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Documenti, 13/2020, 01/07/2020, pag. 444

L’isolamento della Chiesa

Timothy Radcliffe OP

«Questa crisi potrebbe rendere più profonda la nostra comunità su molti livelli». È lo stesso Timothy Radcliffe, già maestro generale dei domenicani, predicatore instancabile e apprezzatissimo in ogni dove, a offrire, in chiusura, la sintesi della conversazione tenuta lo scorso 4 giugno, in collegamento digitale dal convento di Oxford, all’ultimo di quattro appuntamenti organizzati dall’Azione cattolica di Carpi sul tema «“Non temete!”. Il dono della comunità, tra precarietà e ripartenze». Tramite l’isolamento sociale, ha sostenuto Radcliffe, ci confrontiamo con noi stessi e con gli altri. «Cadono le maschere. Questo potrebbe portare a una comunione più profonda. Possiamo empatizzare con gli altri solo se abbiamo il coraggio di affrontare noi stessi ed entrare nella cella della conoscenza di sé. Il dolore dell’esclusione dall’eucaristia potrebbe condurci a un desiderio più profondo per il Regno dove tutti saremo una cosa sola. Possiamo anche avere il coraggio di guardare la morte in faccia e di negarle la sua pretesa di regnare». Ma il passaggio più potente del suo intervento è quello finale, quando afferma che «mentre affrontiamo tutte queste questioni nuove e complicate, possiamo evadere dall’isolamento sociale della Chiesa, e cercare la comunione con tutti i cercatori di verità».

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