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l'Ospite

Pro pope Francis, il backstage

In seguito alla pubblicazione della sua esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia sull’amore nella famiglia (2013), in parecchi ambienti della Chiesa si è rafforzata l’opposizione contro papa Francesco.

Quattro cardinali hanno scelto per questo una procedura medievale e hanno manifestato i loro «dubbi». Volevano dimostrare al papa che aveva deviato dall’insegnamento tramandato dalla Chiesa. Infatti anche in singoli casi non si poteva permettere a persone che per un miscuglio di colpa e tragedia avevano fallito nel loro matrimonio e si erano risposate di accedere ai sacramenti della penitenza e della comunione.

Di fatto quei quattro cardinali accusano il papa di aver deviato dall’insegnamento della Chiesa, quindi di essere eretico. In ultima analisi, quest’opposizione espressa nei «dubia dei cardinali», alla quale nel frattempo si sono associati altri vescovi e teologi, non era rivolta tanto contro il papa, che è per lo più affabile e gentile, ma voleva essere una protesta contro quell’apertura della Chiesa al mondo moderno, che aveva avviato in forma prudente e moderata il concilio Vaticano II.

Gli «antimoderni» nella Chiesa cattolica sotto i papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano avuto la vita facile. Questi ultimi avevano certamente fatto riferimento al Concilio nei loro discorsi, ma ne avevano ritardato con molte decisioni la recezione all’interno della Chiesa o addirittura fatto marcia indietro su parecchie questioni di minore importanza.

L’opposizione al papa è quindi in ultima analisi un’opposizione al Concilio. Papa Francesco aveva notato questa stagnazione. Con la sua defunta guida, il card. Carlo Maria Martini di Milano, era convinto che la Chiesa cattolica zoppicava da circa 300 anni dietro allo sviluppo del mondo moderno. In un’omelia alla messa del mattino in Santa Marta espresse chiaramente la sua delusione.

Così ha detto il 16 aprile 2013: «Il Concilio è stato un’opera bella dello Spirito Santo. Pensate a Papa Giovanni: sembrava un parroco buono e lui è stato obbediente allo Spirito Santo e ha fatto quello. Ma dopo 50 anni, abbiamo fatto tutto quello che ci ha detto lo Spirito Santo nel Concilio? In quella continuità della crescita della Chiesa che è stato il Concilio? No. Festeggiamo questo anniversario, facciamo un monumento, ma che non dia fastidio. Non vogliamo cambiare. Di più: ci sono voci che vogliono andare indietro. Questo si chiama essere testardi, questo si chiama voler addomesticare lo Spirito Santo, questo si chiama diventare stolti e lenti di cuore».

Il centro silenzioso

L’opposizione contro il papa ha sucitato una vasta attenzione mediatica, tanto che si poteva avere l’impressione che «il papa fosse al tappeto». Che, «come eretico», sarebbe stato rapidamente destituito. Questo ha fatto dimenticare che papa Francesco gode di una grande popolarità e sostegno nel mondo e in ampie parti delle Chiese. «Finalmente la Chiesa imbocca con coraggio, con la forza del Vangelo, la strada che la porta agli uomini», dicono molte cristiane e cristiani impegnati, non da ultimo, anche intellettuali e giovani.

Quando nell’autunno 2017 partecipai a una manifestazione per il Forum 2000 a Praga, amici di Tomáš Halík della comunità universitaria mi trasmisero la sua richiesta di fare qualcosa a favore del papa e della sua percezione pubblica. Occorreva rendere visibile il centro aperto silenzioso per costruire un contrappeso all’opposizione mediatica esistente. Per questo si dovevano naturalmente usare i media moderni. Questo condusse all’idea di redigere una lettera aperta e di fare pubblicità in Internet e sui social media per suscitare un ampio sostegno.

Conosco Tomáš Halík dai tempi del comunismo e lo stimo molto. Al tempo del comunismo aggressivo ci incontrammo spesso in occasione di convegni teologici a sfondo cospirativo e diventammo amici. Dopo la svolta collaborammo intensamente nel grande progetto di ricerca del Forum pastorale intitolato Aufbruch (Ripartenza). Per me è stato quindi naturale continuare a collaborare con Tomáš e avviare rapidamente l’iniziativa proposta.

