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Moralia Blog

Venezia, 13 novembre 2019. Domande del giorno dopo

Che cosa c’entra l’etica con la meteorologia? Chiedetelo agli esperti che oggi stanno esaminando la Basilica di San Marco (e tanti altri tesori d’arte), verificando la profondità dei danni attuali e valutando i presumibili effetti futuri di una notte di immersione in acqua salata.

Non dimenticate, però, di chiederlo anche a chi a Venezia semplicemente ci abita: a gente che ha trascorso una notte di paura per un’acqua alta fermatasi a soli 7 centimetri da quella storica del 1966; che ha passato ore con l’orecchio teso al suono delle sirene di allarme e lo sguardo alle comunicazioni del Centro maree del Comune, per capire «dove si sarebbe fermata».

Chiedetelo a chi stamani cerca di recuperare ciò che resta di negozi devastati da un flusso d’acqua alta che ha superato tutte le paratie difensive predisposte – come sempre – per simili occasioni. Chiedetelo a chi sta tristemente ripulendo i piani terra della propria abitazione, sapendo che anche per oggi e per i prossimi giorni l’acqua tornerà a salire (quanto? già mentre scrivo le sirene tornano a suonare).

La domanda

Perché questa è la vera domanda, che turba probabilmente gli operatori dello stesso Centro maree: perché le «previsioni» – inviate nella notte con cadenza sempre più fitta – riuscivano solo a «inseguire» una situazione fuori controllo, completamente al di là dell’usuale?

Non è questa in alcun modo un’accusa di incompetenza. Quello che mi sembra abbia evidenziato questa notte è piuttosto l’inadeguatezza – a fronte di situazioni ormai mutate – di quei raffinati modelli previsionali che pure compendiano un’esperienza pluridecennale nell’analisi dei molti fattori che co-determinano l’acqua alta.

Ma allora che sta succedendo? Solo una contingenza meteorologica eccezionale? Difficile non pensare piuttosto alle previsioni dell’International panel on climate change (IPCC), che nei suoi rapporti disegna un graduale incremento in intensità e frequenza degli eventi meteorologici estremi.

Difficile evitare un realistico timore di fronte agli scenari futuri di incremento del livello del mare determinato dal riscaldamento globale di origine antropica.

Salvare Venezia? 

Salvare Venezia è certo un’impresa complessa, che esige lungimiranti azioni di messa in sicurezza sul piano locale; nulla però servirà in assenza di una seria politica condivisa di contrasto al mutamento climatico.

In questo senso la città lagunare è anche la cifra di una condizione umana che intreccia vulnerabilità e irresponsabilità; che lamenta il danno e il degrado quando essi si manifestano in situazioni specifiche, ma che non sa intervenire sulle cause, per disegnare equilibri diversi (e una situazione analoga la si vive in questi giorni a Taranto).

Per questo l’etica c’entra con la nottata di ieri, come appello alla prudenza e alla lungimiranza. Solo costruendo responsabilmente sostenibilità globale possiamo (sperare di) mettere in sicurezza le tante preziose realtà locali che dal degrado sono minacciate. Altrimenti... quale futuro? Quale futuro per le prossime generazioni?

Davvero acquistano ulteriore, drammatica attualità le domande che saranno poste al III Forum di etica civile (Firenze, 16-17 novembre, Verso un patto tra generazioni , www.forumeticacivile.com).

 

Simone Morandini è coordinatore del progetto «Etica, teologia, filosofia» della Fondazione Lanza e insegna all’Istituto di studi ecumenici San Bernardino di Venezia; è coordinatore del blog Moralia.

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