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Genitorialità responsabile II | Coscienza

Carissimo Giovanni,

ti ringrazio per le riflessioni che hai condiviso e che mi hanno fatto ulteriormente riflettere.

È vero che ci sono sposi molto generosi nella trasmissione della vita e che, dunque, hanno motivi sufficientemente seri per limitare il numero di figli (cf. AL, n. 42) tuttavia ho l’impressione che il punto centrale sia un altro e cioè che la mentalità antinatalista sia estremamente rilevante per non dire maggioritaria.

Detto diversamente, la questione più urgente da affrontare mi sembra data dal fatto che le coppie si facciano pochi scrupoli a gestire in modo del tutto autonomo e autoreferenziale la propria vita sessuale tanto è vero che il calo demografico appare uno dei maggiori problemi dell’occidente almeno europeo.

Riscoprire il fascino dell’amore e della vita, rileggere l’Humanae vitae

Per questo motivo io riformulerei la questione della generazione responsabile nell’ottica della riappropriazione di un’esperienza d’amore così unica, infinita e vitale che possa rendere addirittura possibile una nuova persona. A mio parere questa è anche l’ottica in cui rileggere oggi Humanae vitae. Tralasciando il linguaggio, che veicola un approccio difficile da accogliere dalla sensibilità attuale, Humanae vitae mi sembra che descriva l’amore tra un uomo e una donna come ognuno lo pensa e lo sogna: sensibile e spirituale, totale, fedele (cf. HV, n. 9). Ognuno di noi desidera profondamente essere amato ed amare così.

Inoltre, si desidera che l’amore sia anche fecondo cioè capace di generare, in qualche modo, vita. Se non è patologico, infatti, perché l’amore umano, sul modello trinitario, non basta a se stesso. Il punto è ritrovare, oggi, in questo contesto sociale e culturale, ciò che Francesco presenta al capitolo V di Amoris laetitia e cioè il fascino e la passione per una nuova persona umana, il figlio, che si presenta e che chiede «di essere amato prima» (AL, n. 166). Nell’esperienza, così forte e intensa, di amore che si sperimenta nella comunione dei corpi entrambi i coniugi possono vivere un’altra esperienza unica che li proietta fuori di sé rendendo possibile il miracolo di una nuova persona umana.

Dai metodi alla coscienza: la gratuità dell’amore

Non si tratta, in questo caso, di obbedire ad una legge esterna che obbliga al mantenimento del significato unitivo e procreativo dell’atto sessuale (cf. HV, n. 12) o di una irresponsabile mancanza di consapevolezza circa il significato di avere e allevare figli (cf. AL, n. 167) quanto della forza dell’amore che, partendo dall’unione della coppia, si getta con passione al di là dei due partner nella bellezza attraente della generazione di un figlio (cf. AL, n. 165). Un amore pienamente tale perché gratuito. E ogni nuova vita ci permette davvero «di scoprire la dimensione più gratuita dell’amore che non finisce mai di stupirci» (AL, n. 166). Ma questa gratuità deve, per prima cosa, essere costitutiva dell’amore che la donna e l’uomo vivono tra loro perché solo così il figlio non è colto come possesso capriccioso (cf. AL, n. 172) o ospite indesiderato e la generazione diviene realmente “responsabile”. In questa prospettiva la crescita umana dei genitori come mamma e papà adulti, con una coscienza formata anche dalla Parola di Dio (cf. AL, n. 222) è condizione perché tutto questo si realizzi (cf. AL, n. 222).  

Il punto si sposta così, nel concretizzare queste riflessioni, dai metodi alla coscienza. È il cambio di prospettiva che si realizza da Humanae vitae ad Amoris laetitia. Ma questo “passaggio” è possibile proprio perché tra le due si stabilisce un ponte. Detto diversamente, è proprio perché l’enciclica di Paolo VI è molto chiara nel distinguere nel concreto i diversi elementi dell’atto matrimoniale introducendo il concetto di paternità responsabile (cf. HV, n. 10) che, oggi, l’esortazione - frutto di due Sinodi sulla famiglia - può sottolineare maggiormente il ruolo della coscienza (cf. AL, n. 42) che trova nel discernimento verso il bene maggiore un criterio etico rilevante. La proposta, dunque, è di leggere insieme i due documenti poiché ogni esperienza generativa implica sempre un dialogo serio tra la parola di Dio che si deve rendere concreta in alcuni principi etici chiari e la libera responsabilità umana che può cogliere la grandezza della generazione come un’opportunità di compimento o, viceversa, un’occasione di perdita della libertà.

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