m
Moralia Blog

Mediterraneo: da cimitero a luogo di risurrezione

«Non accettiamo mai che chi cerca speranza per mare muoia senza ricevere soccorso o che chi giunge da lontano diventi vittima di sfruttamento sessuale, sia sottopagato o assoldato dalle mafie». Papa Francesco consegna da Bari la sua «enciclica» sul Mediterraneo. E lo fa con lo stile che gli è proprio: con semplicità, sì, ma anche con tanta franchezza. Queste parole le dovremmo incidere, in maniera indelebile, sui marmi delle nostre false certezze, ricordarle, farle nostre a ogni minimo rigurgito di nazionalismo identitario.

Il nostro mare (Mare nostrum lo chiamavano i romani) è definito dal papa come il «mare meticciato», luogo (teologico, aggiungiamo noi) in cui si può fare esperienza di una «costante prossimità», che chiede a tutti noi di essere operatori di unità e di pace, di offrire il nostro contributo per superare le profonde lacerazioni e divisioni che vive il bacino del Mediterraneo.

Mediterraneo, patrimonio da salvare

È importante che il papa si richiami a quel «patrimonio di cui il Mediterraneo è depositario»; un patrimonio immateriale, che comprende le catechesi, le celebrazioni dei sacramenti, l’ascolto della parola del Signore e soprattutto la pietà popolare, cioè quella «devozione del popolo», che è «espressione di fede semplice e genuina»; ma anche un patrimonio materiale, costituito dalle manifestazioni artistiche delle opere d’arte, che nascono dalla ricchezza delle culture.

Insomma: pare davvero che il Mediterraneo potrà essere salvato dalla bellezza. Che non è la bellezza di un individuo o di una comunità, ma di un popolo, il cui spirito etico non può essere ridotto alle forme devianti del populismo. Di quel populismo, per l’appunto, che semina paura e odio, che innalza muri, che «preclude l’accesso alla ricchezza di cui l’altro è portatore».

L’altra faccia del populismo è l’ipocrisia dei governanti, cioè il «grave peccato di ipocrisia» che si commette quando – afferma il papa senza mezzi termini – «nei convegni internazionali, nelle riunioni, tanti paesi parlano di pace e poi vendono le armi ai paesi che sono in guerra».

È essenziale distinguere tra popolo e populismo. Perché il populismo non fa il bene del popolo, ma parla alla pancia di parte del popolo, della sua élite spesso.

Bassetti: difendere i diritti inviolabili della persona 

Al contrario, il tema del popolo impone di riflettere seriamente sulla questione della cittadinanza. Tant’è che lo stesso card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, in apertura dei lavori dell’incontro «Mediterraneo frontiera di pace», aveva sostenuto come diventi sempre più cruciale la questione della cittadinanza:

«È questione che si pone in maniera nuova per gli stessi paesi di antica tradizione democratica con le sfide dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, dello spazio pubblico reclamato da tutte le religioni; paesi che si ritrovano a fare i conti con la pericolosa tentazione a involuzioni identitarie, che minano il fondamento dei diritti inviolabili della persona».

In un mondo sempre più globale, in cui globale deve essere l’affermazione dei diritti fondamentali, la cittadinanza rimane davvero l’ultimo residuo di privilegio, come ha sostenuto più volte Luigi Ferrajoli, tra i maggiori filosofi del diritto contemporanei.

A proposito del diritto a emigrare, è interessante osservare inoltre come il papa metta sullo stesso piano chi fugge dalla guerra e chi è costretto a lasciare la propria terra a causa delle «drammatiche condizioni climatiche e ambientali di zone sempre più ampie».

Il papa che ha scritto l’enciclica Laudato si’ e ha da poco chiuso un Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia, fa ora riferimento agli «sfollati» ambientali, a causa dell’emergenza climatica. Tanto più che il loro diritto a vedersi riconosciuto lo status di rifugiati, a sensi della Convenzione di Ginevra, è stato recentemente affermato dal Comitato dei diritti dell’ONU, come inestricabilmente connesso al diritto alla vita: «Il degrado ambientale, i cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile rappresentano alcune delle minacce più serie che attentato il diritto alla vita delle generazioni presenti e future», ha scritto il Comitato.

Insomma: il Mediterraneo è tutto questo. Ma non deve essere la speranza ad abbandonarci. Perché quello che «è già diventato un cimitero» – sottolinea il papa – può essere un «luogo di futura risurrezione per tutta l’area».

 

Luigi Mariano Guzzo, canonista, collabora con la cattedra di Diritto ecclesiastico e diritto canonico, e insegna Beni ecclesiastici e beni culturali presso l’Università Magna Grecia di Catanzaro.

Lascia un commento

{{resultMessage}}