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Moralia Blog

Onesti e curiosi. I teologi morali di domani

Il teologo morale lo sa. Quando si accinge a definire il quadro della sua disciplina, abitualmente (e non solo per vezzo) si confronta con il vocabolario della «crisi», dell’esigenza di «aggiornamento», di «ripensamento» dei fondamenti e di «allargamento» del suo indice tematico, nella percezione che, non solo per il suo passato, ma anche per il presente, la morale gode di una «cattiva fama».

Onesti con sè stessi e con il proprio tempo 

Il teologo morale, per poco che sia onesto con se stesso e con il tempo che vive, ha compreso che il suo percorso riflessivo, non di rado, più che un’amena passeggiata, guidata da mappe affidabili (e accessibili), appare un delicato passaggio di altura su perigliosi crinali che prospettano su orizzonti tanto vasti da far dubitare del buon esito del cammino, se non della sua utilità.

«Sentieri impervi» eppure sentieri continuamente percorsi dai cultori della disciplina, anche se, talvolta, non con piena consapevolezza dell’importanza di un disteso momento riflessivo per cogliere la reale entità dei problemi. Tra la necessità di dover dire o dover organizzare corsi, s’interpone, come sempre, l’esigenza del pensiero e della ricerca. Un lavoro personale frutto di allenamento a correlare, come ci ha abituato il concilio Vaticano II, l’esperienza umana e la parola di Dio.

Il teologo morale: un uomo «curioso»

Del resto la curiositas si addice al teologo e, in particolare, al «moralista». Basta scorrere le recenti pubblicazioni, che testimoniano di un buon livello raggiunto dalla ricerca italiana, ma anche la vastità dei temi affrontati sul nostro «Moralia», per accorgersi come l’agenda tematica si è irrobustita e si arricchisca costantemente.

Certo occorre valutare se è sufficiente l’accumulazione dei problemi e semplicemente aggiungere capitoli ai vari trattati (come i colleghi della «manualistica post-tridentina» di un tempo), oppure lavorare su prospettive di sintesi in grado di operare una migliore intelligenza anche delle nuove questioni. Senza per questo ridimensionare quanto è in gioco nella rapida e profonda mutazione della nostra cultura, ma anche senza sovra-valutare la dimensione «inedita» ed «epocale» di talune questioni.

Un percorso condiviso e da condividere

Inoltre tale cammino in cresta non può essere opera di arditi solitari. Semmai lo si debba richiamare, esige una cordata di esperti dell’altura in grado di tenere sotto controllo tutti gli elementi, armonizzando specifiche competenze. Un significativo lavoro di ricerca e di offerta qualificata di contributi di riflessione esige il coordinamento delle forze, una migliore condivisione e compartecipazione ai frutti del lavoro di ciascuno.

A riguardo molto è stato raggiunto con la razionalizzazione delle Facoltà teologiche e degli Istituti superiori di scienze religiose presenti in Italia. Si sono configurate una serie di strutture istituzionali deputate, al pari degli altri centri accademici civili, alla didattica e alla ricerca, ma anche alla «terza missione» tuttora da esplorare per alcune facoltà ecclesiastiche, di interazione con le Chiese locali, con il territorio, la società civile e gli altri centri locali di elaborazione culturale, anche «laica».

L’attualità dell’ATISM

Questo lavoro istituzionale non toglie, tuttavia, spazio, significato e contenuto anche per le associazioni di teologi, come l’ATISM. Se molto nella direzione dell’aggiornamento dei docenti è stato fatto negli anni passati, mi sembra che, senza rinunciare a questo compito, oggi debba caratterizzarsi in modo più limpido nel favorire collegamenti e interazioni su progetti di ricerca, valorizzando il contributo dei giovani cultori in armonia con quanti, da più anni e con un importante bagaglio di esperienza, sono impegnati con costanza e dedizione nell’approfondimento della disciplina.

Questo rappresenta un «valore aggiunto», ma non permette di riposare sul «glorioso passato» dell’Associazione. Semmai rappresenta un pungolo che stimola a mantenere aperta (e inclusiva) quell’«agenda» che non è fatta solo di questioni (nuove) da affrontare, ma anche di situazioni e, soprattutto, di persone da coinvolgere nell’impresa comune.

Con stile ospitale e stimolante, per scegliere la via del confronto, del dialogo e della crescita comune. E dunque affrontare meglio equipaggiati il cammino di cresta che è sempre davanti.

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