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Attualità
Attualità, 12/2011, 15/06/2011, pag. 379

Europa - Ex Iugoslavia: fiori alla memoria. Impressioni di viaggio e considerazioni storiche

E. Pirazzoli
rent’anni fa la Iugoslavia era una delle mete più comuni per le vacanze di noi italiani. Trent’anni fa la Iugoslavia era anche, per almeno un terzo degli italiani, un modello possibile di comunismo, non allineato all’URSS, mobile, moderno, indipendente e adeguato al paese. Negli anni Ottanta, alla morte di Tito, la situazione inizia a cambiare a livello economico e politico. Ma non le spiagge, non le montagne. Nel 1984 una delle sue città, Sarajevo, viene scelta come sede dei XIV Giochi olimpici invernali, attorno al monte Igman. Una scelta che stupisce, dato che la partecipazione nazionale iugoslava alle olimpiadi non era mai stata particolarmente rilevante. Poi, vent’anni fa, la Iugoslavia esplode. Negli anni Novanta noi, a pochi chilometri di distanza, sentivamo al telegiornale che quelle che erano state le mete delle vacanze erano ora luoghi di assedio, battaglie, massacri compiuti da cecchini contro la popolazione inerme, stupri etnici, fosse comuni. La Repubblica socialista federale non aveva retto. Pulsioni nazionaliste, differenze religiose, ma soprattutto motivi economici e particolarismi leaderistici avevano generato un guerra fratricida: tra fratelli che si sentivano costretti a vivere insieme, ma che pure lo avevano fatto per lungo tempo, intrecciandosi, sposandosi, stemperando le appartenenze identitarie (e familiari) soprattutto nei crogiuoli delle città multietniche.

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