D
Documenti

Documenti, 19/2016

500° della Riforma: commemorazione comune

Papa Francesco, il rev. Martin Junge e la Dichiarazione congiunta il 31 ottobre 2016 nella Cattedrale di Lund, Svezia

Francesco; Martin Junge

«Mentre siamo profondamente grati per i doni spirituali e teologici ricevuti attraverso la Riforma, confessiamo e deploriamo davanti a Cristo il fatto che luterani e cattolici hanno ferito l’unità visibile della Chiesa. Differenze teologiche sono state accompagnate da pregiudizi e conflitti e la religione è stata strumentalizzata per fini politici». E «rifiutiamo categoricamente ogni odio e ogni violenza, passati e presenti, specialmente quelli attuati in nome della religione. Oggi ascoltiamo il comando di Dio di mettere da parte ogni conflitto» (Dichiarazione congiunta). Il 31 ottobre 2016 nella cattedrale luterana di Lund, in Svezia, l’inizio del 500° anniversario della Riforma luterana – per la prima volta nella storia – è stato commemorato insieme dalla Chiesa cattolica, rappresentata da papa Francesco, e dalla Federazione luterana mondiale, rappresentata dal presidente, il vescovo Munib A. Younan, e dal segretario generale, il rev. Martin Junge. Nel corso della Preghiera comune le due confessioni hanno chiesto reciprocamente perdono e assunto i 5 imperativi ecumenici del rapporto Dal conflitto alla comunione del 2013 (suppl. a Regno-doc. 11,2013). Più tardi, nello stadio di Malmö, gli organismi di servizio delle due confessioni hanno firmato una comune Dichiarazione d’intenti (qui a p. 587).

Dichiarazione d’intenti: servire insieme

Michel Roy; Maria Immonen

Contestualmente all’evento pubblico tenutosi il 31 ottobre presso lo stadio di Malmö, con la partecipazione di papa Francesco e del presidente e segretario della Federazione luterana mondiale (FLM), rispettivamente il vescovo Munib A. Younan e il rev. Martin Junge, i direttori degli organismi di servizio delle due confessioni cristiane hanno firmato una Dichiarazione d’intenti che pubblichiamo in una nostra traduzione dall’inglese (da originale in nostro possesso).

Consolazione compassione discernimento

Discorso alla 36° Congregazione generale della Compagnia di Gesù

Francesco

Il 24 ottobre papa Francesco ha rivolto un discorso ai delegati riuniti a Roma per la 36a Congregazione generale della Compagnia di Gesù, che ha portato, la mattina del 14 ottobre, all’elezione del nuovo preposito generale dell’ordine, il venezuelano padre Arturo Sosa Abascal. Ricordando le parole dei suoi predecessori, il papa ha confermato che la Chiesa continua a rivolgersi con fiducia ai gesuiti, e ha esortato la Compagnia a proseguire il suo cammino: «Il camminare, per Ignazio – dice il papa – non è un mero andare vagando, ma si traduce in qualcosa di qualitativo». 

Il pontefice ha indicato tre punti, che devono far compiere un passo avanti alla Compagnia nella sua missione. Il primo è quello della consolazione, perché è «compito proprio della Compagnia consolare il popolo fedele e aiutare con il discernimento affinché il nemico della natura umana non ci sottragga la gioia»; il secondo la compassione, dal momento che «il Signore… ci invia per far giungere con tutta la sua efficacia la stessa misericordia ai più poveri»; infine il discernimento, poiché «il servizio del buon animo e del discernimento ci fa essere uomini di Chiesa – non clericali, ma ecclesiali – uomini “per gli altri”, senza alcuna cosa propria che isoli ma mettendo in comunione e al servizio tutto ciò che abbiamo». 

P. Arturo Sosa: cercare l’impossibile

Arturo Sosa Abascal

Il giorno successivo all’elezione a nuovo preposito generale della Compagnia di Gesù, il 15 ottobre, p. Arturo Sosa Abascal sj ha celebrato una messa di ringraziamento nella Chiesa del Gesù, a Roma. Ecco l’omelia di p. Sosa in forma integrale (gc36.org).

