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Documenti, 9/2018, 01/05/2018, pag. 291

Imparare a congedarsi

Lettera apostolica motu proprio sulla rinuncia per età ad alcuni uffici di nomina pontificia

Francesco

È stata pubblicata il 15 febbraio la lettera apostolica motu proprio di papa Francesco Imparare a congedarsi, con cui si regola la rinuncia, a motivo dell’età, dei titolari di alcuni uffici di nomina pontificia. Con essa papa Francesco ha aggiornato le norme canoniche sul congedo dall’ufficio per i capi dicastero che non siano cardinali, i prelati superiori della curia romana e i rappresentanti pontifici, e ha dato qualche chiarificazione dell’art. 2 del precedente rescritto del 3 novembre 2014, relativo ai vescovi. «La conclusione di un ufficio ecclesiale deve essere considerata parte integrante del servizio stesso, in quanto richiede una nuova forma di disponibilità». «Chi si prepara a presentare la rinuncia – scrive il papa – ha bisogno di prepararsi adeguatamente davanti a Dio, spogliandosi dei desideri di potere e della pretesa di essere indispensabile. Questo permetterà di attraversare con pace e fiducia tale momento, che altrimenti potrebbe essere doloroso e conflittuale». In base alle nuove norme, che in sostanza allineano questi casi con quanto previsto per i vescovi diocesani, al compimento del 75° anno i capi dicastero non cardinali, i prelati superiori della curia, i vescovi che svolgono altri uffici alle dipendenze della Santa Sede e i rappresentanti pontifici devono presentare la rinuncia al papa, che decide se accettarla o prorogare l’incarico valutando le concrete e singole circostanze.

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La risposta di papa Francesco è stata apprezzata dagli estensori della lettera (cf. L’Osservatore romano 3.2.2024, 1), prima che una nuova crisi tra la Santa Sede e il Governo israeliano si producesse l’8 febbraio (cf. Regno-att. 4,2024,76).

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Francesco

«Solo questo amore che diventa servizio gratuito, solo questo amore che Gesù ha proclamato e vissuto avvicinerà i cristiani separati gli uni agli altri. Sì, solo questo amore, che non torna sul passato per prendere le distanze o puntare il dito, solo questo amore che in nome di Dio antepone il fratello alla ferrea difesa del proprio sistema religioso, solo questo amore ci unirà. Prima il fratello, dopo il sistema». Il 25 gennaio, nella basilica di San Paolo fuori le Mura, papa Francesco ha presieduto la celebrazione dei secondi vespri della solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, a conclusione della 57a Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani sul tema: «Ama il Signore Dio tuo... e ama il prossimo tuo come te stesso» (cf. Lc 10,27).

Erano presenti anche alcuni vescovi delle tradizioni anglicana e cattolica, presenti a Roma per «Growing together» (Crescere insieme), un vertice d’incontro e pellegrinaggio ecumenico organizzato dalla Commissione internazionale anglicana - cattolica romana per l’unità e la missione (IARCCUM) a Roma e a Canterbury tra il 22 e il 29 gennaio. Come nel 2016, i vescovi erano presenti a coppie, anglicani e cattolici, in rappresentanza di 27 paesi, e nel corso dei secondi vespri sono stati inviati per essere testimoni di unità congiuntamente da papa Francesco e dall’arcivescovo Justin Welby (cf. riquadro a p. 67).