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Moralia Dialoghi

«Insieme confessiamo…»: il percorso del dialogo cattolico-luterano

Il dialogo ecumenico è ormai dimensione qualificante per le chiese cristiane. Col concilio Vaticano II e il decreto Unitatis redintegratio anche la Chiesa cattolica si è impegnata in esso, ai massimi livelli. Tra le traiettorie più significative di questi decenni, il dialogo cattolico-luterano, che acquista una particolare rilevanza nel 2017, 500° anniversario della Riforma protestante.

 

Francesco: eventi e parole

Lo sottolineava papa Francesco, il 6 febbraio 2017 alla delegazione della EKD (Chiesa Evangelica Tedesca): «Nella realtà dell’unico Battesimo che ci rende fratelli e sorelle e nel comune ascolto dello Spirito, sappiamo, in una diversità ormai riconciliata, apprezzare i doni spirituali e teologici che dalla Riforma abbiamo ricevuto»[1].

Una sottolineatura analoga a Lund il 31 ottobre 2016, per l’apertura delle celebrazioni del cinquecentenario della Riforma promosse dalla Federazione luterana mondiale (un momento ecumenico di grande intensità anche rispetto ai tanti altri di questo pontificato)[2]. «Signore, aiutaci con la tua grazia a essere più uniti a te per dare insieme una testimonianza più efficace di fede, speranza e carità», invocava Francesco nella cattedrale luterana di Lund[3]. La confessione di colpa per una divisione contraria alla volontà del Signore si intrecciava così col rendimento di grazie per i frutti di Vangelo di una Riforma protestante che «ha contribuito a dare maggiore centralità alla Sacra Scrittura nella vita della Chiesa». Un accento particolare su alcuni elementi centrali dell’esperienza e della riflessione di Martin Lutero: «Con il concetto di solo per grazia divina, ci viene ricordato che Dio ha sempre l’iniziativa e che precede qualsiasi risposta umana, nel momento stesso in cui cerca di suscitare tale risposta. La dottrina della giustificazione, quindi, esprime l’essenza dell’esistenza umana di fronte a Dio».

Il concetto di giustificazione è stato al centro del dialogo teologico realizzato in cinquant’anni da cattolici e luterani. Nell’evento di Lund trova in effetti espressione un lungo confronto sul Vangelo della grazia, essenziale per il cammino verso una cattolicità ecumenica[4] e rilevante per l’etica.

 

Mettere a fuoco le immagini

A monte di esso c’è il profondo cambiamento dell’immagine cattolica di Lutero. Non più eresiarca che deformerebbe l’Evangelo né individualista che spezzerebbe la comunità ecclesiale e neppure autore di un allentamento del legame tra opere e salvezza che aprirebbe ad ogni forma di amoralità: la ricerca storica impone visioni diverse. L’agostiniano Martin Lutero è stato monaco fedele, cercatore di un Dio di misericordia, scoperto nella parola di una Scrittura studiata con passione - «nell’Evangelo si manifesta la giustizia di Dio» (Rm. 1,17) – ed annunciato con la vita e la predicazione. La stessa passione lo muoverà ad una riforma della Chiesa che solo per le insormontabili difficoltà con i suoi interlocutori porterà a ciò che lui non avrebbe voluto – all’avvio di una diversa esperienza ecclesiale. È l’immagine di Martin Lutero testimone di Gesù Cristo[5]: coraggioso nell’esprimere il Vangelo in modo nuovo per tempi nuovi, promotore di un rinnovamento spirituale che si fa reformatio Ecclesiae.

Si può così ripensare – come faceva già nel 1957 H. Küng ne La giustificazione[6] - lo stesso concilio di Trento, scoprendo nel decreto sulla giustificazione una prospettiva non così distante dalle chiese della Riforma.

 

Un passaggio irreversibile

Tanti approfondimenti hanno permesso un percorso di riconciliazione delle memorie e di dialogo teologico tra Chiesa cattolica romana e mondo evangelico, specie con la Federazione Luterana Mondiale. Esso ha avuto il suo culmine nella firma – dopo ampio lavoro di ricerca[7] - di quello che è a tutt’oggi tra i frutti più alti dell’ecumenismo (almeno per la chiesa di Roma): la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione del 1998, recepita al massimo livello dalle due chiese nel Consenso sulla dottrina della giustificazione del 1999[8].

Un passo di portata senza precedenti: le Chiese luterane e la Chiesa cattolica «sono ormai in grado di enunciare una comprensione comune della nostra giustificazione operata dalla grazia di Dio, per mezzo della fede in Cristo»[9]. Tale confessione condivisa permette di affermare che le condanne scambiate tra le due comunità nel XVI secolo sulla giustificazione non colpiscono le rispettive dottrine, adeguatamente comprese. Le differenze di linguaggio e di accentuazione tra le due confessioni non hanno più portata divisiva, ma esprimono la ricchezza dell’Evangelo, irriducibile a una singola formulazione.

