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Moralia Blog

Tolleranza o amicizia sociale?

Gli efferati delitti di Bruxelles hanno riportato all’attenzione il tema della convivenza nelle società di oggi, che rischiano l’implosione.

Viene spesso evocata, a questo proposito, la necessità della tolleranza, che rischia di celare una concezione riduttiva dell’essere umano: può essere intesa come istanza di rispetto di ogni persona e delle convinzioni di cui essa è latrice, con la conseguente possibilità, ascritta a tutti, di esprimere liberamente le proprie opinioni e di vivere in conformità a esse.

Questa accezione potrebbe essere ricondotta alla necessità che ogni individuo sia posto nelle condizioni di scegliere lo stile di vita che più gli aggrada.

Il rischio di scivolare nell’indifferenza

Ma il richiamo alla tolleranza può essere altresì letto come una larvata indifferenza alla sorte altrui: come dire che ognuno deve tenere per sé le proprie idee, quantunque possa tranquillamente manifestarle, ma che queste sono giudicate irrilevanti dalla maggioranza. Del resto è evidente il fatto che il concetto di tolleranza implica l’esistenza di qualcuno che tollera e di qualcun altro o qualcosa che viene tollerato.

Il pericolo è la prospettiva da cui tale discorso viene osservato: in effetti si può insinuare la tentazione di individuare una posizione predominante che funge da criterio ermeneutico per il discernimento della situazione.

Oltre la «semplice» tolleranza

La tolleranza tra gli individui, con le ambiguità appena segnalate, trova il suo corrispettivo a livello di popoli nel multiculturalismo, che corre il rischio di limitarsi alla giustapposizione di tradizioni diverse, che risultano coesistenti pur senza incontrarsi. Come afferma il premio Nobel per l’economia Amartya Sen, sia le persone sia i popoli sono «diversi in maniera diversa».

Il papa nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium propone una strada più alta, più ardua ma alla fine più efficace: l’amicizia sociale. Affermando che il conflitto va non ignorato ma accettato per trasformarlo, il documento spiega che bisogna perseguire «una pluriforme unità che genera nuova vita. Non significa puntare al sincretismo, né all’assorbimento di uno nell’altro, ma alla risoluzione su di un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto» (n° 228).

Nell’incontro con i giovani a Cuba il 20 settembre 2015 nel discorso a braccio esortò a impedire l’uccisione dell’amicizia sociale, mentre nel discorso scritto spiegò che «non basta la semplice tolleranza, occorre andare oltre e passare da un atteggiamento diffidente e difensivo a uno di accoglienza, di collaborazione, di servizio concreto e di aiuto effettivo».

Una via più efficace: logica della gratuità

Nella visita a sorpresa del 24 aprile al Galoppatoio di Villa Borghese per intervenire alla Mariapoli il santo padre ha spiegato che la strada concreta per giungere all’amicizia sociale consiste nel coltivare la logica della gratuità.

Insomma, per fermare i fanatici assassini occorrono sì le forze di polizia ma non si può prescindere da una riconsiderazione del vivere comune, che trova alla sua base l’amicizia sociale fondata sul rispetto della dignità della persona alla ricerca del bene comune.

 

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