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Moralia Blog

Ai nostri "venticinque" lettori

Il solido geometrico definito come «prisma» ha avuto in questi ultimi anni un clamoroso successo. Non certo tra gli studenti alle prese con formule con cui calcolare superfici e volumi, quanto piuttosto come modello interpretativo della realtà.

La sua introduzione nel lessico ecclesiale, lo sappiamo, è legato al magistero di papa Francesco, che in differenti occasioni ha proposto l’immagine come espressiva delle interconnessioni del reale e come indice delle differenti sfaccettature a partire dal quale approcciarsi.

Più evidente risulta l’efficacia del modello se paragonato ad altri solidi più nobili, meglio definiti e strutturati, a differenza del prisma che si presta a una moltiplicazione (indefinita) di profili. Non siamo davanti al cubo, né alla sfera: cioè non ci confrontiamo con una realtà tetragona e impermeabile a ogni invasione di un pensiero alieno rispetto a quello perfettamente funzionante nel definire spazi e proporzioni, misure e leggi.

Non ci accostiamo alla dimensione sferica, stupefacente sì nella sua perfezione, ma anche perfettamente sfuggente a una presa, che rischia di scivolare sulla realtà per correre verso improbabili traiettorie travolgendo gli ostacoli come i birilli di un biliardo.

Affacciarsi sulla realtà: tutto è connesso

Il prisma si pone come un punto di passaggio, come nel caso della luce, per ritrovare l’unità dei colori dell’iride («tutto è connesso») e per scomporre la realtà nelle sue tinte variegate, individuando sotto l’apparente semplicità la necessità di coglierne i complessi e molteplici profili.

Ho pensato al prisma, mentre lasciavo scorrere sul mio video i contributi ospitati quest’anno nel nostro blog «Moralia». Punti di approccio, ancora una volta estremamente differenziati, per un’unica passione: l’amore per l’umano e la cura per quelle istituzioni che lo definiscono e permettono di tutelarne la dignità, perché ne sanno custodire l’origine e la destinazione.

Temi di attualità sociale, temi legati alle relazioni affettive, temi connessi alla tecnicizzazione della vita, temi dedicati alla custodia e alla scoperta del sé e delle sue buone aperture sul mondo.

L’elenco non termina certo qui. Ciò che ha contraddistinto ciascun contributo, sia del blog sia dell’importante sezione dei «Dialoghi», per cui ringrazio gli estensori, uno a uno, e ringrazio i lettori che li hanno apprezzati, è stato di entrare dentro la realtà da un punto di partenza definitivo senza perdere di vista il baricentro, il punto dell’unificazione delle forze.

Lì si trova non solo la dignità dell’umano, lo scrigno da custodire, ma si scopre che questa è la stessa passione di Dio: perché ogni uomo e ogni donna abbia (nuovamente) in dono la vita, e la vita in abbondanza.

La passione per un blog in ascesa: alcuni dati

Questa passione unificante, che più di una volta affiora anche nello stile di scrittura dei singoli contributi, è l’anima che spinge, a sua volta, a rivolgere lo sguardo sulla realtà, nelle sue apparenti e talvolta incoerenti espressioni; che induce a prendere coscienza della «metamorfosi del mondo» (Ulrich Beck), talvolta camaleontica ma sempre critica, cioè meritevole di un giudizio pesato, oltre la prima (non di rado rabbiosa) reazione.

La teologia morale cattolica da sempre si è lasciata percorrere da questa dinamica di concentrazione sull’essenziale e di espansione sul reale. Essa non può che sentirsi corroborata dall’esperienza di quest’anno legata al nostro «Moralia». Corroborata perché costantemente proiettata a rintracciare elementi per interpretare il presente; corroborata perché «Moralia» in questi anni di presenza sulla pagina web de Il Regno, ha ben superato i manzoniani venticinque lettori, anzi, ultima concessione alla matematica, si è «pericolosamente» avvicinata – anche solo guardando agli accessi a singoli post via Facebook – al quadrato di venticinque, che, calcolatrice alla mano, fa 625.

Arrivederci a settembre con «Moralia», e una buona estate ai nostri amici scrittori e lettori.

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