La lettera aperta

Come primo passo redigemmo una lettera aperta, ricordando brevemente in apertura l’occasione dell’iniziativa, senza indicare più in dettaglio i contenuti e argomentare sul piano teologico contro i dubbi addotti.

Poi attirammo l’attenzione sul merito principale del papa. Egli aveva in breve tempo cambiato la cultura pastorale della Chiesa. «Cultura pastorale» è un’espressione ripresa dallo sviluppo di un un’organizzazione modificata in senso teologico-pastorale. La cultura dell’organizzazione esprime la relazione fra una determinata organizzazione e le persone. Gli esperti affermano che la riuscita della «missione» di un’organizzazione dipende non tanto dalle sue strutture quanto piuttosto dalla sua cultura organizzativa. Riguardo alla riuscita del servizio della Chiesa con il Vangelo nel mondo decisive non sono le strutture, ma è la cultura pastorale.

L’affermazione principale della lettera aperta è che il papa nel suo pontificato, giunto ormai al quinto anno, ha profondamente cambiato la cultura dell’organizzazione. Con questo noi, autori della lettera, non intendiamo i gesti simbolici, l’abbigliamento del papa, dove vive, come si presenta, ma lo spostamento degli accenti nell’azione pastorale. Ciò che è stato tramandato non deve essere più letto e praticato in riferimento alla legge, ma alla misericordia divina.

Al centro di una tale pastorale della misericordia non vi sono più i peccati come offesa di Dio, ma le ferite che gli uomini causano a sé stessi, gli uni agli altri e alla natura. Per il papa non si tratta più di valutare e giudicare in modo moralistico, ma di guarire la ferite. Egli non conduce più gli uomini in un tribunale («Chi sono io per giudicare», disse quando gli venne chiesto il suo giudizio riguardo agli omosessuali), ma (come afferma spesso e volentieri) in un «ospedale da campo». Egli non guarda più alle leggi oggettive, ma al singolo caso soggettivo. Non è un ideologo, ma un pastore.

Riguardo alla cultura pastorale orientata al Vangelo praticata dal papa, c’è nella lettera aperta una sua citazione dalla prima intervista con Antonio Spadaro e la rivista dei gesuiti diffusa a livello mondiale: «Sogno una Chiesa come madre e pastora». E noi, Halík e il sottoscritto, abbiamo aggiunto: Questo merita un ringraziamento e «noi condividiamo questo sogno». Poi la lettera aperta termina con la richiesta di non deviare da questo percorso del profondo rinnovamento della Chiesa e dalla sua azione, orientata più decisamente al «Vangelo sine glossa». Per questo può essere certo della nostra preghiera. Ecco il testo integrale della lettera aperta.

 

Stimatissimo papa Francesco,

 

le sue iniziative pastorali e la loro motivazione teologica sono attualmente oggetto di un veemente attacco da parte di un gruppo all'interno della Chiesa. Con questa lettera aperta vogliamo esprimere il nostro ringraziamento per la sua guida ecclesiastica coraggiosa e teologicamente fondata.

In breve tempo è riuscito a riformare la cultura pastorale della Chiesa cattolica, collegandosi alla sua origine in Gesù. Gli uomini feriti, la natura ferita, sono nel suo cuore. Lei vede la Chiesa come un ospedale da campo, ai margini della vita. La sua preoccupazione è per ogni singolo uomo, amato da Dio. L'ultima parola nel rapporto con gli uomini non è la legge, ma la compassione. Dio e la sua misericordia caratterizzano la cultura pastorale che lei richiede alla Chiesa. Lei sogna una Chiesa madre e pastora. Noi condividiamo questo sogno.

Le chiediamo di non deviare da questo percorso iniziato e le assicuriamo il nostro sostegno e la nostra preghiera continua.

Seguono le firme

 

Sostenitori e firmatari

Questa lettera aperta venne postata in Rete in dodici lingue: tedesco, inglese, francese, italiano, portoghese, polacco, croato, ceco, slovacco, magiaro, ucraino. In poche settimane, fra ottobre 2017 e febbraio 2018, si raggiunsero oltre 72.000 sostenitori, provenienti da tutto il mondo, in prevalenza da Europa, ma anche Stati Uniti, America Latina, Asia e Australia.