De concordia inter Codices

De concordia inter Codices

Francesco

Con la lettera apostolica De concordia inter Codices, pubblicata il 15 settembre, papa Francesco modifica alcune norme del Codice di diritto canonico (CIC), con lo scopo di renderle più armoniche rispetto alle previsioni del Codice dei canoni delle Chiese orientali (CCEO). «L’obiettivo delle norme introdotte con il presente motu proprio – scrive il pontefice – è quello di raggiungere una disciplina concorde che offra certezza nel modo di agire pastorale nei casi concreti». I due corpi legislativi, pur essendo autonomi, possiedono alcune norme comuni, specialmente per quanto riguarda i rapporti tra soggetti appartenenti rispettivamente alla Chiesa latina e alle Chiese orientali, che se non perfettamente concordi potrebbero portare a difficoltà giuridiche e pastorali. La questione, nota da tempo, si è fatta più urgente negli ultimi anni, a causa della mobilità della popolazione mondiale, che «ha determinato la presenza di un notevole numero di fedeli orientali in territori latini». La lettera si compone di 11 articoli, che vanno a riformare altrettanti canoni del CIC, ed è il frutto del lavoro di una commissione di esperti del Pontificio consiglio per i testi legislativi, che ha deliberato il nuovo testo durante la sua sessione plenaria.

Rispondere alle esigenze pastorali

Juan Ignacio Arrieta

Pubblichiamo un articolo apparso il 16 settembre su L’Osservatore romano, a firma di mons. Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio consiglio per i testi legislativi, che fornisce un commento alla lettera apostolica De concordia inter Codices, con cui papa Francesco stabilisce delle modifiche normative ad alcuni canoni del Codice di diritto canonico per armonizzarli con le analoghe previsioni contenute nel Codice dei canoni delle Chiese orientali.

 

I beni temporali

Lettera apostolica circa alcune competenze in materia finanziaria

Francesco

Definire, in maniera chiara e inequivoca, le rispettive competenze e ambiti d’azione tra la Segreteria per l’economia e l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, il loro modo di procedere e il reciproco coordinamento: sono questi i contenuti della lettera apostolica I beni temporali, pubblicata il 9 luglio, mediante la quale il pontefice intende fornire sia una corretta interpretazione sia una concreta applicazione degli statuti che regolano il funzionamento dei due enti. La lettera ribadisce «la direttiva fondamentale che è necessario separare in maniera netta e inequivocabile la gestione diretta del patrimonio dal controllo e vigilanza sull’attività di gestione. A tale scopo, è della massima importanza che gli organismi di vigilanza siano separati da quelli vigilati». Queste nuove direttive si sono rese necessarie dopo un periodo di sperimentazione dei nuovi organismi di controllo e gestione delle risorse economiche, ovvero il Consiglio per l’economia, la Segreteria per l’economia e l’Ufficio del revisore generale, istituiti con il motu proprio Fidelis dispensator et prudens del 2014 (Regno-doc. 7,2014,200), e incaricati di vigilare con la massima attenzione affinché le risorse economiche della Santa Sede siano sempre al servizio del culto divino, del sostentamento del clero, dell’apostolato e delle opere di carità.

Agenda Documenti

13 settembre 2016. Vescovi argentini e Amoris laetitia. Il 13 settembre viene pubblicata una nota, intitolata Criteri fondamentali per l’applicazione del c. VIII dell’Amoris laetitia, firmata il 5 settembre e inviata dai vescovi argentini ai sacerdoti del paese per «offrire alcuni criteri minimi» sul «possibile accesso di alcuni divorziati risposati ai sacramenti»...

Ad resurgendum cum Christo

Istruzione circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri

Congregazione per la dottrina della fede

La Chiesa cattolica non scorge ragioni dottrinali per impedire la prassi della cremazione dei fedeli defunti – benché continui a ritenere preferibile l’inumazione dei cadaveri –, purché tale pratica non sia scelta in esplicito contrasto alla religione cristiana; ribadisce che la conservazione delle ceneri nelle abitazioni domestiche non è consentita, a meno di «circostanze gravi ed eccezionali, dipendenti da condizioni culturali di carattere locale»; in ogni caso, è vietata la dispersione delle ceneri nell’ambiente, la loro trasformazione in oggetti ricordo o gioielli.

