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Attualità
Attualità, 22/2010, 15/12/2010, pag. 734

Chiesa - Verbum Domini: la centralità del Verbo. Teologia biblica e rapporto con Israele

P. Stefani
L'esortazione apostolica postsinodale Verbum Domini (Regno-doc. 21, 2010,649ss) inserisce il discorso riservato all’ermeneutica biblica in un contesto molto ampio (cf. Regno-att. 20,2010,675). La cifra principale con cui il documento considera la parola di Dio è, infatti, il suo radicamento in tutte le fondamentali manifestazioni del Verbo: creazione, storia della salvezza, incarnazione, annuncio evangelico, Tradizione e sacra Scrittura (cf. n. 7). Si comprende, quindi, perché la «tonalità di impianto» dell’intero documento sia rinvenuta nel Prologo del Vangelo di Giovanni. Si tratta, infatti, di versetti che, prima di svelare l’incarnazione, celebrano il Logos nella sua duplice azione di creatore e rivelatore. Il cristianesimo dunque «è la “religione della parola di Dio”, non di “una parola scritta e muta, ma del Verbo incarnato e vivente”1» (Regno-doc. 21,2010,653).

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60 anni di dialogo ebraico-cristiano: l'unica radice

C.M. Rutishauser, P. Stefani

Il significato del rapporto ebraico-cristiano «non è dato da sé», ma è «costituito dal contesto sociale», soggetto a «forti cambiamenti», come quello rappresentato dal massacro compiuto da Hamas e da ciò che ne è seguito. Muove da questo presupposto il gesuita C.M. Rutishauser, che mette a fuoco tre snodi: la compresenza di due narrazioni secolari sulla colpa europea, quella della Shoah e quella del postcolonialismo; la rimessa in discussione del paradigma occidentale della secolarizzazione e il confronto mondiale tra forze liberaldemocratiche e forze identitarie di cui Israele sembra oggi il teatro; il compito attuale del dialogo ebraico-cristiano alla luce del legame storico e teologico tra ebraismo e cristianesimo. Un dialogo oggi urgente e allo stesso tempo in crisi, come afferma P. Stefani, rileggendo, nel 60° della sua promulgazione, la dichiarazione conciliare Nostra aetate. Essa è stata l’«inizio di una svolta» nei rapporti cattolico-ebraici e «foriera di grandi e tutt’altro che esaurite conseguenze». Cruciali tra di esse l’abbandono, tuttora incompiuto, della teologia della sostituzione e l’assenza, nel testo conciliare, del tema del rapporto della Chiesa con la terra d’Israele.

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P. Stefani
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