Germania: i consultori chiuderanno?
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«Anche se restano da risolvere alcune questioni ecclesiologiche fondamentali… molti dialoghi riconoscono la necessità di un primato per tutta la Chiesa per promuovere l’unità dei cristiani e la missione». Il 13 giugno è stato pubblicato il documento di studio Il vescovo di Roma. Primato e sinodalità nei dialoghi ecumenici e nelle risposte all’enciclica Ut unum sint. Il lungo e analitico testo elaborato dal Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani si propone come «una “raccolta dei frutti” dei recenti dialoghi ecumenici» sulla questione del ruolo del vescovo di Roma per l’unità dei cristiani, tema proposto alla discussione ecumenica da Giovanni Paolo II nel 1995 nell’enciclica Ut unum sint.
Il documento si conclude con una proposta del Dicastero, che individua i suggerimenti più significativi avanzati per un rinnovato esercizio del ministero di unità del vescovo di Roma «riconosciuto dagli uni e dagli altri» (Ut unum sint, n. 95). In particolare il processo avviato nella Chiesa cattolica per riscoprire la sinodalità nella propria vita e missione ha contribuito a evidenziarne la dimensione ecumenica: «La preparazione e la commemorazione congiunta del 1700° anniversario del primo concilio ecumenico (Nicea, 325) potrebbe fornire l’occasione per praticare questa sinodalità tra i cristiani di tutte le tradizioni».
L’11 maggio a Riyadh, capitale dell’Arabia Saudita, si è tenuto il primo Forum sui valori comuni tra i fedeli delle religioni, al quale hanno partecipato tra gli altri il cardinale segretario di stato vaticano Pietro Parolin, il patriarca ecumenico Bartolomeo, il rabbino di Roma Riccardo Di Segni e quello di Firenze Joseph Levi, l’arcivescovo Ivan Zoria della Chiesa ortodossa ucraina. L’iniziativa del Forum è di Muhammad Bin Abdul Karim Al Issa, personaggio politico saudita considerato una delle voci più influenti dell’islam moderato a livello globale e segretario della Lega musulmana mondiale, un’organizzazione non governativa con sede alla Mecca che rappresenta gli aderenti alla fede islamica in tutto il mondo. Il Forum si è concluso con una Dichiarazione sui valori umani comuni, che riconosce il valore della diversità tra le culture e le religioni e l’importanza dei diritti umani, raccomanda alle comunità religiose la costruzione di relazioni basate sulla fraternità, rigetta la strumentalizzazione della religione per fini terroristici, chiede alle istituzioni nazionali e agli organismi delle Nazioni Unite di tutelare la libertà religiosa e la famiglia, lancia alcune iniziative per proseguire sulla strada del dialogo fra le religioni e le culture.
«L’ecumenismo è il grande specialista nella Chiesa distanziata e tuttavia unita»: con questa intuizione si conclude il documento di lavoro Ecumenismo in tempo di pandemia: dalla crisi all’opportunità, pubblicato dal Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani il 20 gennaio. Si tratta di una sintesi delle risposte pervenute dalle conferenze episcopali e dai sinodi delle Chiese cattoliche orientali a un questionario inviato dal Pontificio consiglio nel 2021 per comprendere l’impatto della pandemia di COVID-19 sulle relazioni e sul movimento ecumenico e raccogliere le esperienze e le riflessioni delle Chiese locali nei diversi contesti. La sintesi mette in luce come la crisi pandemica abbia promosso un avvicinamento tra le Chiese cristiane, soprattutto nei contesti dove c’erano già dialoghi in atto, ma abbia anche avuto effetti negativi: evidenziare le divergenze teologiche fra le tradizioni cristiane, comprensioni differenziate della pandemia e atteggiamenti diversi verso la politica della salute pubblica. Infine individua alcune sfide che il movimento ecumenico dovrà affrontare in un mondo post-pandemico in quattro aree: spirituale, ecclesiologica, liturgica e missionaria.
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