Sono questi i contenuti principali dell’istruzione Ad resurgendum cum Christo, pubblicata il 25 ottobre dalla Congregazione per la dottrina della fede. Il breve documento non è il primo a occuparsi della questione, poiché già nel 1963 l’allora Sant’Uffizio aveva emanato un’analoga istruzione, che apriva per la prima volta ai cattolici la possibilità della cremazione. Ma negli ultimi decenni «si sono diffuse anche nuove idee in contrasto con la fede della Chiesa», quindi «la Congregazione per la dottrina della fede ha ritenuto opportuna la pubblicazione di una nuova istruzione, allo scopo di ribadire le ragioni dottrinali e pastorali per la preferenza della sepoltura dei corpi e di emanare norme per quanto riguarda la conservazione delle ceneri nel caso della cremazione».

Maria, speranza e aurora di salvezza

Lettera dell’arcivescovo di Milano card. Angelo Scola per l’anno pastorale 2016-2017

card. Angelo Scola

S’intitola «Maria, speranza e aurora di salvezza del mondo intero». Indicazioni per «Educarsi al pensiero di Cristo». Anno pastorale 2016-2017, la nuova lettera del card. Angelo Scola, pubblicata lo scorso 8 settembre, in occasione della festività di Maria nascente e indirizzata a tutta la Chiesa ambrosiana. Per il nuovo anno che inizia, l’arcivescovo di Milano desidera riprendere il discorso avviato con l’ultima lettera pastorale, Educarsi al pensiero di Cristo, e pone al centro della sua riflessione l’educazione ai pensieri e sentimenti di Cristo, vero cuore della fede e della vita delle comunità. L’arcivescovo propone alcune indicazioni con cui concretizzare, nella vita delle parrocchie e dei decanati della diocesi, l’adesione alla mentalità di Gesù: «approfondire la proposta della comunità educante non solo in riferimento all’iniziazione cristiana, ma estendendola, con le necessarie integrazioni, a tutte le età e le realtà espressive della vita della Chiesa», assumere «il criterio della pluriformità nell’unità per il bene di tutti», riscoprire la «testimonianza gioiosa e quotidiana delle famiglie cristiane che mostri a tutti la bellezza dell’amore», proseguire «il cammino, iniziale ma assai decisivo, sulla riforma del clero e della vita consacrata».

Il cancro della corruzione

I vescovi del Kenya

Che il «cancro» della corruzione «si sia diffuso in tutti i poteri del governo e che si stia estendendo sia nel governo nazionale sia in quelli locali, così come in altri settori della società keniota, può indurre a perdere la speranza e a rinunciare a combattere. Non possiamo arrenderci. Ora è il momento di alzarci e di affrontare questa malattia perniciosa con tutte le armi che abbiamo». L’11 aprile i vescovi del Kenya hanno pubblicato una Dichiarazione sullo stato della nazione, che entra direttamente sulle più vive questioni politiche del paese africano, dalla decisione – fortemente polarizzante – della Corte penale internazionale di non processare il vice presidente William Ruto e l’ex giornalista radiofonico Arap Sang per le violenze post-elettorali del 2007-2008, alla gravissima piaga della corruzione che affligge lo stato e tradisce le aspirazioni dei fondatori della «grande nazione». Il richiamo dei vescovi a una reazione morale del paese ha come riferimento forte le parole del papa in Kenya contro la corruzione e il tribalismo, nel suo viaggio del novembre scorso (cf. Regno-doc. 37,2015,4).

Il bicentenario dell’indipendenza

I vescovi dell'Argentina

«L’ideale di vivere l’Argentina come una grande famiglia, dove la fraternità, la solidarietà e il bene comune uniscono tutti noi che pellegriniamo in questa storia comune, è ben lungi dall’essere raggiunto». Durante la loro 11a Assemblea plenaria, tenutasi a Pilar dall’11 al 15 aprile 2016, i vescovi argentini hanno approvato il documento Bicentenario dell’indipendenza. Tempo per l’incontro fraterno degli argentini, che è stato poi pubblicato il 12 maggio a Buenos Aires nel corso di un’apposita conferenza stampa. I vescovi, che celebrano i 200 anni dalla fondazione della «casa comune» argentina (9 luglio 1816) come la nascita di «un nuovo popolo», evidenziano però che «l’indipendenza e la libertà, proclamate due secoli fa, non si sono sempre tradotte in un tempo di pace e di progresso per tutti. Province povere e famiglie indigenti e senza casa, con molti argentini ai margini o al di fuori del mondo del lavoro, non riflettono le aspirazioni dei congressisti federali riuniti a Tucumán». I problemi più gravi che vengono individuati sono la corruzione, la disuguaglianza, la droga, la devastazione ambientale. L’8 luglio papa Francesco ha inviato al presidente della Conferenza episcopale argentina un messaggio per il popolo argentino (qui a p. 625).

