m
Moralia Dialoghi

Famiglia e Chiesa: un legame indissolubile

In questo contributo ci proponiamo di accostare il dibattito recente sull’Humanae vitae attraverso la recensione del recente testo sorto all’interno di un seminario teologico internazionale promosso dal Pontificio consiglio per la famiglia pubblicato dalla LEV: A. Bozzolo, M. Chiodi, G. Dianin, P. Sequeri, M. Tinti, Famiglia e Chiesa, un legame indissolubile. Contributo interdisciplinare per l’approfondimento sinodale, LEV, Città del Vaticano 2015.

Un dibattito e un testo

Il volume raccoglie i risultati di un seminario di studio su alcune delle più rilevanti questioni concernenti la pastorale della famiglia. Il gruppo di circa quaranta studiosi che ha dato vita all’approfondimento interdisciplinare è stato convocato da mons. Vincenzo Paglia, coadiuvato da uno specifico comitato scientifico, cercando di garantire tanto l’interdisciplinarietà quanto la dimensione internazionale delle voci. La struttura del volume ruota attorno alle tre sessioni principali («Matrimonio: fede, sacramento, disciplina», «Famiglia, amore sponsale e generazione» e infine «Famiglia ferita e unioni irregolari: quale atteggiamento pastorale»). Completa il volume una quarta sezione dal titolo «Orientamenti e prospettive».

Il testo è particolarmente significativo per questo «Dialogo», dal momento che la seconda parte del volume, dal titolo «Famiglia, amore sponsale e generazione», è espressamente dedicata al tema in questione (pp. 155-299) e che nella sezione «Orientamenti e prospettive» un intero capitolo è dedicato al tema del matrimonio e della generazione (pp. 509-522). Vista la natura di questa nostra breve presentazione ci soffermeremo specificatamente su queste due parti del volume, sebbene, come in un’opera polifonica, la bellezza e l’armonia dell’esecuzione siano percepibili pienamente solo nell’intreccio e nel continuo rimando delle diverse voci.

Un focus su Humanae vitae

La parte del testo che vogliamo analizzare, a partire da questo sfondo generale, presta una specifica attenzione all’Humanae vitae e alle sue problematiche teologico-morali, senza nasconderne alcuni elementi giudicati come critici. Senza remore il testo si chiede, tra l’altro, se l’imbarazzo e la latitanza di molti pastori di fronte a una prassi generalizzata di molti coniugi cristiani lontana dall’indicazione dell’enciclica, «potrebbe non esprimere necessariamente un’ignavia, una debolezza o una facile via di fuga, ma segnalare un divario tra prassi e teoria, caratterizzato da una sorta di doppia verità morale, l’una oggettiva e l’altra soggettiva, che chiede di essere pensato fino in fondo» (p. 520).

L’importanza del testo in questione è sottolineata anche dall’ampia presentazione che dello stesso ha fatto La Civiltà cattolica (2015/III, 426-436) a firma di Humberto Miguel Yañez. Il gesuita argentino nota come le questioni morali connesse al matrimonio (espresse dai contributi di Chiodi alle pp. 155-202 e 509-523) siano da comprendersi nell’attuale contesto postmoderno per poter valorizzare l’insegnamento della Chiesa che, recepito l’amore coniugale come costitutivo del matrimonio, si fonda sul nesso tra amore e fecondità compreso alla luce di una legge naturale inscritta nella biologia del corpo.

Appare evidente dalla lettura del contributo in questione come la piena comprensione di questa norma sia possibile solo se la si inserisce all’interno del principio personalistico dell’amore coniugale e della paternità responsabile. Solo così si potrà superare una visione riduttiva della sessualità aprendosi alla sua «valenza simbolica (etico-antropologica e teologica), che eccede il corpo fisico» (p. 167). Il termine ultimo di questo processo porterà l’eros a integrare l’autocomprensione di sé e l’esercizio della libertà personale nella dimensione costitutivamente relazionale, la cui autentica espressione è il rapporto eterosessuale.

La prospettiva personalistica presente nell’enciclica di Paolo VI pone la comprensione dell’atto coniugale all’interno di un orizzonte composto tanto dalle domande di senso quanto dalla progettualità delle persone coinvolte in esso. Per questo la valutazione dell’autentica apertura alla vita «non potrebbe ridursi a questione di “metodo”, ma deve riferirsi all’intenzionalità della coppia, la quale, nel coltivare un vero amore coniugale, dovrà discernere tutti gli aspetti e le condizioni che vi concorrono. Si valuterà certamente il metodo, ma soprattutto i criteri che rendono l’atto coniugale più adatto a esprimere l’amore coniugale e, quando occorra, la fecondità, la fecondità, la quale va distinta dalla mera fertilità» (Yañez, p. 431).

Un secondo tema che emerge dal testo che presentiamo (p. 513 e seguenti) è come la tradizione morale cattolica non abbia mai separato la comprensione della legge morale dalla coscienza, evitando tanto un’unilateralità della legge – anticipazione di ogni rigorismo morale che allontana i credenti dalla Chiesa – quanto una coscienza ridotta a mera astrazione formale o allo strumento operativo di un individualismo libertario.

Un terzo centro di gravità che anima le pagine del testo composte da Chiodi è il pregevole tentativo di chiarire il concetto di natura umana, liberandolo da una serie di ambiguità che lo accompagnano. Solo mostrando l’intrinseco legame che la natura umana ha con la libertà, con una sua comprensione storica sempre culturalmente mediata, si potrà rendere questo concetto scevro di ogni componente ideologica e in grado di illuminare il rapporto tra coscienza e norma.

Il cammino sinodale

Queste brevi luci sul testo ci permettono allora di comprendere il percorso intersinodale e il suo rapporto con l’Humanae vitae: il cammino sinodale vuole riavviare un dialogo di tutta la Chiesa che sappia partire dall’esperienza vissuta, riletta alla luce del Vangelo secondo un sensus fidei. Il risultato di questa operazione sarà la restituzione del messaggio profondamente profetico dell’Humanae vitae incarnato nelle situazioni concrete dei fedeli. L’alternativa non è rosea: il rischio è la riduzione dell’insegnamento morale a una morale naturalistica che fa coincidere legge biologica e legge morale o una morale intellettualistica che non sappia più discernere tra le diverse soluzioni tecnicamente possibili in termini di procreazione (cf. Yañez pp. 434-435).

L’intero volume edito dai tipi vaticani pone una domanda di fondo: alla luce del fatto che la dottrina della Chiesa registra una sua propria evoluzione, un cambiamento della disciplina deve essere sempre considerato come un cambiamento di dottrina?

Per una rinnovata profezia

La questione, di non facile risposta, trova nel testo presentato una chiave interpretativa particolarmente significativa: la consapevolezza che l’intelligenza della fede non è né un qualcosa di ancorato al passato né una realtà formata dalle opinioni, ma un esercizio di ascolto autentico teso a recepire i segni dello Spirito Santo che assiste la Chiesa e i suoi pastori. Questa forma di profezia dello Spirito è quella che deve tornare a emergere dall’Humanae vitae. Ci sembra di poter dire che il contributo del seminario internazionale di studio offra importanti elementi per assistere l’incipiente percorso che i padri sinodali stanno per compiere nel XIV Sinodo ordinario. 

Lascia un commento

{{resultMessage}}