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Moralia Blog

Ripartiamo dall’etica antica. Riscoprendo la volontà

Quid tibi opus est ut sis bonus? Velle! «Di che cosa hai bisogno per diventare virtuoso? Della volontà!». Tra le frasi più lapidarie del filosofo Lucio Annea Seneca, questa è quella che ci può introdurre meglio a una riflessione, che non è di nicchia come potrebbe apparire.

Il nostro intento non è infatti dare un assaggio di natura storica, bensì lanciare un appello a fare della gloriosa storia delle traversie del pensiero occidentale un’occasione imperdibile per riflettere su alcuni dei tratti irrinunciabili dell’«esperienza morale», quell’esperienza che a più riprese abbiamo corteggiato nei post che si sono periodicamente susseguiti da un anno a questa parte su questo blog «Moralia».

L’etica non è un problema essenzialmente di conoscenza razionale

È proprio vero se ci pensiamo bene. Di che cosa ha bisogno un uomo per essere buono? Seneca, rappresentante eccelso dell’etica stoica, ne è sicuro: volerlo! Volerlo? Solo volerlo? Tutto qua? Dovremmo dire: proprio a partire da qua.

L’azione morale unitamente alla responsabilità individuale non è prima facie una questione del sapere. La conoscenza da sola non basta a guidarci verso il bene morale. Più potente, dunque prepotente, è la volontà, la cui origine non si impara – Seneca continuerebbe a dirci «velle non discitur» –. Essa non è del tutto insegnabile, e senza di lei, per quanto siano estremamente chiari il ragionamento, la speculazione, la dialettica, nulla possono senza l’intenzione, la determinazione e la forza propulsiva di una forza originaria che siamo soliti chiamare volontà.

L’etica è di tutti, nessuno escluso

Senza la voluntas, ci insegna ancora Seneca, la conoscenza del bene rimarrebbe inerte. E per fortuna che, se non tutti posseggono l’intelligenza per diventare Einstein, tutti invece posseggono in potenza questa virtù, ovvero tutti – nessuno escluso – possono fare il bene se lo vogliono, indipendentemente da ogni stato dettato dalla posizione sociale o dall’esistenza in cui ciascuno si trova a vivere.

Ogni uomo, dunque, per il fatto di essere uomo: non c’è uomo senza volontà, fosse anche minima. Ma l’unica che possiede è in grado di fare il bene. Possibile? A questa perplessità l’etica stoica risponde affermativamente, traducendo tutto ciò nella costante attenzione non a ciò che viene fatto, ma a come viene fatto.

Questo vuol dire che tutti siamo nelle condizioni di fare il bene, indipendentemente dal contenuto di questo bene.

Se l’etica è di tutti, non è sempre facile per tutti

Naturalmente questo piccolo assaggio può essere facilmente travisato. Quale bene? Che cosa deve volere la volontà? Basta volere per sapere cosa fare? Sono domande che legittimamente il lettore può sollevare nel leggere queste poche righe.

Anche in questo caso l’etica stoica risulta preziosa. Infatti nonostante la centralità della volontà quale criterio regolativo delle relazioni «qualitativamente» contrassegnate, lo stesso Seneca precisa, nella sua bella opera De beneficiis, che per stabilire il valore di un’azione non si può non considerare la persona che agisce, verso chi agisce, quando, dove e altre considerazioni di tal genere. Un monito per proseguire nella ricerca del giusto agire dopo aver fissato il buono da cui partire.

Non la fine della riflessione, ma il fine

Allora ecco l’accorato appello: Qui tarde facit, diu noluit. «Chi agisce tardi, per molto tempo non ha voluto agire» (De beneficiis I, 8). Tutti possiamo farlo, perché siamo i rappresentanti di quell’humanitas che l’etica stoica sembra avere scoperto e servito. Un monito anche per la teologia morale, che non sempre ha riconosciuto i propri debiti.

 

Pietro Cognato insegna Teologia morale e bioetica presso la Facoltà teologica di Sicilia, l'Istituto di studi bioetici S. Privitera e la Facoltà di servizio sociale – LUMSA. Tra le sue opere: Fede e morale tra tradizione e innovazione. Il rinnovamento della teologia morale (2012); Etica teologica. Persone e problemi morali nella cultura contemporanea (2015); diverse voci del Nuovo dizionario di teologia morale. Ha curato inoltre diverse voci del Nuovo dizionario di teologia morale (2019).

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