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Moralia Blog

Clima e salute: sulla post-verità

Moralia | Una collaborazione dell'Associazione teologica italiana per lo studio della morale (ATISM) con Il Regno.

 

 

Che c’è in comune tra Trump ed un medico omeopata? E perché tale prossimità solleverebbe problemi etici? Per comprenderlo, vorrei richiamare alcuni elementi tradizionali della riflessione morale, che pure a prima vista potrebbero apparire remoti rispetto all’immediata attualità.

Ricercare ciò che è giusto

«Fa il bene ed evita il male»: un’istanza fondamentale, certo condivisa dalle grandi tradizioni morali dell’umanità, ma di una generalità così vasta da rischiare di apparire generica. In realtà essa vale come indicazione di un orizzonte etico, da articolare però anche in principi e indicazioni, a declinare cosa siano effettivamente bene e male. Si apre così lo spazio per la pratica del discernimento: l’esigenza morale si fa tensione a ricercare ciò che è giusto in ogni situazione.

Il punto di vista morale chiede cioè di integrare i riferimenti fondanti con una lettura competente delle situazioni che viviamo, in vista di un interpretazione orientata alla prassi: una sfida impegnativa nelle società complesse che abitiamo, ma assolutamente irrinunciabile. Anzi, proprio essa rende determinante da un punto di vista morale il ruolo degli operatori dell’informazione, custodi della possibilità formarsi un’opinione fondata. Ma richiama anche, per ogni soggetto, un dovere di informazione – di vero e proprio studio in molti casi: solo così si può scegliere moralmente, attivando comportamenti effettivamente capaci di vita buona per sé e per altri. Venir meno a tale impegno, invece, significa rischiare di danneggiare se stessi e chi è affidato alla nostra responsabilità.

Nessun relativismo in quest’ambito, nessuna post-verità: se «la realtà è superiore all’idea» (Evangelii gaudium n.231), la comprensione delle dinamiche che la abitano è necessaria per un agire eticamente qualificato. Non a caso la Laudato si’ dedica l’intero I capitolo ad ascoltare «quello che sta accadendo alla nostra casa» con una puntuale attenzione per i diversi linguaggi scientifici.

Ideologie dell’incompetenza

Due eventi recenti rafforzano la rilevanza di tali considerazioni, evidenziando gli effetti letali di un’inadeguata lettura della realtà. Mi riferisco da un lato alla decisione del presidente degli USA, Donald Trump, di ritirare l’adesione del suo paese dagli accordi di Parigi del 2015 (COP 21) sul contenimento delle emissioni di gas climalteranti. Tra le motivazioni portate per tale scelta la denuncia di un’informazione che avrebbe costruito la narrazione del mutamento climatico al solo scopo di danneggiare gli interessi americani.

In realtà la vera bufala è il negazionismo climatico, ormai completamente screditato sul piano scientifico, ma ancora rilanciato da molti media americani. Basarsi su di esso per una scelta che mette letteralmente in gioco il futuro del pianeta e di molti dei suoi abitanti è un relativismo, estremamente grave. Esso mette in discussione - senza alcuna argomentazione consistente - il lavoro di una vasta comunità di ricercatori, contribuendo a quella diffidenza verso il sapere scientifico già troppo diffusa in questo tempo. 

Lo evidenzia del resto anche l’altro recente evento che vorremmo richiamare: la morte di un bimbo a seguito dell'inadeguatezza delle cure omeopatiche somministrategli di fronte ad un’otite e alle sue conseguenze. Aldilà delle responsabilità penali, ve ne sono certo di gravi dal punto di vista morale, sia per il medico omeopata che per gli stessi genitori del piccolo. La scelta di esplorare diversi percorsi terapeutici – in sé ragionevole - perde ogni legittimità se fatta in modo scriteriato, senza tener conto della concreta situazione del paziente (a maggior ragione se minore, affidato alla responsabilità di chi lo ha in carico). 

Conoscenza e responsabilità

Rinunciare per motivi ideologici a terapie in grado di salvare vite è assumersi una responsabilità grave e lo è anche screditarne immotivatamente l’efficacia sul piano comunicativo (e ciò vale anche per molte delle polemiche sui vaccini).

Effetti letali, dicevamo: diretti ed immediati nel secondo caso, meno immediatamente percepibili, ma altrettanto reali e purtroppo di portata ben più ampia nel primo. Certo, anche il sapere scientifico ha i suoi limiti, che esigono una critica epistemologica e sociale. Essa non può tradursi, però, in sistematica denigrazione di quei fondamentali strumenti che esso ci offre per leggere il reale e per costruire qualità della vita. La conoscenza informata è faticosa, ma essenziale per scelte responsabili.

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