Dal gruppo dei sostenitori sono stati estratti «professori e professoresse» e collocati in una lista di firmatari. A questi sono state aggiunte personalità interpellate direttamente. Una galleria di immagini nella homepage di Aktion ProPopeFrancis (www.pro-pope-francis.com) mostra che si sono potute guadagnare alla causa molte personalità. Ecco alcuni esempi:

– Charles Taylor, professore emerito di Filosofia, Montreal (Canada)

– Suor Lea Ackermann, fondatrice dell’associazione SolWoDi, Boppard - Hirzenach (Germania)

– Rocco Buttiglione, ministro europeo 2001-2005 (Italia)

– Lázló Sólyom, presidente dell’Ungheria 2005-2010 (Ungheria)

– Waltraud Klasnik, Landeshauptfrau a.D., dal 2010 incaricata della protezione delle vittime della Chiesa cattolica in Austria (Austria)

– Asztrik Várszegi. OSB, vescovo titolare, presidente degli abati, arciabate di Pannonhalma (Ungheria)

– Marie-Jo Thiel, professoressa dell’Università di Strasburgo, presidente dell’Associazione europea di teologia cattolica (Francia)

– Fritz Lobinger, vescovo emerito di North-Aliwal (Sudafrica)

– Václav Malý, vescovo ausiliare di Praga (Cechia)

– Diamantino Prata de Carvalho, vescovo emerito di Campanha (Brasile)

– Martina Berthold, membro del governo regionale di Salisburgo (Austria)

I firmatari estratti provengono da tutti i continenti. Costituiscono una rete informale intercontinentale di teologhe e teologi unica nel suo genere. Dovrebbe servire a fornire un sostegno anche teologico argomentato al cammino della Chiesa sotto papa Francesco. Il sostegno emotivo fa bene, ma non basta. Occorre anche un’argomentazione teologica.

Abbiamo contattato per iscritto le persone della lista dei firmatari. Noi, Tomáš Halík e il sottoscritto, abbiamo chiesto a questo gruppo di persone di redigere un testo, dalla prospettiva della loro propria disciplina, basato su tre domande che corrispondono alla preoccupazione fondamentale del concilio. Nel loro testo dovevano: anzitutto, esplorare le sfide che incontrano le persone nel loro paese, regione, continente; in secondo luogo, interpretare le sfide dalla prospettiva del Vangelo, anzi meglio, valutare come il Vangelo può diventare "benedizione" per gli uomini; in terzo luogo, riflettere sul modo in cui avrebbe dovuto equipaggiarsi la Chiesa per compiere questo servizio del Vangelo nel mondo.

Ecco il testo della lettera inviata ai firmatari:

«Stimatissimi, la lettera aperta a papa Francesco ha messo in collegamento a livello intercontinentale noi come teologi e teologhe e interessati alla teologia. In questo modo ci è stato fatto un grande prezioso dono per il lavoro teologico nella Chiesa.

Noi, Tomáš Halík e Paul M. Zulehner, comprendiamo la nascita spontanea di una rete informale di teologi come segno dei tempi e al tempo stesso come una sfida e un’opportunità. Papa Francesco ha aperto con il suo stile pastorale e i suoi stimoli teologici un clima di speranza. Noi siamo convinti che questo è un dono e al tempo stesso un compito per noi teologi e teologhe.

Noi proponiamo di riunire e pubblicare in un libro con il titolo di lavoro Noi condividiamo questo sogno una raccolta di saggi sulla visione della Chiesa del futuro.

Per la realizzazione del sogno del papa poniamo tre domande, che si basano sulla costituzione pastorale Gaudium et spes (sulla Chiesa nel mondo contemporaneo) nonché sulla costituzione dogmatica Lumen gentium (sulla Chiesa) del concilio Vaticano II:

  1. Quali "segni dei tempi" sfidano la Chiesa nel suo paese, nella sua regione, nel suo continente?
  2. Quale contributo può e deve offrire la Chiesa al superamento dei queste sfide?
  3. Quale sviluppo della Chiesa (nel suo continente) è necessario per far sì che essa di fronte alle sfide dei tempi possa operare alla luce del Vangelo?

