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Moralia Blog

Nessuna riforma senza responsabilità personale

Uno dei desideri più volte espressi da papa Francesco è che venga sempre più riscoperta la dimensione della sinodalità attraverso «un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma» (Evagelii gaudium, n° 30) per ogni Chiesa particolare. Il presupposto per intraprendere questo itinerario comunitario è la presa di coscienza dell’insostituibile responsabilità personale. In effetti non è concretamente possibile effettuare scelte ecclesiali senza coinvolgere la libertà e la responsabilità dei singoli.

Se è vero, come scrisse il letterato e presbitero anglicano John Donne (1572-1631), che «nessun uomo è un’isola», a fortiori nel mondo globalizzato l’accresciuto grado di interdipendenza postula un innalzamento del livello circa gli obblighi reciproci. L’etimologia del termine può essere un interessante punto di partenza: il riferimento è al verbo latino respondeo (rispondere) che, a sua volta, si potrebbe suggestivamente leggere come res-pondere, ossia «portare il peso». Responsabile sarebbe, in questa accezione, chi porta il peso di un’azione in quanto risponde di essa.

Responsabilità vs autoreferenzialità

Perciò la responsabilità, innanzi tutto, si oppone direttamente all’autoreferenzialità: chi è responsabile non si illude di essere l’unico sulla faccia della Terra ma si apre al confronto con gli altri, sentendosi vincolato a rendere loro conto delle sue azioni. Quindi non concepisce illusoriamente la propria libertà come assoluta ma realisticamente la riconosce situata e, perciò stesso, condizionata, cioè soggetta a limiti assolutamente indisponibili al soggetto agente.

Non è responsabile nemmeno chi vive la propria autoreferenzialità soprattutto nell’assecondare le sue pulsioni: chi vive secondo gli istinti non è in grado di formulare dei piani, di perseguirli con tenacia e di verificarne, infine, la riuscita. Anziché progettare si accontenterà di reagire alle circostanze, sempre pronto a rinnegare i programmi stabiliti se non più conformi alla passione del momento.

Non è responsabile chi vede costantemente gli altri come rivali da cui difendersi, dal momento che tale precomprensione pregiudica alla radice la possibilità di un dialogo sereno e veritiero. Chi parte da questo presupposto, infatti, non contempla il caso in cui ciò che gli altri dicono possa aiutare a meglio comprendere la realtà. In ogni affermazione vedrà sempre un modo, aperto o subdolo, per cercare di limitare la sua libertà; perciò non avrà alcunché di cui rispondere ma solo arringhe da pronunciare in sua difesa.

La speranza del cristianesimo

Non vive con responsabilità neppure colui che esclude ogni spazio per l’ottimismo: eppure nei momenti più delicati solo la voglia di riuscire a migliorare e a superare gli ostacoli può consentire di emergere con tenacia dai flutti delle avversità. Il discorso si fa ancora più pressante per il cristiano, che vive le medesime disposizioni d’animo ma con una forza ben maggiore. Per lui, infatti, la storia è orientata al pieno avvento del Regno di Dio; tale processo, pur contrastato dalle forze delle tenebre, è ormai inevitabilmente avviato dalla risurrezione di Cristo, che ha dimostrato la possibilità di vivere nonostante il dolore e la morte, anzi, proprio attraverso il dolore e la morte.

La dottrina della Chiesa ravvisa in questa attitudine una specifica virtù: la speranza. Non si tratta di un rassegnato sospiro di passiva acquiescenza alle difficoltà né di una generica attesa di tempi migliori, bensì della capacità sia di desiderare come proprio il rinnovamento cosmico in Cristo, definito dalla Scrittura con la locuzione «nuovi cieli e una terra nuova, […]» (2Pt 3,13), sia di prepararne la realizzazione, «riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito santo» (Catechismo della Chiesa cattolica, n° 1816).

Prendere coscienza della responsabilità personale all’interno della comunità appare dunque come l’imprescindibile requisito per un autentico rinnovamento sociale ed ecclesiale.

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