Un esempio magistrale di applicazione del principio ermeneutico espresso dal concilio Vaticano II in Unitatis redintegratio n.6: occorre distinguere con attenzione il deposito della fede dalla forme utilizzate per esprimerlo; se l’espressione della fede nel Dio che salva e giustifica delle comunità luterane non è identica a quella cattolica, resta però coerente con essa. A partire da tale testo va compreso anche l’evento di Lund: cattolici e luterani non hanno integralmente superato le loro differenze, ma esse andranno ormai collocate entro tale dialogo e tale reciproco riconoscimento. Si disegna così una prossimità non solo temporale tra due Giubilei (quello cattolico della misericordia e quello della Riforma), convergenti nella celebrazione della grazia misericordiosa di Dio, che previene e sostiene ogni agire umano. Lo si coglie confrontando alcuni testi chiave del mondo luterano con la bolla Misericordiae vultus[10] di indizione dell’anno giubilare[11]

 

Giustificazione ed etica

Il testo di consenso vale anche per l’etica, benché limitate siano le indicazioni esplicite in tal senso: al centro è il rapporto tra agire divino ed umano che interessa in primis l’antropologia teologica. Mi limito solo a richiamare alcuni passi chiave (usando il grassetto per evidenziarli), in un testo che tutto meriterebbe una lettura articolata

22. Insieme confessiamo che Dio perdona per grazia il peccato dell’uomo e che, nel contempo, egli lo libera, durante la sua vita, dal potere assoggettante del peccato, donandogli la vita nuova in Cristo (…) 24. Quando i cattolici sottolineano che il credente riceve in dono il rinnovamento del suo essere interiore ricevendo la grazia,[13] essi vogliono affermare che la grazia di Dio che reca il perdono è sempre legata al dono di una vita nuova, la quale si esprime nello Spirito Santo, in un amore attivo (…).

25 (…) il peccatore viene giustificato mediante la fede nell’azione salvifica di Dio in Cristo (…). Questa fede è attiva nell’amore e per questo motivo il cristiano non può e non deve restare inoperoso. 27. (…) Quando, secondo il modo di comprendere cattolico, si sottolinea il rinnovamento della vita mediante la grazia giustificante, tale rinnovamento nella fede, nella speranza e nell’amore non può mai fare a meno della grazia gratuita di Dio ed esclude ogni contributo alla giustificazione di cui l’uomo potrebbe vantarsi davanti a Dio (Rm 3, 27 ; cfr. Fonti del cap. 4.3).

31. Insieme confessiamo che l’uomo viene giustificato nella fede nel Vangelo, «indipendentemente dalle opere della Legge» (Rm 3, 28). Cristo ha portato a compimento la Legge e l’ha superata quale via alla salvezza mediante la sua morte e risurrezione. Parimenti confessiamo che i comandamenti di Dio rimangono in vigore per il giustificato e che Cristo nella sua parola e nella sua vita esprime la volontà di Dio, che è anche per il giustificato la norma del suo agire.

Affermazioni dense, ricche di senso, che forse attendono ancora di essere pienamente valorizzate dalla riflessione etica. In esse trova espressione lo sforzo di ritrovare parole comuni per dire dell’esistenza credente e del suo complesso rapporto con l’istanza morale, superando immagini stereotipe e contrapposizioni. L’etica appare in esse come parola seconda, sempre preceduta dalla misericordia del Dio che salva, eppure così essenziale per dar corpo alla vita nuova ricevuta in Cristo.

 

 

[1] w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2017/february/documents/papa-francesco_20170206_chiesa-evangelica.html

[2] S.Morandini, Francesco: un nuovo dinamismo ecumenico, in Studi Ecumenici 34 (2016), pp.491-526.

[3] w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2016/documents/papa-francesco_20161031_omelia-svezia-lund.html (consultato il 28.01.17).

[4] In tal senso W.Kasper, Martin Lutero. Una prospettiva ecumenica, Queriniana, Brescia 2016.

[5] Così il testo della commissione cattolica romana – evangelico luterana del 1983 (V centenario della nascita di Lutero), in S.Voicu, G.Cereti (a cura), Enchiridion Oecumenicum 1, Dialoghi internazionali 1931-1984, EDB, Bologna 1986, pp. 743-751.

[6] H.Küng, La giustificazione, Queriniana, Brescia 1969.

[7] A.Maffeis, Giustificazione. Percorsi teologici nel dialogo tra le chiese, Cinisello Balsamo (Mi) 1998.

[8] Federazione Luterana Mondiale, Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, in G.Cereti, J.F.Puglisi (a cura), Enchiridion Oecumenicum 7 Dialoghi internazionali 1995-2005, EDB, Bologna pp. 887-912; Idd., Consenso sulla dottrina della giustificazione. Dichiarazione ufficiale comune, ivi, pp. 913-914.

[9] Federazione Luterana Mondiale, Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, p.887.

[10] http://w2.vatican.va/content/francesco/it/bulls/documents/papa-francesco_bolla_20150411_misericordiae-vultus.html

[11] In tal senso il Convegno su “Giubileo delle misericordia, giubileo della Riforma” organizzato dalla Facoltà Teologica del Triveneto di Padova e dall’Istituto di Studi Ecumenici “San Bernardino” di Venezia, specie l’intervento della pastora luterana Elisabeth Parmentier (http://www.fttr.it/lasciarsi-ri-formare-dal-vangelo/).

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