Vorremmo chiedervi di rispondere a queste domande con un testo breve (massimo 10-15 pagine, può essere anche più breve). Fateci sapere per favore entro il 15 dicembre se intendete partecipare a questo progetto. Permetteteci di fissare per la consegna del testo la scadenza del 1 marzo 2018.

Allora dovremo "sincronizzare" questi testi. Il modo in cui avverrà dipende anche dalla – come noi speriamo – vostra partecipazione.

Con cordiali saluti da Praga e Vienna

Tomáš (Halík) e Paul (M. Zulehner)»

Dall’inizio del mese di dicembre 2017, 175 persone contattate hanno accettato di redigere un testo entro la fine di febbraio 2018. Il piano attuale consiste nel pubblicare anzitutto questi testi nella lingua originale come e-book. Poi gruppi redazionali continentali devono cercare di elaborare una sintesi a partire dai testi esistenti, che verrà sottoposta a sei esperti continentali. Una versione unitaria deve limare questa matassa di molti testi. In base al piano, questi testi compendiati devono essere trasmessi all’opinione pubblica in inglese e in tedesco.

Questa procedura della «continentalizzazione» può sostenere indirettamente la preoccupazione ecclesiologica centrale del papa di decentralizzare la Chiesa universale finora governata in modo centralizzato. La sussidiarietà, che la Chiesa si aspetta dalla società, viene finalmente introdotta anche nella vita della Chiesa.

In questo modo apparirà chiaramente che sia l’analisi dei segni del tempo, quindi anche l’interpretazione teologica, sia i desideri di rinnovamento della Chiesa a livello continentale – nonostante tutte le somiglianze – sono diversi. Il papa motiva teologicamente questo decentramento con l’azione dello Spirito Santo fin nell’ultimo angolo della Chiesa credente universale.

Già nella Evangelii gaudium, la dichiarazione sul suo stile di governo, aveva citato quaranta volte le conferenze episcopali locali (per esempio, «come insegnano i vescovi del Nord-est dell’India»). Ai «dubia dei cardinali» ha dato una «risposta» efficace, elevando al rango teologico di magisterium authenticum del papa una lettera pastorale dei vescovi argentini attraverso la Segreteria di stato.

Molti pensano che il Sinodo dell’Amazzonia 2019 deciderà a favore dell’ordinazione al presbiterato di catechisti sposati. Il papa sarà presente e probabilmente dirà ai vescovi: Fatelo. In questo modo pragmatico, si supera la stagnazione della Chiesa universale causata dal centralismo degli ultimi anni.

Su altre conferenze episcopali i fedeli faranno pressione per indurle a usare il nuovo spazio di manovra creato per l’azione sinodale. Parecchie lo faranno, altre no. Emergerà la figura di una Chiesa mondiale, che, tenuta insieme dal Vangelo e dall’unico Spirito, si svilupperà con velocità diverse. In seno alla Chiesa cattolica crescerà una «diversità riconciliata». Questo sarà un eccellente presupposto perché le Chiese cristiane separate si riconcilino nella loro diversità.

Sondaggio on-line

Ma non ci siamo fermati alla richiesta rivolta ai firmatari, quindi al gruppo delle esperte e degli esperti. Infatti occorreva interrogare anche coloro che hanno sostenuto la lettera aperta come «esperte ed esperti» della vita cristiana e delle questioni relative allo sviluppo della Chiesa. Bisognava portare alla luce, esaminata sul piano pastorale teologico, anche la vasta azione dello Spirito Santo nella Chiesa di oggi con l’aiuto di un ascolto organizzato. Così abbiamo elaborato e messo in rete un sondaggio on-line. Abbiamo inviato e-mail a 67.000 sostenitori e fornito loro un codice di accesso. Li abbiamo invitati a partecipare al sondaggio con questa lettera in inglese, spagnolo, francese, croato, polacco e tedesco:

Stimatissimi, lentamente l’iniziativa lettera aperta a papa Francesco giunge al termine. I nomi dei sostenitori e dei firmatari vengono riuniti. Si sta preparando a livello diplomatico una sorpresa a papa Francesco.

