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Moralia Blog

«Siate giusti»: perché?

È necessaria la giustizia per realizzarsi? È una qualità fondante perché possiamo pienamente esplicare quello che ci contraddistingue come soggetti? La giustizia fa parte delle caratteristiche della crescita umana?

La prospettiva che mi sembra più adatta per rispondere a queste domande è quella dell’etica delle virtù e della giustizia come virtù.

Comunemente la giustizia non viene individuata come una virtù; piuttosto sono le prospettive procedurali, ad esempio di tipo contrattualistico, che sono utilizzate per una comprensione della stessa. Oppure è legata alla dimensione normativa, come adempimento delle leggi. In entrambi i casi si pensa la giustizia senza il riferimento al soggetto agente. Individuare la medesima come virtù significa collocarsi sul piano soggettivo, senza cadere in un soggettivismo.

Felicità e giustizia

L’etica delle virtù è un’etica del soggetto agente che si dirige nel suo agire verso un fine ultimo: questo fine è la felicità-beatitudo, ed è un fine inclusivo. Tutti gli altri fini e beni che prendono forma nella condotta vitale sono per conseguire questa felicità. Nella sua massima espressione la vita felice sarà la vita dell’incontro beatificante con Dio. Nello status viatoris, cioè nella vita presente, tuttavia, la felicità è parzialmente raggiunta nella vita buona: si potrebbe affermare che il bene rende felice la vita, anche se non totalmente.

A questo punto sorge la questione delle virtù. L’uomo è incapace di adempiere al bene, di costruire la vita buona, senza una crescita morale. Per indirizzarsi al bene occorrono delle capacità virtuose acquisite, non possedute come caratteristiche già presenti all’inizio della condotta vitale.

Che cosa sono dunque le virtù? Da un lato le virtù sono delle qualità che determinano la capacità di pensare, di volere, guidano le attrazioni passionali e affettive del soggetto, indirizzandolo al bene autentico. In altre parole conducono lo stesso a una realizzazione piena dell’umano.

Dall’altro lato le virtù si concretizzano in una serie di azioni che sono eccellenti: sono delle modalità concrete di specificare il bene, ad esempio attraverso le azioni giuste.

Qual è lo specifico della giustizia?

La giustizia è legata a un bene che non riguarda solo sé stessi, ma anche gli altri. Emergono due aspetti. Il primo concerne il singolo. Si è capaci di volere, in modo per così dire naturale, il bene per sé stessi ma incapaci, senza una crescita virtuosa, di volerlo per gli altri. La giustizia è un cambiamento nella volontà del soggetto, che grazie a essa può aspirare al bene altrui come al bene proprio.

Il secondo aspetto lega la giustizia alla tendenza umana alla socialità. Senza la socialità manca qualcosa dell’umano. Essa tuttavia rappresenta uno degli elementi da realizzare, nel bene, perché l’uomo possa giungere a un compimento. Si può interpretare la socialità come lotta e prevaricazione, ma queste non rappresentano un compimento dell’umano, bensì un suo fallimento. La giustizia invece interpreta la socialità come pienamente umana.

Il principio fondamentale della giustizia si esprime con «dare all’altro quello che gli è dovuto» – principio di equità – non rimanendo una regola esterna al soggetto, ma diventando un fine da realizzare nel suo agire e una trasformazione personale.

Tradizione cristiana e giustizia

Per entrare nella dimensione della prassi, occorre esprimere questo principio con delle modalità che possono essere differenti a seconda dei contesti vitali e comunitari, ovvero della tradizione in cui si acquisiscono le virtù morali: esiste in questo senso una tradizione cristiana della giustizia. In essa il principio di equità viene arricchito dall’amore per il prossimo, legato all’amore di Dio. L’eguaglianza diventa principio di dono e gratuità all’interno della stessa giustizia. Quest’ultima viene trasformata dalla carità, l’amore di Dio, che raggiunge il soggetto e che diventa qualità etica.

In sintesi l’etica è un ritrovare l’autenticità dell’umano attraverso il bene. Il soggetto per poter produrre azioni giuste deve essere lui stesso giusto, cioè dev’essere un soggetto le cui qualità personali sono trasformate attraverso la virtù di giustizia.

Dunque non solo non c’è un bene senza la virtù della giustizia, ma non c’è nemmeno un umano, all’altezza di questo termine, senza la virtù stessa. Infine la giustizia diviene, nell’indirizzo al fine ultimo in Dio e arricchita dalla carità, via privilegiata per l’esperienza cristiana.

 

Antonio Sacco, prete di Torino, insegna Teologia morale fondamentale alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale – Sezione parallela di Torino. Ha scritto La giustizia come virtù, Effatà, Cantalupa (TO) 2017.

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