m
Moralia Blog

Se l’aria è avvelenata di polveri sottili

Non passa inverno o periodo di stagione secca che l’Italia non si trovi a fare i conti con il problema dell’aria inquinata. Respiriamo veleno. I livelli di polveri sottili, stando ai dati, sono sempre più preoccupanti per la salute dei cittadini. Chi ne fa le spese, come sempre, sono i soggetti più fragili: bambini e anziani in primis. Ogni record negativo pone domande sulla nostra capacità di aver cura della vita umana.

 

Qualche dato…

Il particolato è un composto chimico tanto più pericoloso quanto più piccole sono le particelle che lo costituiscono. E’ dannosissimo alla salute: i PM 10 (le particelle cioè che hanno un diametro inferiore a 10 micron) penetrano nei bronchi e bronchioli e i PM 2,5 arrivano fino agli alveoli, quindi direttamente nel sangue.

A questi inquinanti dovremmo aggiungere il biossido di azoto (NO2), l’ossido di zolfo industriale (SO) e l’ammoniaca derivante da agricoltura e allevamenti (NH3). L’esposizione continua a queste polveri sottili determina una situazione di infiammazione cronica e porta facilmente al sorgere di tumori. Si sa, circa l’80% delle polveri disperse sono starter cancerogeni.

 

Di chi è la colpa?

C’è una molteplicità di cause che concorrono a sforare i livelli consentiti: gli inceneritori, le industrie, il modello di agricoltura, il riscaldamento delle abitazioni, il traffico eccessivo... L’ordine rigorosamente alfabetico delle cause è d’obbligo, perché le percentuali possono variare di città in città, di stagione in stagione. Sta di fatto che la responsabilità va distribuita su più fattori che contribuiscono a peggiorare la qualità dell’aria.

Il dramma è dato dal solito siparietto cui tocca tristemente assistere ogni volta. Il capro espiatorio è riconosciuto di volta in volta nei politici, negli amministratori, negli industriali, negli automobilisti, nei condòmini, nei commercianti che vogliono riempire il centro, in chi gestisce luoghi pubblici che tengono il riscaldamento a livelli assurdi... e chi più ne ha, più ne metta.

L’aria è un bene comune. Siccome il nostro tempo fatica a gestire in modo adeguato i beni comuni, ecco spiegata l’inevitabile inerzia...

 

Beni comuni e responsabilità condivise

I beni comuni hanno due caratteristiche: sono indispensabili per una vita dignitosa, tanto che tutti ne hanno bisogno, e si gestiscono facendo leva più sulla partecipazione che sulla delega. Senz’aria non si vive. Nessuno può decidere se respirare o meno. E proprio perché bene comune, l’aria pulita è responsabilità di tutti.

Ciò significa che ciascuno deve fare la sua parte per mantenere l’aria a livelli accettabili per la buona salute di una città. Ai cittadini compete di ripensare la propria mobilità (non di sola automobile vive l’uomo!), agli industriali di tenere rigorosamente sotto controllo le emissioni disperse, agli amministratori di intervenire su diversi fronti per calmierare le polveri sottili entro standard accettabili, a tutti di tenere una temperatura adeguata nelle abitazioni evitando sprechi di energia.

Portare il maglione d’inverno non è uno scandalo, e neppure circolare in città coi mezzi pubblici o con la bicicletta... Insomma, il bene comune-aria si salvaguardia con il concorso di tutti. Non c’è altro modo per promuoverlo, se non con la partecipazione condivisa.

L’enciclica Laudato si’ di papa Francesco indica nell’ecologia «integrale» il giusto approccio ai problemi ambientali. Infatti, «le conoscenze frammentarie e isolate possono diventare una forma d’ignoranza se fanno resistenza ad integrarsi in una visione più ampia della realtà» (LS 138). Pensare di addossare tutta la responsabilità solo su qualcuno è una forma d’ignoranza, se non si ha il coraggio di abitare la complessità, se non si è capaci di mettere in campo molteplici responsabilità. Lo scarica-barile non porta lontano.

Chissà perché davanti al problema delle polveri sottili abbiamo sempre le polveri bagnate! Davvero non siamo capaci di meglio?

 

Lascia un commento

{{resultMessage}}