Nel frattempo abbiamo rivolto una richiesta ai firmatari di inviarci entro i primi di marzo un breve testo con la risposta a tre domande. Entro metà dicembre sapremo chi partecipa. Nel frattempo io preparo il testo di un sondaggio on-line sulle stesse tre domande che verrà spedito a tutti i sostenitori. Si potrà accedere al sondaggio con un codice personale. Allo stesso tempo verrà postata in rete una versione aperta. Spero veramente che molti vi partecipino.

Ecco le tre domande, che si basano sulla costituzione pastorale Gaudium et spes (sulla Chiesa nel mondo contemporaneo) nonché sulla costituzione dogmatica Lumen gentium (sulla Chiesa) del concilio Vaticano II:

  1. Quali sono i «segni del tempo» che sfidano la Chiesa nel suo paese, nella sua regione, nel suo continente?
  2. Quale contributo può e deve offrire la Chiesa al superamento delle sfide?
  3. Quale sviluppo della Chiesa (nel suo continente) è necessario per far sì che essa di fronte alle sfide del tempo possa operare nel senso del Vangelo?

 

Inoltre, per il sondaggio fra i sostenitori è stato creato per ulteriori interessati e interessate un accesso aperto sulla home page. I dati di entrambi i sondaggi si possono paragonare statisticamente. Questo può chiarire la forza dell’affermazione del sondaggio con l’accesso aperto.

Al momento della redazione di questo contributo hanno compilato il questionario delle domande oltre 5.000 persone. Le risposte alle tre domande aperte hanno prodotto un ricco materiale di oltre 2.000 pagine. La valutazione, coadiuvata da mezzi informatici, è in corso. Una raccolta di fondi fra i sostenitori ha permesso la collaborazione di un’esperta. Anche non pochi volontari partecipano alla traduzione dei testi, all’inserimento dei nomi di persone senza accesso a e-mail nella banca dati, alla valutazione dei numerosi testi pervenuti dalle domande aperte.

Appena saranno disponibili i testi dei firmatari da tutto il mondo, i risultati potranno essere comparati con quelli dei sondaggi on-line. Le specialiste e gli specialisti accademici e un ampio numero di interessati forniranno un forte risultato: questo non solo coprirà le spalle al papa, ma delineerà anche la strada che egli ha intrapreso con tutta la Chiesa universale fin dall’inizio del suo pontificato.

Risonanza

L’iniziativa ha avuto una notevole risonanza nei media internazionali. Le agenzie di stampa cattoliche, i giornali internazionali e le stazioni radio ne hanno parlato ampiamente. Sugli indirizzi e-mail del progetto moltissime persone hanno ringraziato per l’iniziativa «Lettera aperta a papa Francesco».

La galleria delle immagini sulla homepage è corredata da toccanti testimonianze. Così Charles Taylor il filosofo morale conosciuto in tutto il mondo ha scritto: «Sì, il mio entusiasmo per papa Francesco deriva dal suo coraggioso atteggiamento, che pone realmente il Vangelo al centro del suo insegnamento e questo significa che egli ci insegna a raggiungere coloro che si trovano in situazione di bisogno». O il vescovo emerito di Xingu (Brasile), dom Erwin Kräutler: «I poveri, gli indigeni, gli esclusi del Brasile ringraziano ogni giorno Dio per papa Francesco, che conosce da vicino la realtà latinoamericana e ha un cuore così sensibile e fraterno verso il popolo delle periferie della società». Il mistico e maestro spirituale David Steinl-Rast definiva papa Francesco: «”Cuore parla al cuore”, come disse sant’Agostino. E perché voi, papa Francesco, parlate dal cuore, raggiungete i cuori delle persone di molte tradizioni diverse. Grazie a voi per il vostro cuore cattolico che abbraccia veramente tutto».

I numerosi testi e dichiarazioni di sostegno verranno raccolti in un «libro» a sé e verranno consegnati direttamente a papa Francesco. 