Per la nostra patria grande

Francesco

In una lettera indirizzata l’8 luglio a mons. José Maria Arancedo, presidente della Conferenza episcopale argentina, alla vigilia della celebrazione del bicentenario dell’indipendenza del Paese (9 luglio 1816), papa Francesco ha inviato il suo saluto e il suo messaggio ai vescovi, alle autorità nazionali e a tutto il popolo argentino. Di seguito la traduzione integrale del testo (it.radiovaticana.va).

Rinnovare l’impegno per la pace

Incontro internazionale di dialogo e preghiera tra le religioni e le culture ad Assisi

Justin Welby; Bartolomeo I; Francesco; David Brodman; Din Syamsuddin; Koei Morikawa

A 30 anni dalla prima Giornata mondiale di preghiera per la pace, nel 1986 (cf. Regno-doc. 21,1986,642ss; Regno-att. 20,1986,553), ad Assisi si è tenuto dal 18 al 20 settembre l’Incontro internazionale di dialogo e preghiera tra le religioni e le culture «Sete di pace. Religioni e culture in dialogo», organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla diocesi di Assisi - Gualdo Tadino - Nocera Umbra e dalle famiglie francescane. Nell’ultima giornata, il 20 settembre, si sono tenute una preghiera ecumenica nella basilica inferiore di San Francesco e una cerimonia interreligiosa in piazza San Francesco, con la presenza del papa e dei leader religiosi mondiali. Pubblichiamo alcuni dei discorsi pronunciati nelle due occasioni e l’Appello di pace, firmato dal papa e dai leader religiosi presenti, che è stato consegnato a un gruppo di bambini e, tramite loro, ai rappresentanti delle nazioni. «Si apra finalmente un nuovo tempo, in cui il mondo globalizzato diventi una famiglia di popoli. Si attui la responsabilità di costruire una pace vera, che sia attenta ai bisogni autentici delle persone e dei popoli, che prevenga i conflitti con la collaborazione, che vinca gli odi e superi le barriere con l’incontro e il dialogo» (Appello di pace).

Francesco: è tempo di fraternità

Francesco

Nell’ambito dell’Anno santo della misericordia, papa Francesco il 3 novembre ha nuovamente incontrato i rappresentanti di diverse religioni, circa 200 appartenenti alle fedi cristiana, ebraica, musulmana, buddhista, induista e altre, impegnati nel campo delle opere di carità. Nel suo discorso ha sottolineato la valenza della prospettiva della misericordia in tutte le religioni, contemporaneamente ricusando – ancora una volta – la violenza in nome di Dio (www.vatican.va).

Una Chiesa di misericordia

Ai nunzi apostolici in occasione del Giubileo dei rappresentanti pontifici

Piero Coda

A mezzo secolo dal Concilio, «ci siamo inoltrati, sospinti dallo Spirito Santo, in una fase nuova di quel cammino bimillenario della Chiesa di cui il Vaticano II segna una tappa nuova e impegnativa». E su questo cammino, che ha come scenario storico una reimpaginazione complessiva della situazione mondiale, il pontificato di Francesco indica come tratto caratterizzante dello stile della Chiesa quattro parole: misericordia, sinodalità, povertà, incontro. In occasione della riunione dei rappresentanti pontifici che si è tenuta dal 15 al 17 settembre a Roma per l’Anno santo straordinario della misericordia, il teologo Piero Coda, preside dell’Istituto universitario Sofia, ha tenuto davanti ai 106 nunzi apostolici presenti una conferenza di aggiornamento dal titolo «Il mondo oggi – La Chiesa oggi – Il papa Francesco».

Alla chiusura del Giubileo della misericordia, questo tema si qualifica non come passeggero, ma come strutturale per la missione della Chiesa: «Per decifrare le situazioni in cui siamo coinvolti non come ostacoli insormontabili e deprimenti, ma come sfide – difficili, anzi tragiche, eppure aperte alla speranza –, occorre in verità riguadagnare sempre di nuovo lo sguardo della fede nel Dio “ricco di misericordia”».