b
Blog

Una nuova disciplina per orientarsi: l’antronomia

Terminati gli ultimi due «anni orribili» 2020 e 2021, ci affacciamo al 2022 consci che non è il cambio di calendario in sé che potrà cambiare davvero qualcosa.

Tuttavia se assumiamo in blocco questi due anni con tutti i guai e le profonde crisi che hanno portato, possono essere salutari queste parole attribuite ad Albert Einstein:

«Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorgono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere “superato”. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla».

Il ruolo preponderante della tecnologia

Due anni fa il virus si affacciava, ancora in incognito, nelle nostre strade. In questi due anni abbiamo – se non imparato a conviverci – perlomeno a gestire meglio lontananze e vicinanze.

Dal punto di vista di questo spazio rilevo un dato positivo tra i molti negativi che è possibile segnalare: ci siamo tutti resi conto di quanto la tecnologia sia parte della nostra vita.

Rendersi conto, però, non significa ancora prendere posizione o avere delle posizioni da prendere. L’umano, così tanto messo in pericolo dalla pandemia, ci appare nuovamente fragile e sperduto in un mondo e in un cosmo che pensavamo sicuri, e sicuri forse non sono

La tecnologia ci ha dato una mano, ma ha anche rivelato a tutti la sua ambivalenza e il suo potere, di aiuto ma anche di minaccia.

Le professionalità del domani

Come possiamo reagire? Con alcuni amici stiamo dando vita a un nuovo campo di ricerca, o meglio si tenta di mettere assieme ricerche su campi diversi accomunate tutte da un unico scopo e desiderio: mettere l’umano al centro del nostro orizzonte, mettere l’umano come scopo del nostro cercare e realizzare, anche e soprattutto tecnologia.

Per farlo abbiamo coniato un neologismo che faccia da casa comune a questi studi e, soprattutto, alle nuove professionalità del domani che ci interessano: antronomia ed antronomo.

L’antronomia è il tentativo di mettere assieme saperi e conoscenze pratiche per porre . L’antronomo è colui che ha competenze eminentemente umanistiche e le offre a chi ha competenze tecniche e deve costruire sistemi tecnologici che impattano sulla vita delle persone.

La teologia, in questo ambito, ha molto da dire e da offrire: un’antronomia teologica che metta insieme antropologia, cristologia, teologia morale e spirituale può essere un orizzonte interdisciplinare e transculturale per il tempo che viviamo.

Proveremo, anche in questo spazio, a dare conto dei guadagni che insieme si raggiungeranno. Per fare di una tragedia che abbiamo vissuto un motivo di speranza, anche e con la trasformazione digitale.

 

Luca Peyron è presbitero della diocesi di Torino, docente di teologia all’Università cattolica di Milano e di spiritualità delle tecnologie emergenti all’Università degli studi di Torino. Ha scritto Incarnazione digitale (Elledici 2019).

Commenti

  • 13/01/2022 A. P.

    Grazie per questo contributo. Condivido profondamente la necessità di questo approccio "globale" che metta in comunicazione e in dialogo discipline troppo spesso considerate agli antipodi. Nel contesto tecnologico è urgente che tutte le competenze e le sensibilità entrino in dialogo e per questo mi sembra molto interessante questo neologismo. E' quello che sostengo anche io nel mio dottorato in teologia morale.

Lascia un commento

{{resultMessage}}