e il peso che, in tale legge, avranno le posizioni della Chiesa cattolica tese a scongiurare la legalizzazione di qualsiasi forma, anche passiva, di eutanasia, quale in particolare la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali nei malati in stato vegetativo permanente. Proponiamo il contributo di due riflessioni «non italiane»: l’una, risalente al 2005, sulle disposizioni di fine vita e l’altra, appena resa pubblica, sull’alimentazione e l’idratazione artificiali. Sono state elaborate, alla luce del magistero ecclesiale, rispettivamente dal Gruppo di riflessione bioetica costituito dal 1996 presso la Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE) e dal Coordinamento dei comitati di bioetica dei gesuiti degli Stati Uniti, costituitosi nel 2007 anche a seguito del «caso» Terri Schiavo.

Scongiurando l'eutanasia. L'assunzione di cibo. Comitati di bioetica dei gesuiti USA

Coortinamento dei programmi di bioetica dei gesuiti
Di fronte alla morte di Eluana Englaro si è un poco acquietato l’aspro dibattito pubblico scatenatosi in Italia intorno alla sua vicenda (cf. Regno-att. 14,2008,484; 4,2009,75 e 138-139 e in questo numero alle pp. 166-168) e avente in definitiva per oggetto l’approvazione di una legge sulle «disposizioni di fine vita» e il peso che, in tale legge, avranno le posizioni della Chiesa cattolica tese a scongiurare la legalizzazione di qualsiasi forma, anche passiva, di eutanasia, quale in particolare la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali nei malati in stato vegetativo permanente. Proponiamo il contributo di due riflessioni «non italiane»: l’una, risalente al 2005, sulle disposizioni di fine vita e l’altra, appena resa pubblica, sull’alimentazione e l’idratazione artificiali. Sono state elaborate, alla luce del magistero ecclesiale, rispettivamente dal Gruppo di riflessione bioetica costituito dal 1996 presso la Commissione degli episcopati della Comunità europea (COMECE) e dal Coordinamento dei comitati di bioetica dei gesuiti degli Stati Uniti, costituitosi nel 2007 anche a seguito del «caso» Terri Schiavo.

Assoluzione generale e confessione intividuale. Decreto e nota pastorale Conferenza vescovi svizzeri

K. Koch, F. Gmur, Conferenza dei vescovi svizzeri
«Le celebrazioni penitenziali collettive devono concludersi, secondo le norme del rituale, o con la confessione e l’assoluzione individuali o con una semplice domanda di perdono di forma deprecativa (sotto forma di preghiera)… L’assoluzione generale non può pertanto essere concessa se non in caso di “pericolo imminente di morte” (CIC can. 961 § 1, 1°)». Con un apposito decreto – «Revisioni delle norme particolari del Codice di diritto canonico (serie VI). Decreto riguardante il can. 961 del CIC» – la Conferenza dei vescovi svizzeri riduce le celebrazioni penitenziali con assoluzione generale. Il documento, pubblicato il 1° gennaio, armonizza la prassi penitenziale dei cattolici svizzeri a quella prevista dal Codice di diritto canonico (CIC) e dal motu proprio Misericordia Dei del 2002. Si conclude così un percorso di sperimentazione iniziato nel 1974; già nella nota pastorale Impulsi per rinnovare la confessione individuale nel quadro della pastorale del perdono (6.12.2007) i vescovi riconoscevano la necessità di rinnovare la consuetudine pastorale della confessione individuale, limitando l’uso dell’assoluzione generale (cf. Regno-att. 4,2009,91).

Assoluzione generale, confessione intividuale. Revisioni delle norme particolari. Decr. can. 961 CIC

K. Koch, F. Gmur
«Le celebrazioni penitenziali collettive devono concludersi, secondo le norme del rituale, o con la confessione e l’assoluzione individuali o con una semplice domanda di perdono di forma deprecativa (sotto forma di preghiera)… L’assoluzione generale non può pertanto essere concessa se non in caso di “pericolo imminente di morte” (CIC can. 961 § 1, 1°)». Con un apposito decreto – «Revisioni delle norme particolari del Codice di diritto canonico (serie VI). Decreto riguardante il can. 961 del CIC» – la Conferenza dei vescovi svizzeri riduce le celebrazioni penitenziali con assoluzione generale. Il documento, pubblicato il 1° gennaio, armonizza la prassi penitenziale dei cattolici svizzeri a quella prevista dal Codice di diritto canonico (CIC) e dal motu proprio Misericordia Dei del 2002. Si conclude così un percorso di sperimentazione iniziato nel 1974; già nella nota pastorale Impulsi per rinnovare la confessione individuale nel quadro della pastorale del perdono (6.12.2007) i vescovi riconoscevano la necessità di rinnovare la consuetudine pastorale della confessione individuale, limitando l’uso dell’assoluzione generale (cf. Regno-att. 4,2009,91).

Assoluzione generale, confessione intividuale. Rinnovare la confessione individuale. Nota pastorale

K. Koch, Conferenza dei vescovi svizzeri
«Le celebrazioni penitenziali collettive devono concludersi, secondo le norme del rituale, o con la confessione e l’assoluzione individuali o con una semplice domanda di perdono di forma deprecativa (sotto forma di preghiera)… L’assoluzione generale non può pertanto essere concessa se non in caso di “pericolo imminente di morte” (CIC can. 961 § 1, 1°)». Con un apposito decreto – «Revisioni delle norme particolari del Codice di diritto canonico (serie VI). Decreto riguardante il can. 961 del CIC» – la Conferenza dei vescovi svizzeri riduce le celebrazioni penitenziali con assoluzione generale. Il documento, pubblicato il 1° gennaio, armonizza la prassi penitenziale dei cattolici svizzeri a quella prevista dal Codice di diritto canonico (CIC) e dal motu proprio Misericordia Dei del 2002. Si conclude così un percorso di sperimentazione iniziato nel 1974; già nella nota pastorale Impulsi per rinnovare la confessione individuale nel quadro della pastorale del perdono (6.12.2007) i vescovi riconoscevano la necessità di rinnovare la consuetudine pastorale della confessione individuale, limitando l’uso dell’assoluzione generale (cf. Regno-att. 4,2009,91).

Il carisma della parola e della vita. G. Zizola nel centenario della nascita di mons. H. Camara

G. Zizola
Era il 28 ottobre 1964, dom Helder Camara, da pochi mesi destinato alle diocesi di Olinda e Recife in Brasile, ringraziava extra aulam i giornalisti «che aiutano il Concilio ad avanzare», responsabili «non solo di diffondere quello che si fa in San Pietro ma anche di non smussare gli spigoli», domandando in seguito: «Quando noi vescovi avremo l’umiltà e l’intelligenza di imparare dai laici e specialmente dai giornalisti, la maniera di parlare e di interessare… ?». Non è però un «cristianesimo della presenza», anche mediatica, quello che Giancarlo Zizola, tra i più noti vaticanisti italiani, «osservatore partecipante» del Concilio e della sua recezione, tratteggia col pennello del giornalista e dell’amico, nel convegno «La forza delle idee» tenutosi all’Uni versità Cattolica di Milano il 14 febbraio scorso per celebrare i cento anni dalla nascita del vescovo brasiliano (7.2.1909). Il carisma comunicativo di dom Helder parla nella sua testimonianza di «vescovo degli ultimi», nel desiderio di «riparare la Chiesa» e costruire la pace, che Camara continua a sussurrare anche oggi.

Il Regno Documenti 05 2009. La rivista completa

La Redazione
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