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Il dono della Pasqua: anelare alla vita

Gli affreschi del III secolo provenienti dalla sinagoga di Dura Europos (attuale Siria) sono uno dei primissimi esempi superstiti di arte pittorica ispirati ai cicli narrativi della Bibbia.

In tre scene continue, come le strisce dei moderni comics, è raffigurata in sequenza la visione di Ezechiele delle ossa aride (Ez 37,1-14): un potente ed elaborato racconto simbolico di speranze perse e di vita che si riaccende nella forza creatrice della Parola che fa essere.

Stremati

Nella prima scena la mano materializzata di Dio colloca il profeta sulla distesa arida della morte. Ezechiele resta sospeso nel dubbio tra ciò che vede attorno a sé e l’inaudito annuncio che s’impone, forzando l’evidenza. Queste ossa, che raccontano la sconfitta di un popolo, potranno non solo assemblarsi, ma rivivere. Così, nella seconda scena, qui riprodotta, Ezechiele è testimone della forza dello Spirito che «dai quattro venti» (simboleggiati dalle figure angelicate) agisce sui corpi ricomposti e ancora senza vita. Nella terza sezione il profeta, ora rivestito di una veste immacolata, sta con il nuovo popolo di Israele.

Siamo ancora un popolo stremato, come quello percepito dall’antico profeta: aridi e svuotati di forza vitale, smarriti forse nello stesso sperare.

Anche questi mesi, in cui si è cercato di mandare avanti il quotidiano nella sua (parvenza di) normalità, abbiamo avvertito e vissuto segni alterni di speranza e di disillusione. Non solo nel nostro spazio quotidiano di vita, ma in una dimensione che si allargava, esattamente come la visione di Ezechiele, su una distesa vasta quanto il mondo.

Abbiamo provato e stiamo provando a rimettere insieme i pezzi, ad articolare quanto si è sconnesso. Ma sentiamo che continua a mancare un principio vitale. Quello che è più nostro, come uomini e donne, eppure che non possiamo darci da noi.

Il soffio di Dio, nell’origine, aveva dato vita alla polvere del composto umano. E di nuovo la visione di Ezechiele ricorda che, nella storia, Dio agisce con la forza dello Spirito perché non soccombiamo nella pianura piena di ossa:

Mi disse: «Figlio dell’uomo, queste ossa sono tutta la casa di Israele. Essi vanno dicendo. «Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita e noi siamo perduti». […] «Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò» (Ezechiele 37,11.14).

Essere – dire – operare: con questi verbi, nella visione di Ezechiele, Dio si presenta come futuro per il popolo. Un eccellente «programma politico», si potrebbe dire. Se non che esso trova compimento in un’eccedenza di senso, in una svolta impensata di un dramma in cui l’ora attesa comprime la gloria di Dio in un soffio:

«È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito (Giovanni 19,30).

Il Padre riceve il soffio vitale del Figlio e il vento dello Spirito lo diffonde sul mondo perché nella distesa delle storie dei perduti rinasca la vita. Tra la morte di Gesù e il dono dello Spirito che vivifica c’è un semplice attimo. Quell’attimo è solo di Dio, ma, ancora, è sempre per noi.

Passione dell’uomo, passione di Dio

Ogni Pasqua ritorna e riprende quell’attimo che abita nel cuore dell’uomo:

E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi (Romani 8,11).

La visione profetica è infallibile, perché è Parola udita che abita la carne mortale. Ricompone i frammenti, talvolta impazziti e insensati, di ogni esistenza e della storia, per far riprendere la vita e perché la vita realmente riprenda.

Prima di essere allegoria della risurrezione finale dei corpi, la parola di Ezechiele è compiuta nel compiersi della vita del Figlio, in Gesù. In lui lo Spirito di vita ora e per sempre abita in noi.

La passione dell’uomo non è abbandonata. È accolta dalla passione di Dio, che non vuole farci soccombere nell’aridità desolante e desolata, ma ci fa anelare alla vita.

 

Pier Davide Guenzi è presidente dell’ATISM e insegna Teologia morale ed Etica sociale alla Facoltà teologica dell'Italia settentrionale.

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