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Moralia Blog

Fine anno: tempo di mestizia?

Un anno che si chiude lascia sempre dietro di sé qualche rimpianto per le molte cose non fatte, per i tanti impegni lasciati in sospeso. C'è sempre un po' di mestizia nei bilanci, a maggior ragione se si prova a farli con un occhio alla dimensione etica.

Sentieri interrotti

Questo è vero anche per il 2017 che giunge alla fine assieme ai passi terminali di una fase un po' triste della vita civile del nostro paese. Ha quasi una valenza simbolica il fallimento del Parlamento nell'approvare una legge di grande portata civile come quella sullo Ius soli, che avrebbe conferito cittadinanza a tanti "nuovi italiani", che nel nostro paese vivono e crescono, che spesso il nostro paese lo amano profondamente. Già mesi fa Moralia ne segnalava la profonda rilevanza etica, purtroppo restata inespressa nel gioco complesso della politica; dovremo ritornarvi nel prossimo Dialoghi, già anticipato dalla bella nota di René Micallef.

Lo stesso vale per un’altra legge, pure eticamente rilevante, ma anch'essa rimasta a metà strada nel cammino verso l'approvazione; ci riferiamo a quella sul consumo di suolo, tesa a normare e limitare pratiche diffuse che – in assenza di adeguate normative – stanno degradando profondamente la struttura ecosistemica di vaste aree del paese. Certo, anche in questo caso si trattava di una sfida non facile, a fronte di un sentire diffuso, in cui il diritto di proprietà viene interpretato come incontrollato ius utendi et abutendi; non stupisce che anche il suo cammino non sia giunto a completarsi.

Ma perché concentrarsi su questi due elementi, tra i tanti – magari anche di segno diverso – che avremmo potuto richiamare? Cosa li accomuna? La presenza – in ambedue i casi – della parola suolo, ad evidenziare un rapporto con la terra ancora problematico, ancora espressivo di quello sguardo dispotico (denunciato anche dalla Laudato si' di papa Francesco) che la coglie solo come oggetto di dominio. Uno sguardo che non sa comprendere che in realtà la terra non si possiede: siamo ospiti su di essa, la riceviamo come dono, da custodire per le generazioni future e da vivere nel segno di un'ospitalità intelligente.

Questo potrebbe essere un buon proposito per il nuovo anno (che sarà anche quello della COP 24, della verifica e dell'aggiornamento degli impegni sul clima di Parigi 2015): imparare a vivere la terra come abitatori e non come padroni, nel segno della condivisione lungimirante, dell'accoglienza sostenibile.

Caparra di speranza

é quanto abbiamo imparato a fare – in altro ambito – con quel lungo gesto di reciproca accoglienza che è stato questo 2017 per le chiese cristiane: i 500 anni della Riforma sono stati un tempo di riconciliazione tra storie da secoli separate, un tempo di riconoscimento e di mutua scoperta. Ne ha dato una bella testimonianza simbolica la trasmissione su Rai 2 del culto di Natale dalla Chiesa Luterana di Venezia (città della Riforma): un evento tutto ecumenico, che ha visto attivamente coinvolte le tre confessioni cristiane. Non a caso Moralia ha dedicato un Dialoghi nel corso di quest'anno alla riflessione sull'etica ecumenica, quasi laboratorio in cui si cerca faticosamente di forgiare un possibile sentire condiviso.

Allora però a ben guardare il bilancio di questo anno che si chiude non ha solo il volto del negativo. Assieme all'insoddisfazione per il molto ancora da fare, c'è anche da coltivare la riconoscenza per i semi di speranza piantati, confidando possano germogliare presto ed abbondanti. Nel frattempo Moralia continuerà il suo operato di osservazione etica del tempo: un grazie a tutti i lettori, all'ospitale sito de Il Regno ed alla sua redazione, all'ATISM che ci sostiene, alla creatività lucida e talvolta geniale dei nostri tanti scrittori.

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