Si spera che l’iniziativa segnali non solo al papa che il suo coraggioso cammino trova sostegno. Anche coloro che vi hanno partecipato hanno sperimentato per loro stessi la Chiesa universale. In un mondo globalizzato e al tempo stesso lacerato, la Chiesa cattolica universale è uno dei global player che operano a livello mondiale. A favore della creazione, degli uomini, soprattutto di quelli che sono prigionieri della povertà, per la giustizia e quindi per la pace, essa è una vera benedizione.

Paul M. Zulehner

Commenti

  • 10/04/2019 Enzo Granese

    Considerando il tema del celibato dei preti o l'eventualità di consacrare i catechisti sposati in riferimento al Sinodo dell'Amazzonia, penso che occorre considerare l'oggetto a cui si tende, il fine che si vuole raggiungere e, soprattutto, le circostanze che caratterizzano, plasmano la persona.

    Spesso le questioni che si pongono sono dovuti alla non coincidenza tra l'oggetto e il fine. Le circostanze concorrono a determinare anche quali azioni e quale mezzo siano adatti al perseguimento del fine. E' vero che il fine non giustifica i mezzi, ma è anche vero che è proprio il fine a giustificare il mezzo così da poter verificare se una decisione è moralmente qualificabile.

    Alla luce di ciò la comunità cristiana, in quanto tale, è deputata a un lavoro di reinterpretazione continua per l’elaborazione di norme. Non è un compito esclusivo dei teologi, che danno il proprio apporto scientifico all’interno della comunità - non sopra né al di fuori - né esclusivo del magistero, che conferma la norma, la autentica al di dentro della comunità.

    La presenza dello Spirito nella comunità, che cresce nell’approfondimento non solo intellettuale ma anche esistenziale del Vangelo, garantisce la fedeltà all’essenza della Parola al di là delle discontinuità interpretative. La scelta è una risposta a una Parola che ci è rivolta, la cui prospettiva non è la ricerca di sé, ma del dono di sé. Il cristianesimo non è, anzitutto, un’ascesi o un’etica, ma una fede, una mistica.

    Sac. Enzo Granese - Arcidiocesi Sant'angelo dei Lomb.- Conza - Nusco - Bisaccia 9.04.2019

  • 05/04/2019 Valeria Rossi

    Da sempre la questione del celibato dei preti divide gli uomini di Chiesa e i laici nei due campi opposti di chi non vuole assolutamente cambiare la dottrina tradizionale della Chiesa e di chi ritiene che il sacerdote sia un uomo come tutti e debba conoscere e condividere la realtà affettiva degli uomini.

    Ultima novità nella discussione è stata la proposta del sinodo dei vescovi dell'Amazzonia che ha lanciato l'idea di consacrare i catechisti sposati. Si tratta di una novità che sa di antico perché ricorda la Chiesa dei primi secoli e la tradizione della Chiesa ortodossa. È fattibile questa proposta? Può essere condivisa da tutti i componenti della Chiesa?

    La scelta dei vescovi di una lontana regione potrebbe essere il mezzo per una messa in discussione del celibato, ma in questo caso il risultato sarebbe sicuramente negativo: ogni volta che un'iniziativa di modernità è partita dalla periferia e non è stata condivisa dal centro è miseramente naufragata. È la realtà dura della ragion di stato ma è così: molte idee innovative del Concilio Vaticano II sono andate avanti faticosamente solo con l'appoggio dei teologi e dei cardinali più in vista, pronti a discutere le nuove idee e a portarle avanti.

    Un'iniziativa come quella di ammettere al sacerdozio i catechisti sposati potrebbe aprire un nuovo conflitto nella Chiesa e mettere di nuovo in contrapposizione il fronte dei modernisti e quello dei tradizionalisti, spostando la discussione anche nei confronti di papà Francesco. Allora la novità va messa nel dimenticatoio? Per nulla, va approfondita nella direzione della gradualità e del riformismo.

    Sarebbe auspicabile che il ruolo dei catechisti sposati fosse collegato al loro ruolo di laici, protagonisti della vita della Chiesa, come ci ha giustamente insegnato il Vaticano II, andando nella direzione della diakonia, ovvero del servizio alla Chiesa, che non è meno importante del sacerdozio e che appartiene alla tradizione della Chiesa. Solo riscoprendo il ruolo del laicato è del servizio-diakonia è possibile rinnovare la Chiesa e avvicinarlo al mondo moderno.

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