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Moralia Blog

L'ottava opera di misericordia in risposta al grido della terra

Al grido della terra non ci resta che la misericordia. Sembra essere questo l’invito che proviene dal Messaggio di papa Francesco in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, celebrata il 1 settembre in condivisione tra cattolici, ortodossi e altre chiese cristiane.

È sotto i nostri orecchi: il grido della terra e il grido dei poveri hanno lo stesso tono. I cambiamenti climatici; i fenomeni di siccità, di inondazioni o di incendi; gli eventi metereologici estremi; l’avvelenamento dei territori e l’inquinamento delle città sono un grido al quale l’umanità non era abituata fino a qualche decennio fa. Il rischio è ora di farsene una ragione e di convivere col degrado.

Al grido della terra si associa quello dei poveri, a dire che gli esseri umani sono profondamente legati gli uni gli altri. C’è un modello di sviluppo che ha generato vite di scarto. Chi paga il conto salato è il povero, afflitto dalle sofferenze generate dall’esclusione dal lavoro e dai beni comuni.

Un grido per prima cosa si ascolta. Non è così facile come a dirlo. C’è una durissima poesia di padre David Turoldo, Cronache a Managua, scritta dopo i fatti del marzo 1983, quando Giovanni Paolo II, in visita pastorale al Nicaragua, aveva opposto la sua dura richiesta di silenzio al grido delle madri che presentavano le foto dei loro cari scomparsi ad opera del regime. Il frate servita scrisse:

«Mai un povero pensava di udire un simile grido

dalla tua bocca, o papa: “Silenzio!”

urlavi alla folla: una folla

di poveri, in lutto, madri a migliaia

in cammino da capitale a capitale,

con piedi sanguinanti, in mezzo ai rifiuti

a cercare i corpi dei figli: ora tutte

in folla intorno agli altari».

Il profeta scorge qualcosa di santo nel grido del povero e richiama l’incomprensione dell’autorità ecclesiastica.

Al grido della terra e del povero Dio risponde con la misericordia. È la tenerezza del Padre per tutte le sue creature. Esse hanno un valore in sé, indipendentemente dalla loro utilità. In quanto uscita dalle mani amorevoli di Dio, ogni realtà creata merita di essere contemplata. Come scrive il libro del Siracide: «La misericordia dell’uomo riguarda il suo prossimo, la misericordia del Signore ogni essere vivente» (Sir 18,12). Il Creatore non abbandona il mondo, non fa marcia indietro rispetto al suo progetto di amore, non si pente di aver creato. «Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata» (Sap 11,24).

Il grido della terra invece è un richiamo ai peccati umani, ai danni ecologici causati dall’irresponsabilità. C’è bisogno di conversione, che si traduce nelle opere di misericordia. La misericordia è il mantello che avvolge ogni relazione: con Dio, con i fratelli, con gli animali, con il creato… Con fine senso pratico papa Francesco ha aggiornato l’elenco delle tradizionali sette opere di misericordia spirituale e corporale aggiungendo l’ottava: la cura della casa comune. Ciò comporta, dal punto di vista spirituale, la capacità di contemplare il creato, mentre dal punto di vista corporale richiede semplici gesti quotidiani di cura che spezzano la logica della violenza, dello sfruttamento e dell’egoismo. La fantasia della carità non si accontenta di mettere una pezza ai disastri, ma porta a ripensare le relazioni.

L’opera di misericordia della cura è terapia al malcostume dell’usa e getta. Permette di capire la bellezza di ogni creatura e di vederla in rapporto con la sua sorgente. L’affetto per tutti gli esseri viventi è la migliore risposta alla mentalità consumistica anaffettiva. Se il grido della terra colpisce il cuore umano, la risposta della cura costruisce tenerezza. Risposta gratuita più che obbligata.

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